UN FILM DI RADU JUDE
Tempo di lettura stimato: 6 minuti
Il period drama in bianco e nero di Radu Jude esplora le disuguaglianze sociali della Romania del XIX secolo. Vincitore dell’Orso d’argento alla 65º edizione del Festival di Berlino, il film offre una riflessione sul passato della Romania e sulle contraddizioni che si trascinano nel presente.
TRAMA
Nella Romania del XIX secolo, il cinquantenne Costandin, un poliziotto di quei tempi, e il figlio quindicenne Ioniţă, viaggiano attraverso il sud del paese alla ricerca di uno schiavo zingaro in fuga. Mentre Costandin è un mix tra un divertente Stalin e un pragmatico Don Chisciotte, Ioniţă è il suo esatto opposto, simile all' "l'idiota" di Dostoevskij. Il loro percorso si snoda rapidamente lungo paesaggi desolati, in cui incontreranno molti sorprendenti individui.
SCHEDA
Genere: drammatico
Paese/Anno: Bulgaria, Repubblica Ceca, Romania | 2015
Regia: Radu Jude
Sceneggiatura: Florin Lazarescu, Radu Jude
Fotografia: Marius Panduru
Montaggio: Catalin Cristutiu
Produzione: HI Film Productions
Durata: 108'
IL REGISTA
Regista e sceneggiatore, esponente del nuovo cinema rumeno, Radu Jude mira con la sua filmografia a ricostruire, tassello dopo tassello, un affresco della storia della sua patria. Aferim!, Orso d’argento per la miglior regia alla Berlinale 2015, è incentrato sulla schiavitù dei gitani nella Valacchia di inizio Ottocento; Scarred Hearts, Premio speciale della giuria a Locarno 2016, ha per protagonista il poeta Max Blecher che ha passato la sua breve vita nei sanatori negli anni Trenta; The Dead Nation abbraccia le vicende storiche del paese dagli anni Trenta fino alla fine della Seconda guerra mondiale e alla liberazione; I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians sulla pulizia etnica del 1941 in Bucovina e Bessarabia. Con Uppercase Print, presentato nella sezione Forum della 70 Berlinale, si dedica all’era socialista di Ceaușescu raccontando dell’episodio di un ragazzo messo sotto attenzione dalla Securitate per le sue scritte sui muri inneggianti a una maggior libertà.

Scritto e diretto da Radu Jude, Aferim! (un'espressione turca che significa "Ben fatto!") è un period drama in bianco e nero ambientato nella Valacchia dei primi anni dell'Ottocento. In questa cornice, Costandin, un poliziotto locale, viene assoldato da un boiardo per trovare Carfin, uno schiavo zingaro fuggito al suo controllo dopo aver avuto una relazione clandestina con sua moglie Sultana. Con lo scopo di rintracciarlo, Costandin inizia un lungo viaggio per il Paese in compagnia del figlio quindicenne Ioniţă, con cui forma un'insolita coppia al pari di quella formata ipoteticamente dal Don Chisciotte di M. de Cervantes e dall'idiota di Dostoevskij.
Aferim! è un affresco crudo di un paese che prova a fare i conti col suo passato e con un complesso panorama multietnico. Radu Jude dipinge un ritratto sia della Romania del XIX secolo, che dell'Europa di oggi, ancora immensamente frammentata, nonostante decenni di sforzi di unificazione. Attraverso monologhi, proverbi, barzellette, dialoghi e indovinelli, il regista romeno descrive le caratteristiche e le personalità dei paesi e dei popoli confinanti con la Romania, creando spunti di riflessione interessanti riguardo i cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi 200 anni. La comunità rom è simbolo delle minoranze soggette a discriminazioni umilianti, mentre i signori della Valacchia sono i detentori dei pregiudizi che Radu Jude tenta di indagare. In una parte del film si parla anche della comunità ebraica, anch’essa soggetta a discriminazione.
Le tribolazioni di Costandin e Ioniţă durante la loro ricerca dello schiavo fuggiasco Carfin (Cuzin Toma), evidenziano una serie di sfide sociali della Romania del XIX secolo: religione, gerarchie, schiavitù, rapporti fra ricchi e poveri, tra padri e figli, e tra mariti e mogli, tutto visto attraverso gli occhi di Costandin. La sceneggiatura utilizza questi elementi folkloristici come un invito per il pubblico a riflettere sulle differenze - ma soprattutto sulle somiglianze - tra il passato e il presente. Cineuropa ha discusso con il regista Radu Jude in merito all'estetica e allo scopo del film. Questa è una parte dell’intervista. Per leggere la versione originale, cliccate sul link.
Al giorno d'oggi, i registi preferiscono girare in digitale. Che cosa l'ha convinta a tornare al bianco e nero?
È una scelta che ho preso insieme al direttore della fotografia, Marius Panduru, affinché il pubblico capisse fin da subito che si trattava di un film storico e che, per quanto fosse ben fatto, presentava una visione soggettiva del passato. A tal fine, abbiamo testato diversi metodi: una macchina fotografica digitale, una pellicola monocromatica e due tipi di pellicola in bianco e nero. Dopo averli confrontati, abbiamo concluso che la pellicola in bianco e nero (nello specifico, una Kodak Double-X) conferiva maggiore espressività ed era quindi più adatta al nostro progetto.
Le informazioni sulla schiavitù dei Rom sono state rimosse dai resoconti storici pubblicati durante il regime comunista rumeno. Quali difficoltà avete incontrato nel reperire notizie relative a tale tema e all’anno 1835 in generale?
In realtà le informazioni non mancano: esistono diversi studi, resoconti e archivi che raccontano la schiavitù dei Rom. Inoltre, la nostra principale consulente storica, Constanţa Vintilă-Ghitulescu, ci ha aiutato immensamente suggerendoci ulteriori libri sull'argomento. Non abbiamo incontrato grandi ostacoli, ma il passato è ormai perduto e le informazioni a nostra disposizione sono pur sempre limitate. L’unica cosa che possiamo fare è tentare di ricreare un'immagine del passato che sia più accurata possibile. Naturalmente, c’era il rischio che il pubblico dimenticasse che si trattava di una nostra interpretazione e, pertanto, abbiamo deciso di girare il film in bianco e nero affinché ne fosse cosciente fin da subito. È nella natura dell’uomo interpretare la realtà che lo circonda attraverso i cinque sensi e le percezioni che ne derivano. Il passato non è certo esente da tale processo e, a questo proposito, vi consiglio di dare un’occhiata al progetto creato da Anca Benera e Arnold Estefan, Pacta sunt servanda. Il video mostra come lo stesso evento storico, il Trattato del Trianon, venga raccontato in due modi differenti nei libri di storia pubblicati in Ungheria e in Romania. Ciò dimostra che il passato non è che una nostra interpretazione. Spero che tale punto di vista sia evidente nel mio film e che lo spettatore attento ne tenga conto.
Gli eventi narrati nel film si svolgono 180 anni fa, ma molte delle osservazioni dei personaggi sono rilevanti anche ai giorni nostri. Si tratta di una satira del presente?
Credo fermamente nell’affermazione di Johan Huizinga: "Ogni epoca viene analizzata in base alle promesse che racchiude per l'epoca successiva." Il mio film parla del rapporto tra il passato e il presente o, per meglio dire, del rapporto del presente con il passato.
I dialoghi del film sono infarciti di detti e aforismi tratti dalle opere di vari autori rumeni e non vissuti nel XIX secolo, i quali vengono anche citati nei titoli di coda. Perché ha dedicato tanta attenzione alla cultura dell'epoca?
Ho iniziato leggendo alcune opere letterarie per acquisire familiarità con la lingua e la mentalità di quei tempi - a mio avviso sono questi i due temi centrali del film. In seguito, ho trovato nelle opere di Iordache Golescu alcune frasi che erano perfette per una delle scene di Aferim!, per cui le ho inserite nella sceneggiatura, che ho scritto insieme a Florin Lăzărescu. Successivamente ne abbiamo trovate altre e abbiamo gradualmente infarcito la storia di citazioni tratte dalla letteratura di quei tempi. Questo espediente rappresenta non solo una dichiarazione d'amore per la lingua romena, ma anche un modo per sottolineare “l’artificialità” del film.
Facendo riferimento alla piaga della schiavitù zingara che si è protratta in Romania dal Duecento fino all'Ottocento (con impatti ancora forti nella moderna vita sociale rumena), Aferim! viene così descritto dal regista: «Non so quale psicologo sostiene che una persona è sana di mente solo se sa da dove viene, dove è e dove vuole andare. Credo che ciò valga anche per le società, non solo per le persone. La società rumena non sarà veramente sana fino a quando non affronterà il suo passato, recente o remoto, con onestà e lucidità. Aferim! è un tentativo di guardare al passato e di fare un viaggio all'interno della mentalità di inizio XIX secolo, convinto che in quel nebuloso periodo risiedano le spiegazioni di alcune delle questioni attuali. Più di ogni cosa, voglio che Aferim! sia uno stimolo per gli spettatori per approfondire sistematicamente questioni che sono stato in grado solo di riportare alla luce».
Fonti: Quinlan.it - taliesinartscentre.co.uk - cineuropa intervista - mymovies - filmtv - cineuropa.org - cinema.everyeye.it - tp24.it
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