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Seqenenra Tao, la mummia mutilata

DEIR EL BAHARI - LUXOR

Tempo di lettura stimato: 7 minuti

Museo egizio del Cairo, il sogno di ogni appassionato di egittologia: oltre 120.000 reperti custoditi in un unico luogo. Ho già esposto la mia personale opinione sulle condizioni in cui versa il Museo d’Antichità Egizie nella pagina dedicata al Cairo, ma difetti a parte, questo tempio di storia permette di mettersi in contatto diretto con una civiltà che ancora oggi, dopo millenni, fa sognare. Il museo consta di due piani in cui sono esposti reperti dell’Antico, Medio e Nuovo Regno, fino all’epoca Greco-Romana e due sezioni organizzate in aree tematiche: la celebre collezione di reperti trovati nella tomba di Tutankhamon, rinvenuta intatta nella Valle dei Re dall’archeologo inglese Howard Carter nel 1923, e la Royal Mummies Hall. Questa sala è l’ultima dimora di re e regine dell’Antico Egitto. È emozionante trovarsi davanti agli inermi corpi di valorosi faraoni come Seti I e Ramsess II, re che hanno abitato i nostri libri e le nostre fantasie. Le 26 mummie esposte nella Royal Mummies Hall si somigliano tutte, tranne una. Le espressioni dei turisti incollati alle teche mutano al cospetto di uno strano corpo mummificato. Il silenzio rispettoso lascia spazio a raccapriccio e stupore. A differenza delle altre, questa mummia appare terribilmente sfregiata nel volto: segni di ferite violente e brutali ne modificano completamente le sembianze.

Questa mummia portatrice di traumi molto visibili, non ha suscitato in me ribrezzo o terrore, bensì una profonda tenerezza. Per trovarsi all’interno di questa sala in compagnia dei grandi re dell'antico Egitto, deve essere la salma di una personalità di stirpe reale. Un re, un dio in terra, ma anche un uomo mortale che un tempo ha regnato su questo grande paese e che ora tenta di trovare riposo in una sala in cui tutti lo fissano per le sue fattezze. Chi è questo faraone misterioso che mostra i segni di un attacco selvaggio?

Mummia del faraone Seqenenra Tao, Royal Mummies Hall - Museo Egizio Il Cairo
Mummia del faraone Seqenenra Tao, Royal Mummies Hall - Museo Egizio Il Cairo

Il suo nome è Seqenenra Tao, un faraone della XVII dinastia che visse in un periodo compreso tra il 1595 - 1545 a.C. Gli archeologi affermano con certezza che questo re poco conosciuto regnò sul territorio tebano per un breve periodo. A differenza di altri faraoni che sono stati citati nei testi antichi o che hanno lasciato imponenti monumenti a descriverne la potenza, di Seqenenra ci restano pochissime testimonianze. Gli unici indizi che si hanno sul faraone misterioso, sono il suo cartiglio sul coperchio del sarcofago, due incisioni del suo nome rinvenute a Luxor e la sua mummia. Proprio da quest’ultima, gli archeologici tentarono (e stanno ancora tentando) di ricostruire la sua vita. Il suo corpo, insieme ad un’altra cinquantina di mummie reali e non, fu ritrovato in un tunnel sotterraneo nel 1881 dall’egittologo francese Gaston Maspero in ‘’collaborazione’’ con i famigerati fratelli Rassul, tombaroli di professione.

L'archeologo Gaston Maspero
L'archeologo Gaston Maspero

Secondo le testimonianze, fu una capra ad indicare ai Rassul il luogo d’accesso al tunnel: l’ovino cadde in un crepaccio e uno dei tre fratelli, calandosi per recuperarla, scoprì un passaggio a quello che si dimostrò essere un luogo di sepoltura di moltissime mummie. I fratelli mantennero il segreto per poter avere il tempo di verificare se ci fosse qualcosa da rubare e, per depistare gli abitanti della zona, inventarono che quella fenditura del terreno fosse maledetta. L’espediente funzionò con i beduini locali, ma non con gli europei. Il dipartimento di Antichità egizie inviò sul posto una spia e fece arrestare i fratelli per iniziare un’indagine archeologica seria e senza intoppi su quei preziosi reperti rinvenuti nel crepaccio. Uno dei tre fratelli confessò e rese noto all’assistente di Maspero il luogo in cui trovare le mummie. L’egittologo non perse tempo e diede subito inizio agli scavi. Questa tomba, nota con il nome DB320, si trova a Deir el-Bahari ed è una delle più grandi scoperte avvenute nell’antica Tebe. Qui si trovavano, tra i tanti, anche i corpi di Seti I e di Ramesse II.

Ahmed Abd wl-Rassul fotografato nel 1902 all'entrata della tomba DB320, Deir el Bahari - Luxor (foto narmer.pl)
Ahmed Abd wl-Rassul fotografato nel 1902 all'entrata della tomba DB320, Deir el Bahari - Luxor (foto narmer.pl)

A seguito di quel periodo a cavallo del 1400 a.C., noto come ‘’l’Anno delle Iene’’, segnato da eventi disastrosi come la guerra civile legata alla figura del sacerdote Amenhotep, la carestia e lo sciopero degli operai della necropoli tebana, molti tombaroli depredarono definitivamente le tombe della Valle dei Re. Per questa ragione, i sacerdoti decisero di spostare le mummie reali dalla valle per collocarle a Deir el-Bahari, un luogo più sicuro e riparato dalle imponenti montagne calcaree. Quando nel 1881 Maspero entrò nel tunnel segreto, si trovò davanti a molte mummie, ma una attirò la sua attenzione. Era il corpo del faraone Seqenenra.

Il 9 giugno 1886 quando Maspero tolse le bende alla salma, fu assalito da un odore nauseabondo. Da subito fu chiaro che la mummificazione era avvenuta in modo frettoloso ed incompleto, dato che solitamente le mummie profumavano di resina e spezie. Analizzando il cranio, notò diverse ferite brutali: un taglio orizzontale nell'osso frontale di circa 63 mm, una ferita frontotemporale aperta lunga 31 mm, un violento trauma con frattura delle ossa nasali con distruzione dell'orbita destra ed un’altra lacerazione avvenuta dietro l’orecchio sinistro. Inoltre notò che la cassa toracica era stata schiacciata a causa della fretta degli imbalsamatori e che, all’interno delle membra, si trovavano resti di larve morte. Descrisse con queste parole le sue osservazioni: «Non si sa se cadde sul campo di battaglia o se fu vittima di qualche complotto; l’aspetto della sua mummia prova che morì di morte violenta intorno ai quarant’anni d’età. Due o tre uomini, assassini oppure soldati, devono averlo accerchiato e ucciso prima che qualcuno potesse soccorrerlo. Un colpo di scure deve aver reciso parte della guancia sinistra, esposto i denti, fratturato la mascella e averlo fatto cadere a terra privo di sensi; un altro colpo deve aver gravemente lesionato il cranio, e un pugnale o giavellotto ha tagliato e aperto la fronte un poco sopra l’occhio. Il suo corpo deve essere rimasto per qualche tempo là dov’era cadutoː una volta ritrovato, la decomposizione era già cominciata e la mummificazione dovette essere compiuta in fretta, meglio che si poté».

Nel 1902 fu disposta una prima vera autopsia sul cadavere ad opera dell'anatomista australiano Grafton Elliot Smith. Nel suo rapporto rivelò che c’era una totale assenza di ferite alle braccia o in qualsiasi altra parte del corpo del re, ad eccezione del cranio. Abbastanza insolitamente, commentò Smith, non era stato fatto alcun tentativo per mettere il corpo nella tradizionale posa reale - braccia incrociate sul petto - e il cuore del re era stato rimosso. Non solo. Il cervello era ancora presente all’interno della calotta cranica e il suo corpo non era stato trattato con il natron, il carbonato di sodio idratato, tradizionalmente usato per essiccare il corpo tramite l’espulsione dei fluidi. Tutte procedure errate, dato che il cervello era considerato un organo secondario, mentre il cuore era sede delle emozioni e dell’intelletto. Anche lui sostenne che per avere ricevuto un tale trattamento e per mostrare segni di ferite così violente, il re doveva necessariamente essere morto sul campo di battaglia. Il ritrovamento di un papiro ha aiutato gli archeologi contemporanei a fare luce sugli avvenimenti storici dell’epoca di Seqenenra Tao.

Papiro Sallier I (foto egiptologia.com)
Papiro Sallier I (foto egiptologia.com)

 

A quel tempo l’Egitto viveva stretto in una morsa di popoli stranieri invasori, noti come Hyksos. Hyksos, la versione greca dell’egiziano antico hekau khasut, ‘’principi dei Paesi stranieri’’, era il nome con cui venivano designati i capi asiatici, di origine mesopotamica, che presero il potere nel Delta del Nilo e sulle coste del mediterraneo durante il periodo compreso tra il 1650 ed il 1550 a.C. Gli invasori, capitanati dal re Apopi, avevano stabilito la propria capitale nel nord del paese, ad Avaris, mentre dal sud altri popoli minacciavano Tebe, l’unica città rimasta sotto il controllo di Seqenenra Tao. Secondo quanto scritto nel papiro Sallier I, l’Egitto era caduto provincia per provincia sotto il controllo di Apopi, re degli Hyksos, al quale ogni leader provinciale era obbligato a versare un contributo in denaro, creando così ingenti perdite economiche e fratture politiche difficilmente sanabili. La superiorità degli Hyksos era evidente, non solo dal punto di vista politico e strategico, ma anche a livello di tecnologie belliche. È stato accertato che gli Hyksos surclassavano gli egizi in quanto a tecnologia e capacita militare: avevano il carro e l’arco composito realizzato in legno e corno di bufalo, molto più potente per gittata, violenza del colpo e velocità del modello di arco semplice egizio. Seqenenra si trovò di fronte ad una scelta: lasciarsi sopraffare dagli invasori provenienti dal Medio Oriente o tentare una disperata guerra di liberazione? Fu dopo aver scelto la seconda opzione che Seqenenra si conquistò l’appellativo di ‘’coraggioso’’. Antichi testi rivelano che il faraone utilizzò un bizzarro e curioso espediente per dichiarare guerra ai nemici: degli ippopotami. Pare, infatti, che l’ambasciatore degli Hyksos, inviò a Seqenenra una missiva in cui si lamentava dei rumori emessi dagli ippopotami del faraone in un laghetto vicino Tebe, molto distante dall’antica Avaris. Seqenera, sfruttò questa banale diatriba per scatenare la guerra di liberazione. Anche se forse c’è stato un errore di traduzione della parola ‘’ippopotamo’’, è certo che Seqenenra sviluppò una flotta navale pronta a contrastare il nemico sul Nilo e fece costruire una fortezza con torre d’osservazione a Deir el-Ballas, ad una quarantina di chilometri da Tebe. Per infondere forza e coraggio, il faraone in persona scese in battaglia ed iniziò una lunga serie di guerre che portarono, molti anni dopo la sua morte, alla liberazione dell’Egitto. Fu durante la battaglia che si profilò la parte più interessante della vita di Seqenenra: le dinamiche che hanno preceduto e portato alla sua morte. Esistono molte teorie a riguardo. 

Museo Egizio, Il Cairo
Museo Egizio, Il Cairo

Come detto in precedenza, l’opinione del ritrovatore della mummia Maspero e di Smith, autore della prima autopsia, fu che Seqenenra morì a causa dei colpi ricevuti durante gli scontri con gli Hyksos e che molto presumibilmente fu mummificato frettolosamente sul campo di battaglia. Oggi, a più di cento anni dalla prima autopsia, sono state mosse delle nuove ipotesi supportate dal patologo forense Richard Sheperd, esperto di morti misteriose, che durante la sua lunga carriera ha esaminato più di 23.000 cadaveri, tra cui quello di Lady Diana. Utilizzando il materiale fotografico della prima autopsia e ricostruendo un modello virtuale della mummia, il professor Sheperd ha rivelato dettagli che erano sfuggiti anche durante gli esami condotti sulla mummia negli anni ’60 e ’70. Per prima cosa ha voluto precisare che ad ogni ferita sul corpo di Seqenenra, corrispondeva l’impiego di armi diverse. Ci sono tracce di tre diverse armi usate sul corpo del faraone. La prima ferita inflitta a Seqenenra, fu provocata proprio da un’ascia hyksos, caratterizzata da lama curva di bronzo che penetrava facilmente carne e ossa. Un’altra ferita fu inflitta da un’ascia in stile egizio, con una lama più semplice, ma con una superficie di taglio molto ampia. La vistosa frattura delle ossa nasali e la distruzione dell'orbita destra furono causate dal manico di un’ascia scagliato con forza e violenza. L’ultima tipologia di ferita fu causata da una lancia in bronzo che perforò il collo sotto l’orecchio sinistro. Il professor Sheperd ha ipotizzato che queste profonde ferite, congiuntamente al colpo inferto con il manico d’ascia, furono inflitti mentre Seqenenra era inginocchiato o inchinato in modo che il boia potesse dirigere l’ascia direttamente sulla testa.

Le ferite sul volto del faraone Seqenenra Tao
Le ferite sul volto del faraone Seqenenra Tao

Tutto questo ha rievocato nelle mente degli studiosi le incisioni presenti al tempio di Medinet Habu, situato a Luxor West Bank, che raffigurano i grandi faraoni nell’atto di togliere la vita agli Hyksos, inducendoli a pensare che queste ferite fossero la conseguenza di una cerimonia di esecuzione pubblica. Molto probabilmente Seqenenra fu catturato vivo dagli Hyksos e ucciso davanti al suo popolo sconfitto. Questa spiegazione potrebbe risolvere il problema della mancanza delle cosiddette ‘’ferite da difesa’’, ovvero di quelle lesioni che un soggetto si provoca a mani o braccia nel disperato tentativo di difendersi. Sul copro di Seqenenra, infatti, sono presenti solo ferite brutali al cranio, segno che forse il capo Hyksos abbia voluto imitare lo stile dell’esecuzione dei prigionieri egizia, che prevedeva l’immobilizzazione della vittima tramite i capelli.

Esecuzione dei soldati Hyksos, Medinet Habu - Luxor
Esecuzione dei soldati Hyksos, Medinet Habu - Luxor

Tuttavia il patologo Sheperd non è convinto che Seqenenra sia morto sul campo di battaglia. In primo luogo ha affermato che se il faraone fosse morto alla fine dello scontro, avrebbe dovuto mostrare gli effetti della predazione animale, segni dell’attacco di animali piccoli o grandi come gli avvoltoi che sono soliti volare sui campi di battaglia per cibarsi dei cadaveri dei soldati. In aggiunta, vanno prese in considerazione altre importanti evidenze: le ferite sul volto, pur avendo lasciato gravi danni, si sono rimarginate e quindi sono risalenti a molto prima del decesso, ed, inoltre, la posizione delle mani del faraone è molto singolare.

Le mani di Seqenenra Tao (foto 1.bp.blogspot.com)
Le mani di Seqenenra Tao (foto 1.bp.blogspot.com)

Sembra così emergere un’altra ipotesi che fa leva sulla ferita del collo. Questa lesione, molto vicina alla colonna vertebrale, potrebbe aver provocato una paralisi. Il foro occipitale fotografato durante l’autopsia del 1912, mostra che la base del cranio è stata danneggiata, lasciando il faraone in vita, ma paralizzato dal collo in giù. Le mani di Seqenenra mostrano la tipica distorsione da contrazione che indica che il danno ai nervi è avvenuto molto prima della sua morte. A seguito di queste constatazioni, gli studiosi hanno formulato un’ipotesi secondo cui Seqenenra Tao sarebbe stato protagonista di un’esecuzione pubblica a seguito della vittoria degli Hyksos, ma che sarebbe sopravvissuto per essere poi assassinato in secondo momento durante la sua lenta agonia, probabilmente per mano di un sicario inviato dai nemici di corte. Una morte tragica se pensiamo che il faraone, pur essendo cosciente, era impossibilitato a muoversi e quindi a difendersi. Il caso dell’unico faraone mummificato che presenta lesioni tanto violente è ancora aperto. E con tanti dubbi ancora da dissipare e risposte da cercare, gli archeologi continuano ad ipotizzare, gli scienziati ad accertare, noi a tenerci informati e Seqenenra Tao ad aspettare che qualcuno riporti la verità sulla sua morte, senza mai dimenticare che nonostante il suo volto mutilato, fu un grande sovrano che si è guadagnato appieno l’appellativo di ‘’Seqenenra il coraggioso’’.

Fonti: storiedistoria.com - HistoryChannel - Focus - Britannica - Treccani - 1.bp.blogspot.com - sciencesetavenir.fr - narmer.pl

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