ROJAVA - SIRIA
Tempo di lettura stimato: 8 minuti
“Noi curdi dobbiamo cambiare radicalmente. Siamo abituati a combattere. Ma oggi dobbiamo usare altri mezzi. Dobbiamo usare la cultura. Abbiamo bisogno di buoni film, buona musica e buon teatro, per dimostrare che possiamo parlare di amore e sesso, non solo di politica”. Ciwan Haco
La musica può essere uno strumento per affermare e trasmettere l’identità di un popolo. I cantanti e i musicisti curdi lo sanno bene. Nei paesi in cui si continua a negare l’esistenza e il riconoscimento dell’etnia curda, la musica ha avuto e continua ad avere un ruolo importantissimo come garante al diritto all’autodeterminazione e all’identità. La tradizione della musica popolare dei dengbêj (cantastorie) ha continuato a svolgere un'importante funzione nel trasmettere vecchie melodie e storie popolari alle nuove generazioni di curdi. Fino agli anni ’70 era quasi impossibile ascoltare registrazioni di musica curda in Turchia. L’unica soluzione era di acquistare illegalmente le cassette registrate in casa dai cantanti curdi locali. Tra gli anni ’70 e ’80, a causa dell’emergere di numerosi partiti, come il PKK e il PSK, la produzione e la distribuzione musicale hanno trovato ostacoli sempre maggiori. Le forze dell'ordine locali e le autorità competenti hanno vietato numerosi concerti per il contenuto della musica e tali politiche sono proseguite fino alla fine degli anni '90 e all'inizio degli anni 2000. I musicisti curdi venivano spesso arrestati e la polizia distruggeva regolarmente i loro archivi. La censura aveva (e ha ancora) il potere di vietare una canzone o un intero album, se i testi contenevano parole che alludevano all’identità curda o alla politica. Pertanto, i musicisti hanno dovuto sviluppare strategie per aggirare le barriere della censura, sostituendo una parola "pericolosa" come Kurdistan, con un'alternativa in rima, come "Gülistan", che significa "il giardino delle rose". Altri artisti, invece, hanno deciso, chi per libera scelta e chi per cause di forza maggiore, di lasciare la propria terra, ma di continuare a produrre musica per il proprio popolo e per far conoscere al mondo il vero volto del Kurdistan. A questo secondo gruppo di musicisti appartiene Ciwan Haco, un artista che ha dovuto emigrare dalla sua terra natale per costruire la sua carriera in Europa.
Ciwan Haco è nato alla fine degli anni ’50 a Qamishlo (o Kamishlié), una cittadina siriana al confine con la città turca di Nusaybin. È un discendente della nobile famiglia curda Haco Agha, originaria della vicina Mardin, la bellissima città definita da molti ‘’la terrazza sulla Mesopotamia’’. Fin dall’adolescenza, Ciwan Haco ha dimostrato un grande amore per la musica, anche se i suoi progetti non erano sostenuti dalla famiglia, poiché all’epoca solo le classi inferiori si dedicavano alle arti musicali. Nonostante le proteste del padre, Ciwan a soli 14 anni aveva già pubblicato le sue prime composizioni e a 17 ha tenuto il suo primo concerto pubblico. Terminati gli studi, Ciwan si trasferisce in Germania nel 1980 per studiare musicologia alla Ruhr University di Bochum, anche se non finirà mai gli studi. Dopo essersi trasferito in Norvegia nel 1991, ha lavorato con grandi musicisti internazionali come Paolo Vinaccia (batteria, percussioni), Stein Hanssen Bull (chitarra elettrica), Bugge Wesseltoft (tastiere) e Bendik Hofseth.

Sebbene fosse stato a lungo una stella famosa nella sua città natale, ha firmato il suo primo contratto di registrazione ufficiale in Norvegia nel 1991. Nel 2003 ha ricevuto un permesso per esibirsi in Turchia. A Batman, ha unito pacificamente oltre 200.000 turchi e curdi in nome della buona musica. Con questo evento ha riempito una sala di 14.000 posti con 25.000 persone. Quasi tutti i media turchi hanno riportato l'esibizione come il più grande concerto da solista nella storia della scena musicale turca. Ciwan Haco è stato uno dei primissimi cantanti curdi a combinare musica folk curda con musica pop, rock, blues e jazz in stile occidentale. Nei testi dei sui 14 album, il tema principale è l’amore, anche se non mancano canzoni di denuncia e racconto delle vicende che ha dovuto affrontare il suo popolo.
Il quotidiano turco Daily Sabah, ha riportato nell’edizione online del 17 novembre 2015 la notizia che Ciwan Haco ha fatto un appello pubblico ai 59 deputati dell’HDP (il Partito democratico popolare curdo) per tentare di trovare una soluzione alla delicata questione curda e per evitare nuovi inutili spargimenti di sangue. (vedi notizia originale su dailysabah.com)
Grazie al successo ottenuto con la sua straordinaria musica e alla sua forte sensibilità, Ciwan Haco ha sempre cercato tramite la sua arte di tenere vive le coscienze sulle problematiche del popolo curdo. Tra le varie iniziative da lui prese a questo scopo, una delle più importanti è stata la visita alle unità Peshmerga (le forze armate della regione autonoma del Kurdistan iracheno) ad Irbil. Questi gruppi di soldati stavano e stanno tutt’ora combattendo contro lo Stato Islamico per liberare il territorio curdo e riportare la pace. Per appoggiare la causa curda ed alzare il morale dei giovani combattenti, Ciwan Haco ha deciso di girare il video della sua canzone Pêşmerge proprio a Erbil. Il cantante, durante un’intervista all’agenzia statale turca Anadolu, ha affermato che il conflitto e la violenza dovrebbero finire, citando il Progetto unità nazionale e fratellanza in Turchia. "Il problema curdo dovrebbe essere risolto in modo amichevole e democratico, senza armi. I curdi dovrebbero acquisire i loro diritti in un'atmosfera in cui non vi sono morti", ha aggiunto.
Nonostante Ciwan Haco sia cosciente che ‘’le persone lì (nel Rojava) non sono in grado di prestare attenzione alla musica. Le persone sono dentro le guerre. I valori musicali diminuiscono a zero durante le guerre. La gente ora corre dietro il pane lì, non le canzoni”, non hai mai abbandonato il suo impegno a sostenere i ragazzi che ogni giorno combattono per la libertà (la loro, ma anche la nostra). La canzone ‘’Arin Mirkan’’ è stata dedicata alla giovane combattente del YPG che si è fatta esplodere per fermare in extremis l'avanzata dei militanti dell'ISIS sulla collina di Mishta Nur a Kobane nel 2014, uccidendo circa 70 estremisti.
Ha inoltre dedicato un’altra canzone a Şifa Gerdî, una giovane e promettente reporter che lavorava per Rudaw Media Network nella parte occidentale di Mosul (Iraq), uccisa da una bomba durante il suo lavoro d’inviata. Riguardo la morte della giornalista, Ciwan Haco ha dichiarato: “Sono stato molto rattristato dal martirio di Şifa Gerdî. Şifa è divenuta il simbolo dei martiri. Il suo martirio deve echeggiare in tutto il mondo’’.
Un altro forte segnale da parte del cantante, è arrivato in diretta televisiva sul canale turco Kanal D. I produttori di un noto programma TV in prima serata, avevano invitato il cantante per mostrare tolleranza nei confronti dei curdi. I dirigenti del programma avevano però avanzato la richiesta che Haco parlasse e cantasse in turco, non nella sua lingua madre. Il secco rifiuto di Haco non si fece attendere. Per placare il nervosismo dei produttori del programma, al curdo parlato da Haco, fu affiancato il turco parlato da un esuberante veterano di 105 anni della guerra turca di Indipendenza. Nel 2012 Ciwan Haco ha preso parte al progetto "The pain of Rojava", una canzone degli artisti Nizamettin Ariç e Misgîn Tahir, in segno di solidarietà ai combattenti curdi siriani. Alla fine del video c'è una frase del poeta curdo Cigerxwin che recita: "Se non diventi uno, sparirai uno per uno".
Anche tramite il social network Twitter, Haco si è fatto portavoce nel 2019 dei diritti dei curdi, tramite l’appello fatto a diverse celebrità internazionali, di schierarsi contro l'Operazione Peace Spring della Turchia nella Siria nord-orientale. Il musicista ha inviato questo messaggio: "Oggi, il mio popolo, i curdi, stanno affrontando un genocidio e una pulizia etnica nella Siria settentrionale da parte dello stato turco e dei suoi delegati jihadisti, al-Qaeda. Non abbiamo scelto questa guerra, ma quando l'ISIS si è diffuso in tutta la regione, il mio popolo ha guidato la lotta che alla fine ha portato alla sconfitta del cosiddetto "califfato", sacrificando decine di migliaia di vite nel processo". Tra le celebrità chiamate in causa da Haco c'erano Eric Clapton, Roger Waters, Metallica, Ozzy Osbourne, Korn, Sting, Mick Jagger, Slash, Led Zeppelin, Iron Maiden, Dave Mustaine, Fayrouz, Santana Carlos, Red Hot Chili Peppers, Rihanna e Robert De Niro. Per comprendere meglio la forte personalità artistica e umana di Ciwan Haco, vi riporto una parte dell’intervista rilasciata dal cantante al sito zivmagazine.com, una piattaforma online dedicata alla cultura curda. Per l’intervista originale ed integrale, cliccate sul link
Perché ti sei trasferito in Svezia?
(Ride) Sono andato in Norvegia dalla Germania. Sai, sono andato in Germania nel 1980 per studiare musicologia alla Ruhr University di Bochum ma non ho finito la mia laurea. Successivamente, nel 1991, mi sono trasferito in Norvegia e vi sono rimasto fino al 2003, quando mi sono trasferito in Svezia e dove ho vissuto da allora. Mi sono trasferito in Svezia perché i miei genitori volevano vivere lì mentre stavano invecchiando e non potevano più lavorare. Anche le mie sorelle vivevano in Svezia, quindi sono venuto qui per stare con loro.
Preferisci vivere in Svezia, Germania o Norvegia?
Mi piace vivere in Svezia, ma a volte mi sento intrappolato. Vedi il motivo principale per rimanere qui sono le mie due figlie, Lorîn (15 anni) e Rosa (12 anni). Se non fosse stato per loro, non sarei rimasto in Svezia, né in Germania né in Norvegia un altro giorno. Alla fine, ringrazio profondamente questi paesi, in particolare la Germania, per avermi dato un passaporto tedesco. L'ho detto molte volte e continuerò a dirlo. Mi hanno fatto sentire umano e mi hanno riportato alla dignità e all'umanità. Mi hanno permesso di rafforzare la mia lingua curda, dato che era proibito imparare il curdo in Rojava e non ci era permesso di parlare in lingua curda a scuola, insieme a tutte le ingiustizie e l'oppressione che i curdi hanno affrontato in Rojava. Quindi ringrazio questi paesi per avermi dato il benvenuto e avermi permesso di iniziare una nuova vita qui. Ma poiché mi hai chiesto dove avrei preferito vivere, direi che preferisco tornare nella mia città, nel mio Kurdistan. Una volta che i miei figli avranno più di 18 anni, non rimarrò qui.
Quindi stai dicendo che se la situazione della Siria migliora, tornerai di nuovo?
La Siria, come sapevamo, non sarà più la stessa. La Siria non migliorerà. I curdi potrebbero ottenere uno stato per loro stessi in Siria, che sarà una buona notizia. Non ci sarà più nulla di chiamato Siria o Iraq; il Medio Oriente viene diviso. Credo che i curdi avranno uno stato, il Kurdistan sarà uno stato riconosciuto e molto presto. Non mi sono mai considerato siriano e non lo farò mai, perché la Siria è uno stato artificiale, così come l'Iraq - entrambi creati da altre persone - ecco perché è molto difficile mantenerlo unito senza un dittatore come possiamo vedere oggi. Ogni singolo partito ha la propria resistenza, compresi curdi, sciiti e sunniti.
Cosa ti manca di più di Qamishlo?
Ho molti dolci ricordi di Qamishlo. Ero un giovane che studiava al liceo nella sezione letteratura di Tala’a a Qidur Bek. Avevo molti amici e abbiamo trascorso giorni fantastici insieme, suonando e cantando. Anche se non abbiamo fatto grandi feste in casa, ci siamo divertiti molto. Ogni persona è fortemente connessa con la propria patria e dove è cresciuta. Avere un'identità e sentire di appartenere a qualche luogo è una cosa molto importante, specialmente psicologicamente. Tutti devono avere un posto dove sentirsi a casa e chiamare casa. Ora sono vecchio, ma quando sono arrivato in Europa per la prima volta ero un giovane uomo e mi sono sempre goduto il lusso della vita qui. Ho avuto una gioventù molto gioiosa in Europa e suono concerti dal 1980 ad oggi. Nonostante ciò, non ho mai smesso di pensare a Qamishlo.
Cosa vuoi dire alle persone che vivono ancora a Qamishlo, la tua città natale, in questi tempi difficili?
Voglio dire loro che il mio cuore è con te, Qamishlo, durante questa difficile situazione che stai attraversando e ho un grande amore per te. Il Medio Oriente sta bollendo adesso e noi come curdi facciamo parte del Medio Oriente; e anche se i combattimenti continuano, penso che le persone alla fine otterranno i loro diritti. Come sapete, come curdi non avevamo diritti, ma recentemente e soprattutto dopo l'ascesa di questi gruppi radicali, i curdi non finiranno a mani vuote. Vivono nella loro stessa terra e hanno la forza di difenderla da Afrin a Khaniqeen. Dico loro di essere pazienti: ci sarà un futuro luminoso che ti aspetta, Qamishlo.
Come vuoi essere ricordato?
Come musicista, devo continuare a fare nuove canzoni o continuare a fare concerti. Ho lavorato molto, ma devo continuare a impegnarmi con i miei fan per mantenere uno stretto rapporto con loro. Terrò sempre viva questa preziosa relazione il più a lungo possibile.
Spero con questo articolo di avervi fatto conoscere un artista poco noto in Italia. Un uomo che con la sua musica e la sua calda voce combatte pacificamente a difesa dei diritti dei curdi, un popolo che troppo spesso dimentichiamo, ma al quale dobbiamo essere riconoscenti.
Fonti: zivmagazine.com - istitutokurdo - Rudaw.net - @PDKIenglish - @ciwan_haco - RED Music Digital
Scrivi commento