STORIE, LUOGHI E LEGGENDE DI UNA CAPITALE
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Oh! Stamboul! Des tous les noms qui m'enchantent encore
C'est toujours celui-là le plus magique.
Sitôt qu'il est prononcé
Devant moi une vision s'ébauche: très haut, très haut en l'air,
Et d'abord dans la vague de lointains, s'equisse quelque chose
De gigantesque, un incomparable silhouette de ville.
Pierre Loti 1900
Per dieci secoli Costantinopoli è stata l’altra Roma. Poi, in una giornata di primavera del 1453, tutto è cambiato. Roma s’inabissava, nasceva Istanbul. Una città eterna, prodigiosa, inquieta. Un luogo del mondo dove è possibile incrociare le storie di imperatrici belle e crudeli, di sultani folli e saggi, di schiave e avventurieri. Storie piccole e grandissime ritrovate e raccontate da un autore capace, come raramente accade, di fondere in un unico sguardo sapere e meraviglia.
‘’Questo racconto è diverso dai precedenti che ho dedicato ad altre città. Parigi, dove abito per una parte dell’anno; New York dove ho vissuto per quattro anni; Londra, che frequento abitualmente e dove risiedono alcuni miei famigliari; Roma dove sono nato, lungamente vissuto, che amo come una di quelle vecchie case un po’ malandate ma delle quali non si può fare a meno. Istanbul non rientra in nessuna di queste categorie – eppure proprio con la mia città d’origine, lo vedremo, ha molto in comune. Fu, tanti anni fa, una scoperta dovuta ad un’occasione professionale, un incarico da cronista. Anche se il tempo era poco, l’impressione fu enorme: come Roma, Istanbul è una città che si lascia scoprire. Intendo che mostra le sue stratificazioni, le molte vite, le tracce dei successivi regimi politici che l’hanno retta non meno che delle diverse culture che hanno impresso il loro segno sugli edifici, le mura, i monumenti, perfino sugli spazi aperti come l’ippodromo, o le rive stesse del Mar di Marmara o del Bosforo; in altre parole questa è una città che va scrutata non soltanto in estensione ma anche in profondità.’’
Dopo i segreti di New York, Londra, Roma e Parigi, Corrado Augias ci fa scoprire quelli di Istanbul, un luogo unico al mondo. Augias riesce a trasmettere lo stupore e la meraviglia di scoprire che questa città, troppo a lungo considerata ‘’lontana’’, sia in realtà molto vicina a noi. Quello che ne deriva non è una semplice guida, ma un’occasione di conoscere storie, luoghi e leggende di una città che ha fatto la storia. Molte sono le note storiche presenti nel libro, così come i riferimenti ai luoghi e ai personaggi più controversi e straordinari che hanno reso Istanbul unica.
‘’Questa è la città, come tale va presa e amata: non è difficile, perché il miracolo è che – quanto meno agli occhi dello ‘’straniero’’ – tutto questo riesce in qualche modo ad apparire come un amalgama omogeneo, e su tutto continua a prevalere il favoloso profilo stagliato contro il cielo della città vecchia che rimane nella memoria di ogni viaggiatore.’’
In molte recensioni del libro viene focalizzata l’attenzione sulle storie narrate con estrema perizia da Augias e sulle similitudini tra Istanbul e Roma. Questo parallelismo risulta spesso essere una giustificazione, come se per apprezzare Istanbul fosse necessario attribuirle dei caratteri occidentali. Istanbul è Istanbul e la Turchia non è il suo presidente. Ma come sovente accade quando si parla di questi paesi, i pareri positivi vanno sempre comprovati, difesi e giustificati.
Augias cita Orhan Pamuk, premio Nobel per la letteratura nel 2006, per far comprendere un sentimento che vive tra i vicoli e i cuori degli abitanti di Istanbul. Nella prospettiva dell’autore turco una città non coincide con la descrizione estetica e fisica dei luoghi, e neppure con le vite dei suoi abitanti del presente e del passato, ma va oltre, ponendosi come entità viva ed autonoma, dotata di una propria personalità, di una propria coscienza e di una propria memoria storica. Nel capitolo del suo romanzo Istanbul intitolato Tristezza, l’autore turco, per spiegare il particolare carattere su cui si fonda l’identità di Istanbul, ricorre al concetto di hüzün. Nel Corano questa parola sta ad indicare lo stato d’animo determinato da una grave perdita spirituale e dal distacco irreversibile da una persona amata. Il concetto è stato ripreso nella filosofia sufi per indicare l’emozione generata dalla consapevolezza dell’incolmabile distanza tra l’uomo e Dio. Tale sentimento è tuttavia estremamente positivo, poiché è visto come una condizione esistenziale necessaria per intraprendere il cammino mistico di riavvicinamento alla divinità. Questa citazione è la vera perla del libro di Augias. Una chiave per entrare non in una città, ma in una poesia intitolata ''Istanbul''.
''La Luna e il Sole sono due istanbulioti da tempi immemorabili.
Mare e terra, s’incontrano solo in essa''
Necip Fazıl Kısakürek
Fonti: Einaudi - libreriauniversitaria - qlibri - mangialibri
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