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Lindow Man: il mistero dei sacrifici umani dei Druidi

BRITISH MUSEUM - LONDRA

Tempo di lettura stimato: 8 minuti

Nel 1984, nella torbiera inglese di Lindow Moss, è stata rinvenuta una mummia di palude risalente al II secolo a.C. Dalle analisi effettuate dagli archeologi, è emerso che si trattava di un soggetto maschile appartenente alla casta sacerdotale dei Druidi, brutalmente assassinato. Molti elementi hanno portato alla conclusione che l'Uomo di Lindow sia stato sacrificato durante un rito religioso, detto della ''tripla morte''. Ma chi erano i Druidi e perché compivano riti sacrificali umani?

Lindow Man - British Museum, Londra
Lindow Man - British Museum, Londra

Il ritrovamento è avvenuto casualmente all’inizio degli anni ’80 in una torbiera nella contea inglese del Cheshire. Nell’agosto del 1984, il minatore inglese Andy Mould ed il suo collega Stephan Dooley si trovavano, come ogni giorno, nella torbiera di Lindow Moss, nei pressi di Wilmslow. Durante il processo di triturazione della torba, notarono un oggetto che in apparenza sembrava un pallone sgonfio. Controllandolo più da vicino, si resero conto che non era una vecchia palla, ma un cranio umano. Le autorità furono subito avvertite. Fu immediatamente chiaro che i resti umani non appartenevano ad un soggetto vittima di un omicidio recente. Sul luogo accorse Rick Turner, l’archeologo della contea, per iniziare un’indagine che fin dal principio destò molta curiosità.

Dopo aver perlustrato l’intera zona alla ricerca, con esito negativo, della metà inferiore del corpo, la mummia fu trasferita in laboratorio per effettuare esami approfonditi. Oltre al mezzo busto, negli anni successivi furono scoperte altre parti del corpo dell'uomo, tra cui le braccia molto deteriorate, il piede destro, i glutei e la coscia destra. Fortunatamente, grazie all’ambiente freddo, acido e senza ossigeno delle torbiere di Lindow Moss, formatesi durante l’ultima glaciazione dai fori del ghiaccio fondente, il corpo era ben conservato e presentava ancora i capelli, parte del tessuto cerebrale ed il bulbo oculare sinistro intatto.

Ritrovamento dell'Uomo di Lindow (fonte foto Lindow Manchester - WordPress.com)
Ritrovamento dell'Uomo di Lindow (fonte foto Lindow Manchester - WordPress.com)

La presenza di basette e barba chiarì subito il genere maschile del soggetto e il processo di datazione al radiocarbonio permise di datare la mummia tra il 119 a.C. e il 200 a.C. L’individuo aveva al momento del decesso un’età compresa tra i 25 ed i 30 anni ed era dotato, con i suoi 64kg di peso, di una corporatura sana e massiccia, sebbene priva della muscolatura accentuata tipica dei guerrieri. Calcolando la lunghezza dell’osso del braccio, stimarono che era alto tra i 168 cm e i 173cm. Il particolare colore marrone della mummia era dovuto a un tipo di muschio che cresce nelle paludi che, quando muore, rilascia una sostanza che provoca un processo di concia naturale. L’uomo al momento della morte indossava solo una fascia di pelliccia di volpe intorno al braccio. Le sue mani erano lisce e senza calli, quindi non svolgeva lavori manuali. I capelli e la barba erano stati accuratamente tagliati con forbici, proprio come le unghie. Sebbene l’acido della palude avesse rimosso lo smalto, i denti apparivano ben curati e non mostravano segni di carie, indicando una pulizia dentale quotidiana. Tutti questi indizi attestarono senza alcun dubbio che l’uomo di Lindow era appartenente ad un’elevata classe sociale.

Lindow Man, British Museum - Londra
Lindow Man, British Museum - Londra

Se il corpo offriva vari indizi riguardo la vita di quell’uomo, straordinaria fu la prova della modalità della su morte. Analizzando il corpo, gli studiosi notarono tre ferite al cranio e un taglio alla gola. Inoltre, la posizione supina, fece pensare che l’uomo fosse stato aggredito alle spalle e gettato a faccia in giù verso la palude. Questi tre fattori hanno illuminato la strada ad una teoria sulla morte dell’uomo di Lindow: si trattava di un assassinio rituale detto della ‘’tripla morte’’. Poiché non vi erano tracce di colluttazione, gli studiosi conclusero che l’uomo era stato tramortito con tre colpi in testa, dissanguato con un’incisione alla carotide ed infine gettato in posizione supina nella palude. Perché uccidere con questa crudeltà un uomo di classe elevata?

Il braccialetto ritrovato sul corpo e l’analisi dello stomaco, hanno rivelato che questo uomo faceva parte della casta sacerdotale dei Druidi. Grazie all’ambiente acido e anaerobico della torbiera, nello stomaco intatto sono state rinvenute le tracce dell’ultima cena dell’uomo di Lindow. Il suo ultimo pasto consisteva in gran parte in cereali abbrustoliti: grano, crusca e orzo, alimenti che identificano l'uccisione più come un sacrificio che come un'esecuzione. La presenza di polline di vischio nello stomaco della vittima è altamente suggestiva, date le molte associazioni del vischio con i Druidi.  Secondo un’antica usanza celtica, durante la celebrazione della festa del primo giorno di maggio gestita dai Drudi, veniva distribuita una porzione di una speciale focaccia d’orzo; una di queste era carbonizzata e chi la riceveva era destinato ad essere sacrificato agli dei, proprio come forse avvenne all’uomo di Lindow. La dottoressa Anne Ross ha suggerito che l'uomo di Lindow sia stato un druido, come si intuisce dalle poche tracce di usura da lavoro sul suo corpo. La studiosa ha proposto che sia stato sacrificato, forse durate la festività di Beltane, dopo un pasto simbolico di pane di grano bruciato. Diverso, invece, il parere dello scrittore John Grigsby, il quale sostiene che la vittima possa essere stata sacrificata, interpretando il ruolo di una divinità morente e poi rinascente, come Attis o Osiride. La sua tesi è supportata dal fatto che l'analisi chimica della pelle ha messo in evidenza il fatto che l'uomo fu decorato con una sostanza vegetale di colore verde.

La località Lindow Moss ha restituito altri resti umani oltre a quelli dell'uomo di Lindow. Un frammento di un altro corpo, denominato Donna di Lindow, fu scoperto nel 1983 nelle vicinanze della torbiera da un gruppo di lavoratori. A seguito della relazione preliminare forense, la polizia concluse che il cranio apparteneva ad un individuo europeo di sesso femminile di età compresa tra i 30 e 50 anni. In un primo momento si pensò che il cranio appartenesse ad una donna uccisa negli anni '60 in seguito ad una violenza sessuale. Nonostante la confessione del marito assassino, reo di aver commesso l'omicidio e di aver occultato il corpo nella torbiera, gli archeologi decisero comunque di effettuare degli studi approfonditi. Il laboratorio di ricerca archeologica di Oxford, eseguì una datazione al radiocarbonio del reperto e giunse alla conclusione che il cranio apparteneva ad una donna morta 2000 anni prima. Coincidenze? È possibile che nella stessa area si trovino più soggetti uccisi nello stesso periodo storico? Oppure è più logico pensare che questa palude era una zona utilizzata dai Druidi per compiere riti sacrificali? E, soprattutto, chi erano e che poteri avevano i Druidi? I Druidi erano i membri della casta sacerdotale pagana dei Celti, una popolazione stanziata su parte del continente europeo e in Gran Bretagna sin dal VIII sec. a.C. Non tutti gli studiosi sono concordi circa l’etimologia di ‘’druido’’, ma la maggior parte degli esperti contemporanei concordano con gli autori classici nel considerare più probabile un'origine della parola dal termine che significa "quercia" unito alla radice indoeuropea wid, "sapere", consentendo loro di tradurre la parola druido come "colui che ha il sapere del­la quercia". Moltissimi sono gli elementi che corroborano questa etimologia, come possiamo notare dalla parola "quercia" nelle quattro lingue sotto indicate: daur (irlandese, "quercia"- drui "druido"); dervo (gallico, "quercia"); derw (gallese, "quercia"-denvydd "druido"); drus (greco, "quercia"). Anche se a prima vista può sembrare strano che le conoscenze dei druidi fossero limitate a un unico albero, è facile capire che, se questa etimologia è giusta, la quercia sarà stata scelta simbolicamente per rappresentare tutti gli alberi, dal momento che essa era uno dei membri più vecchi, imponenti e riveriti della foresta. Colui che possedeva il sapere della quercia possedeva il sapere di tutti gli alberi. Per comprendere meglio chi fossero i Druidi, è necessario rivolgersi a Giulio Cesare.

La più antica attestazione dei Druidi ci è fornita nel sesto libro del De bello gallico, scritto intorno al 52 a.C., in cui Giulio Cesare afferma: ‘’I Druidi sono chiamati a decidere in quasi tutte le controversie pubbliche e private e se viene commesso qualche delitto, se avviene qualche uccisione, se sorge una lite per un'eredità o per la delimitazione di terreni, sono i druidi a decidere e a stabilire i risarcimenti e le pene. E se qualcuno, sia che si tratti di un cittadino privato o di un intero popolo, non si attiene al loro giudizio, lo bandiscono dalle funzioni del culto, il che è la pena più grave, presso i Galli.’’ (De Bello Gallico). Successivamente anche altri autori e storiografi classici ne parlano, tra cui Cicerone, Strabone, Diodoro Siculo, Lucano, Plinio e Tacito. Lo storico Strabone afferma: ‘’I druidi sono considerati i più giusti tra gli uomini e pertanto a loro viene affidato il compito di giudicare le controversie private e pubbliche. Un tempo dovevano anche fungere da giudici arbitrali in caso di guerra e avevano la facoltà di fermare i combattenti nell'attimo in cui costoro si accinge­vano ad allinearsi per la battaglia, ma, soprattutto, si demandava loro il giudizio nei processi per omicidio" (Georaphia). Insomma, i Druidi erano dei sacerdoti, profondi conoscitori della natura, degli spiriti, dell’animo umano, ma soprattutto della legge umana. Sempre da testimonianze antiche apprendiamo che i Druidi erano soliti compiere sacrifici umani: ‘’Quando debbono divinare su questioni importanti, praticano una strana ed incredibile usanza, uccidendo un uomo con una coltellata nella regione sopra al diaframma’’ (Diodoro). 

British Museum, Londra
British Museum, Londra

Se in un primo momento gli studiosi erano scettici circa la veridicità di queste fonti storiche, considerate un sostegno della politica romana nella lotta contro i Galli, il ritrovamento dell’uomo di Lindow e di altri corpi nella stessa palude, ha sciolto ogni dubbio. I druidi compivano riti sacrificali umani per ottenere la benevolenza degli dei o per cercare di interpretare i loro segni. Ma per quale ragione uccidere proprio uno di loro, un uomo sano e giovane? Esistono varie ipotesi tra cui il sacrificio volontario o la scelta di un druido giovane, forte e ben considerato dalla setta come vittima sacrificale ideale e preziosa per ricevere una benevolenza speciale dagli dei. I dubbi e le ipotesi sulla scelta di questo druido come vittima di un rito, sono ancora molti. Se quella povera mummia liofilizzata dentro ad un contenitore con il clima più controllato di tutto il British Museum potesse parlare, ci rivelerebbe la soluzione di questo enigma che appassiona studiosi e visitatori dal 1984.

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