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«Non avevo alcuna intenzione di scappare, perché pensavo che la Corea del Nord fosse un grande paese. Avevo solo fame. Un giorno scalai una montagna. Arrivai sulla cima da cui si vedeva una città della Cina. Mi nascosi in un campo di tabacco, aspettando che arrivasse la notte. In quel momento tutto, persino il rumore degli insetti, suonava così forte. Restavo zitto, nervoso al pensiero che le guardie potessero essere nelle vicinanze. Dopo quella che sembrava un'eternità, dissi a me stesso: ‘’Andiamo. Sono troppo titubante’’. Con tutte le mie paure e preoccupazioni, misi i piedi nel fiume. Sul lato nordcoreano il fiume non era così profondo, ma più vicino al lato cinese, il letto del fiume cedette sotto il mio peso. Quindi iniziai a nuotare. Ero proprio sotto la stella polare e la luna. Guardandoli, iniziai il mio viaggio…». Intervista a Sun Mu, il dissidente nordcoreano che in una sola notte comprese di aver vissuto per tutta la vita in una grande bugia. Leggi l’intervista…

La Corea del Nord è stata definita da Human Rights Watch come “il Governo più repressivo al Mondo”, poiché non garantisce molti dei diritti umani fondamentali, tra cui la libertà di espressione, di stampa, di associazione e di culto. Perché dovremmo visitare il paese più isolato e controverso del mondo? Quali sono le regole per viaggiare in Nord Corea? Fino a che punto viene limitata la nostra libertà personale? Ho voluto sentire l’opinione del team di KTG®, una delle pochissime agenzie di viaggio specializzata nella promozione del turismo in Corea del Nord. Leggi l'intervista...

Esistono paesi che durano tre secondi. Leggiamo il loro nome sui giornali. 1,2,3. Giriamo pagina distrattamente. Il giorno dopo rileggiamo quel nome. 1,2,3. Ci ricorda qualcosa. ‘’Ah sì, è quello di ieri’’. Ma chi era quello di ieri? Perché è sul giornale? ‘’Ovvio, per la guerra.’’ Dov’è il Tigray? Perché è in corso un conflitto? ‘’Beh perché è Etiopia’’. E quindi? ‘’Ma sì, l’Etiopia, quel paese africano dove muoiono di fame e dove ci sono sempre guerre’’. E la conversazione finisce. 1,2,3. Oggi voglio contare almeno fino a 4. Voglio parlarvi dell’Etiopia, non il paese della guerra, ma della pace. Voglio parlarvi dell’Etiopia, non il paese della fame, ma della generosità. Voglio parlarvi dell’Etiopia, non quel paese africano, ma il paese africano delle origini. È in questa Etiopia che noi andremo. Ad accompagnarci in questo viaggio sarà Melaku Belay, il ‘’terremoto ambulante’’ della musica etiope. Leggi l’intervista…

Lungo il confine tra Vietnam e Cina, esiste un luogo magico dove decine di etnie convivono pacificamente tra tradizioni, storia, natura incontaminata, musica, danza, buon cibo e sorrisi: il Guangxi... Leggi…

Chernobyl, belle ragazze, russo e vodka... Questa è l’Ucraina degli stereotipi e dei (falsi) miti. Ma qual è la realtà? L’Ucraina è un paese di serie B o è una nazione dalla cultura forte e vibrante che merita di essere risparmiata dalla banalizzazione? Questo è quello che cercheremo di capire in questa intervista. Lo faremo da un punto di vista particolare, quello della danza popolare, una finestra sull’anima del paese più esteso d'Europa: l’Ucraina. Leggi l’intervista…

Vita e morte. Un dualismo che i groenlandesi conoscono molto bene. Un passo falso e si varca un confine stabilito dalla natura stessa. In questo contesto selvaggio ed estremo, i groenlandesi sono riusciti a sopravvivere con tenacia ed ingegno per migliaia di anni. Molte sono le culture e le storie che si sono incontrate in questo luogo dominato dai ghiacci, chiamato Groenlandia, in inglese Greenland. Ma perché chiamare ‘’verde’’ una terra che è coperta per l’80% da ghiaccio? Chi sono gli Inuit? E i Thule? A chi appartenevano gli otto corpi mummificati rinvenuti a Qilakitsoq? Chi era la Madre del Mare? E l’orfano Kaassassuk? Perché molti figli della Groenlandia hanno sul loro passaporto la scritta N.N.? Tutto questo e molto altro nell’interessante intervista a Dorthe Katrine Olsen, direttrice del Museo di Sisimiut. Leggi…

«L'istruzione è l'elemento essenziale per emancipare una società. Questa dovrebbe essere la nostra priorità assoluta. Purtroppo non è così. Quindi continuo a martellare sull'urgenza di educare i nostri figli. Piuttosto che costruire moschee, costruiamo scuole. Soprattutto in campagna. In passato, la moschea era sinonimo di scuola. Ma i tempi sono cambiati. Gli anni di piombo in Marocco sono stati un disastro perché il regime, diffidando della cultura, ha reso il minimo servizio. Il nemico all'epoca era il comunismo. Così ha messo un tappeto rosso per salafiti, ouhabisti e altre fazioni che sostengono un Islam rigorista. L'unico modo per combatterli è educare i giovani, dare loro armi intellettuali per non farsi abbracciare dalla cultura della violenza.» Intervista a Mahi Binebine, uno dei più grandi scrittori e artisti marocchini contemporanei, che ci racconterà di ‘’questo Marocco che manca di audacia e di follia, dove vivere arrangiandosi è tradizione’’. Leggi l’intervista…

5.000 vittime. Un dato, un calcolo. Ma i numeri, per loro stessa definizione, sono degli enti astratti, senza volto. Oggi voglio dare un nome e un viso drammaticamente reale ad una di quelle 5.000 persone morte in Nagorno Karabakh. Lui si chiamava Mher Potoyan, aveva ventidue anni e come ogni ragazzo della sua età voleva vivere con e per la sua passione, la musica. ‘’Era il 2019 e Mher fu chiamato per il servizio militare di leva obbligatorio. Quando fu arruolato, portò con sé il suo kamancheh. Durante quei duri mesi, suonava il suo strumento insieme ad altri musicisti negli scantinati della loro unità militare e in trincea. Non ha mai abbandonato la musica. Poi, il 27 ottobre del 2020, la guerra ha messo a tacere l'incomparabile voce del kamancheh di Mher.’’ Potrà la musica diventare uno strumento di pace? Armeni e Azeri potranno un giorno suonare insieme e far vincere il dialogo sul risentimento? Leggi l'intervista...

ARTICOLI IN EVIDENZA

I paesi balcanici hanno mantenuto uno stretto legame con le antiche tradizioni pagane legate alla dimensione agreste. Quasi tutte le usanze hanno avuto origine prima delle incursioni romane e slave nella penisola. I due popoli che hanno lasciato il maggior numero di rituali sono i Traci e i Daci. Entrambe le civiltà praticavano culti pagani che hanno resistito all’avvento del cristianesimo. Uno dei rituali più mistici è la Paparuda o Dodola, un antico rito per invocare la pioggia. Leggi l'articolo

La Turchia e l’Egitto sono accumunati dall’antica tradizione del teatro delle ombre. Nella versione turca, il tema centrale delle commedie sono i contrasti fra i due personaggi principali: Karagöz l'uomo del popolo, illetterato e diretto, e Hacivat il rappresentante della borghesia corrotta. L’equivalente egiziano di Karagöz è Aragoz, un burattino a guanto. Le varie teorie sull’origine e sull’appartenenza di questo personaggio hanno generato diatribe che sono state risolte dall’Unesco. Leggi l'articolo


Fantasia, nota anche con il nome di Tbourida o Gioco della Polvere, designa una manifestazione equestre che ebbe origini dai berberi del Maghreb per mostrare la forte relazione tra l'uomo e il cavallo. La Fantasia si svolge in gruppo e ha come soggetto basilare i cavalli berberi che, guidati da cavalieri, si esibiscono in un esercizio di carica militare e di tiro a distanza per ricordare i tempi in cui gli invasori stranieri si infiltrarono nel territorio marocchino. Leggi l'articolo

Nel 1989 gli speleologi del GERSL rinvennero 8 corpi mummificati nella grotta di 'Assi el Hadath, nella valle di Qadisha, nel nord del Libano. Il ritrovamento delle mummie fu una delle più sensazionali scoperte dell’archeologia libanese e contribuì a delineare gli equilibri sociali e religiosi della regione in epoca medievale. Dopo varie peripezie durante la guerra civile per condurle in sicurezza nella capitale, oggi le mummie sono esposte nel Museo Nazionale di Beirut. Leggi l'articolo


Mardin, sud-est della Turchia. Tra i vicoli color ambra della città, due bellissimi occhi seguono i nostri passi. Due grandi occhi di donna che tutto vedono e che tutto osservano. Un rumore di risa. Un sibilo. E l’incantesimo è compiuto. Il suo nome è Şahmeran, la regina dei serpenti. Questa è la sua storia. Leggi l'articolo

Primo film realizzato in Iraq dopo la caduta di Saddam Hussein, Turtles Can Fly (2004) è una storia onesta e straziante di sfollamenti, traumi e sopravvivenza. Diretto dal cineasta iraniano-curdo Bahman Ghobadi, il film è ambientato in un campo profughi curdo al confine iracheno-turco, alla vigilia dell'invasione USA dell'Iraq del 2003. Toccante, commovente e terribilmente vero. Leggi l'articolo


DESTINAZIONI IN EVIDENZA

''Poso la matita. Sono esausta. Alzo lo sguardo e vedo nel riflesso dello specchio che il cielo ha iniziato a cambiare colore. Le luci di Tabriz si sono spente e gli stradini sono spariti. Anche i cani hanno smesso di abbaiare. Proprio adesso che il mio spirito si è calmato è ora di rimettermi in marcia.  Prima di lasciare la camera guardo verso sud. Una fredda brezza mi scompiglia i capelli e mi ricorda di avere le labbra bruciate. Chiedo notizie al vento. Chissà dove sta dormendo il giovane re. Spero che anche dalla sua inquietudine nasca qualcosa di buono. Con questi pensieri, lego i miei capelli nel foulard e parto con la mia valigia di speranze verso una nuova avventura. Shi-raz.''  Leggi ancora...

''Ripensai al ragazzo tedesco che avevo incontrato nel santuario di Shāh Cerāgh. La sua espressione, vigile e desta, non aveva tradito alcuna emozione. Il suo, fu un feroce tentativo di infrangere con prosastiche parole la poesia in cui eravamo immersi. Quando ci salutammo, i suoi occhi fecero un sorriso di ironico compatimento, come quando si guarda un pazzo che rincorre un’ombra. Sicuramente, ovunque si trovasse quella notte, la sua mente era tranquilla e il suo cuore era salvo da ogni moto di palpitazione. Ero davvero pazza? O era lui ad esserlo? Chi avrebbe creduto o capito che esiste una lingua senza parole?'' Leggi ancora...


Bouarfa, regione orientale del Marocco. In pochi la conoscono. Anche per me, la prima volta che partii per il Marocco, era solo un punto segnato su una cartina molto ingrandita. Mai avrei immaginato che in quel piccolo puntino al confine con l'Algeria, avrei fatto la mia più immensa esperienza di vita. Ricordo che quando arrivai, mi sembrò di essere finita in un luogo dimenticato da Dio, silenzioso, sbiadito, con poche luci ad illuminarne la sagoma. Il giorno successivo fui accolta per la prima volta dal la3jaj, il vento carico di sabbia rossa, che credevo volesse farsi beffa di me, impedendomi di vedere il luogo in cui ero arrivata dopo tanto sforzo. Oggi, qualche anno dopo, so che quel vento è stata una benedizione perché mi ha insegnato che anche l'ultimo degli ultimi ha un cuore nobile, ricco e puro che merita di essere ascoltato. Ho imparato che la saggezza non sta nascosta nelle pagine dei libri, ma vive nelle pieghe di un vestito fatto di stracci. Leggi ancora...

Şanliurfa, l'antica Edessa. Una città dai mille volti e dalle mille storie. Poco conosciuta rispetto ad altri luoghi della meravigliosa Turchia, Urfa lascia senza fiato per la vastità di possibili cammini ed incontri. Gli occhi dei suoi abitanti sono pieni di orgoglio. Sanno perfettamente che chiunque venga in questa terra, tornerà diverso, arricchito. Ancor prima di partire per Şanliurfa, o per qualsiasi altra città nota solo per le tensioni di carattere politico e militare, si ha già fatto una scelta. Si è scelto di non accettare una visione standardizzata. Si è scelto di dare dignità a questi luoghi e a queste persone, non con l’ipocrisia passiva di chi scorre sui social le foto dell’ultimo bombardamento, ma con la voglia attiva di conoscere direttamente senza intermediari. Le problematiche in queste aree esistono e purtroppo continueranno ad esserci. Questo tuttavia non deve essere un motivo per non partire o per fermarsi al compatimento. Visitare questi luoghi e farli conoscere per il loro vero volto, diventa un dovere per garantire il diritto d’identità. Leggi ancora...


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