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Paparuda, Dodola e Caloianul: la danza della pioggia dei Balcani

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I paesi balcanici hanno mantenuto uno stretto legame con le antiche tradizioni pagane legate alla dimensione agreste. Quasi tutte le usanze hanno avuto origine prima delle incursioni romane e slave nella penisola. I due popoli che hanno lasciato il maggior numero di rituali sono i Traci e i Daci. Entrambe le civiltà praticavano culti pagani che hanno resistito all’avvento del cristianesimo. Uno dei rituali più mistici è la Paparuda, un antico rito per invocare la pioggia.

Paparuda
Paparuda

Il rituale della Paparuda, noto anche come Dodola, risale all’epoca precedente al VI sec. d.C., quindi prima della migrazione slava. I primi a praticare questo rito furono i Traci, seguiti poi da tutte le tribù slave del sud dei Balcani. Oltre che negli stati che appartenevano anticamente alla Tracia (nordest della Grecia, sud della Bulgaria e Turchia europea), questo rituale si celebra anche in Romania, Moldavia, Albania, Macedonia e, limitatamente, in Serbia e Dalmazia. Può quindi essere definito un rito pan-balcanico.

Paparuda, francobollo moldavo
Paparuda, francobollo moldavo

Il rito di Paparuda si svolge il terzo giovedì dopo la Pentecoste e nei periodi di siccità. La tradizione prevede che le giovani ragazze al di sotto dei 14 anni vengano vestite con una gonna fatta di foglie (soprattutto di bardana, faggio, quercia e nocciolo) e danzino a piedi nudi lungo le strade del villaggio, cantando e ballando un’antica canzone, intitolata, appunto, Paparuda. Mentre le ragazze cantano i versi della ballata dedicati alla pioggia, si dimenano, alzando le mani al cielo e battendo forte i piedi al suolo per risvegliare la Terra. Le madri e le donne anziane, camminano loro attorno, dando ritmo alla danza con tamburi improvvisati con pentole e gettando acqua fredda sulle ragazze danzanti. Il testo della canzone recita:

Paparudă-rudă,

vino de ne udă 

cu galeata-leata 

peste toată ceata; 

cu ciubărul –bărul 

peste tot poporul.

Dă-ne Doamne, cheile 

să descuiem cerurile 

să pornească ploile, 

să curgă șiroaiele 

să umple pâraiele. 

Hai, ploiță, hai! 

udă pământurile 

să crească grânele 

mari cât porumbele. 

Hai, ploiță, hai!

Paparuda, 

vieni a bagnarci 

con il secchio

su tutta la nebbia

con la vasca  

tra tutte le persone. 

Dacci le chiavi, Signore, 

per sbloccare i cieli 

per iniziare le piogge 

per far fluire le correnti 

per riempire le correnti. 

Dai, pioggia, dai! 

innaffia le terre 

coltiva il grano 

grande quanto i piccioni. 

Dai, pioggia, dai!


Quando le ragazze finiscono di ballare e cantare nelle vie del villaggio, si dirigono verso una fonte d’acqua. Qui modellano delle bambole fatte con il grano e le foglie delle loro gonne. Ad opera terminata, danno fuoco ai fantocci e li gettano in acqua. Quando le bambole finiscono sul fondo, si immergono loro stesse nell’acqua per portare a termine il rito d’invocazione della pioggia. A cerimonia conclusa, le ragazze vengono premiate per la loro danza con doni rituali che simboleggiano l’abbondanza, come uova, mais, grano, latte, pane e frutta.

Paparuda - Romania
Paparuda - Romania

Secondo la mitologia slava, Paparuda è figlia del dio del cielo e sposa del dio del tuono e del lampo Perun, la principale divinità dei pantheon slavo. Gli slavi credevano che quando Paparuda mungeva le sue mucche celesti, ovvero le nuvole, il loro latte cadeva sulla terra sotto forma di pioggia. Esiste anche la versione baltica del dio Perun, di nome Perkūnas, anch’egli signore del tuono. La prima descrizione scritta dell'usanza, fu lasciata da un ieromonaco bulgaro, Spiridon Gabrovski, nel 1792. Egli racconta come in tempi di siccità, i giovani si vestissero con una rete e una ghirlanda di foglie come Perun o Peperud, che Spiridon credeva erroneamente essere un vecchio sovrano bulgaro. Esiste anche una variante ucraina e russa della festa di Paparuda, testimoniata da bracciali d’argento di epoca medievale (XII – XIII sec.), su cui sono incise donne che ballano con vestiti dalle larghe maniche per invocare l’arrivo della pioggia. In molti paesi questo rituale è stato dimenticato e in altri ancora è stato contestato per la forte valenza mistica. Gli ortodossi più rigorosi hanno attribuito questa danza al popolo zingaro, conferendogli una nota espressamente negativa. Secondo alcune testimonianze, il rituale della Paparuda veniva utilizzato dagli ortodossi per battezzare a tradimento gli zingari: i secchi d’acqua che venivano lanciati sulle giovani, erano in realtà riempiti con acquasanta.

Paparuda
Paparuda

Nella regione Dobrogea, un’area a cavallo tra Romania e Bulgaria, il rito di Paparuda viene celebrato con alcune varianti significative, durante il Giovedì Santo. Gli abitanti della zona credevano che in questa data i morti tornassero sulla terra per trascorrere la Pasqua con i vivi. Per richiamare la loro attenzione, venivano preparati dei lauti banchetti e si accendevano dei fuochi sulle colline della Dobrugia. Le cime degli alberi venivano addobbati con piccole forme di pane in modo che i morti, attirati dal cibo, potessero risalire più facilmente in paradiso dopo aver trascorso le festività con i propri cari. Trascorsa la Pasqua, si procedeva al rituale della Paparuda, che avveniva con le stesse modalità delle altre regioni balcaniche, con l’unica differenza che, a fine rito, alle giovani fanciulle veniva donato come premio un uovo rosso che era stato messo in acqua il giorno prima di Pasqua insieme ad una moneta d’argento. In molte aree della Romania, esiste un altro rituale legato alla pioggia e alla fertilità, che vede come protagonista il Caloianul, una bambola fatta di argilla che viene sepolta e poi dissotterrata dopo 40 giorni in un campo di grano per assicurare un buon raccolto e una stagione piovosa.

Nonostante il grande fascino e l’importanza che rivestono nella cultura slava, le nuove generazioni stanno lentamente questi antichi rituali. Per preservare la memoria di Paparuda e renderla attraente per i giovani di Romania e Moldavia, la regista Lucia Lupu ha realizzato nel 2016 un cortometraggio dedicato a questo antico rito trace. La colonna sonora è stata affidata al gruppo Surorile Osoianu che ha riproposto la tradizionale canzone che accompagna i passi delle paparude di tutti i Balcani.

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