TURCHIA - EGITTO - SIRIA
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La Turchia e l’Egitto sono accumunati dall’antica tradizione del teatro delle ombre. Nella versione turca, il tema centrale delle commedie sono i contrasti fra i due personaggi principali: Karagöz l'uomo del popolo, illetterato e diretto, e Hacivat il rappresentante della borghesia corrotta. L’equivalente egiziano di Karagöz è Aragoz, un burattino a guanto. Le varie teorie sull’origine e sull’appartenenza di questo personaggio hanno generato diatribe che sono state democraticamente risolte dall’Unesco.

La penisola anatolica è un dinamico crocevia di culture stratificate nei secoli, originato dalle diverse ondate migratorie provenienti dall’Asia Centrale. Tra il ricco patrimonio culturale giunto in Turchia da Oriente, si distinguono le arti performative di derivazione animistica. Il termine oyun, che in turco significa ‘’gioco, dramma, teatro’’, deriva dal nome che gli asiatici utilizzavano per indicare lo sciamano, ovvero colui che, attraverso musica, danza e azioni che oggi delfineremmo teatrali, cura il corpo e la mente. Questa tradizione, nata in Cina, si è evoluta nei secoli ed è giunta fino in Anatolia, trovando come sua espressione massima lo spettacolo d’ombre chiamato Karagöz. La commedia, che si sviluppa come un gioco d'ombra basato sui movimenti di rappresentazioni di persone, animali o oggetti, prende il nome dal suo personaggio principale, Karagöz appunto, che in turco significa “occhio nero” (kara “nero” e göz “occhio”).

Karagöz è un antieroe comico, che ricorda tutta una corolla di personaggi della tradizione teatrale comica occidentale, da Zanni a Pulcinella, ad Arlecchino. Non è un personaggio dalle buone maniere, incarna lo spirito popolare e ha una particolare propensione a cacciarsi nei guai. Al suo fianco appare sempre il deuteragonista Hacivat, un uomo socialmente rispettabile e talvolta anche individualista e calcolatore. Il tema centrale delle commedie sono i contrasti fra i due personaggi principali: Karagöz rappresenta l'uomo del popolo, illetterato e diretto, mentre Hacivat appartiene alla classe istruita e si esprime con un linguaggio forbito. Lo spirito semplice, ma arguto, di Karagöz ha sempre la meglio sull'istruzione di Hacivat. Il poeta francese Théophile Gautier, che nel suo libro Costantinople, pubblicato nel 1853, dedica un intero capitolo a Karagöz, lo descrive come “un mélange di stupidità, lussuria e astuzia”. Tramite le cronache di viaggio di Gautier, si scopre una versione falloforica del personaggio di Karagöz, che oggi è andata perduta. Gautier segnala la presenza di due tipi di spettacolo: uno “decoroso’’, l’altro “licenzioso’’ in cui Karagöz è protagonista di prodezze erotiche. Questa versione non censurata di Karagöz, legata agli antichi riti di fertilità anatolici e ai misteri pagani greci (in particolare legati a Dioniso), si perse nel tempo anche a causa dell’islamizzazione della Turchia e del cambio di pubblico.

Nonostante Karagöz, come afferma Gautier, abbia subito nel tempo “una vera e propria castrazione, diventando un pulcinella senza bastone”, ha mantenuto per alcuni secoli il suo ruolo di sovvertitore dei codici sociali. Figura socialmente emarginata e di ceto umile, Karagöz diviene suo malgrado il protagonista dell’azione e le sue gesta finiscono per assumere un carattere di straordinarietà. L’ambiguità e la contraddittorietà di Karagöz incarnano quello che è stato definito come allomorfismo dell’eroe comico, che si esalta nel vitalismo di imprese che superano ogni logica ordinaria. Nel corso dei secoli, Karagöz, a causa delle sue umili origini riconducibili al ceto medio turco, è diventato il rappresentante della morale comune della nazione che si scontra con l’arroganza e la corruttibilità di Hacivat.

Nella commedia sono stati inseriti anche altri personaggi, come l'ubriacone Tuzsuz Deli Bekir, con l'immancabile bottiglia di vino, Uzun Efe dal collo lungo, l'oppiomane Kanbur Tiryaki con la sua pipa, l'eccentrico nano Altı Kariş Beberuhi, lo sciocco Denyo, lo spendaccione Civan, e la civettuola Nigâr. Fra i personaggi sono compresi anche danzatori e jinn, oltre a vari personaggi non turchi: un arabo che non conosce il turco (di solito un mendicante o un venditore ambulante), una domestica nera, una domestica circassa, una guardia albanese, un dottore greco, un armeno (generalmente un domestico o un cambiavalute), un ebreo (di solito un orafo), e un persiano che recita poesie con accento azero.

Lo spettacolo di Karagöz è strutturato in quattro parti. La sezione introduttiva, chiamata mukaddime, ha delle connotazioni mistiche con la recitazione del sema, una preghiera cantata e accompagnata da musica che ha lo scopo di sottolineare la funzione educativa dello spettacolo. In questa prima parte entrano in scena i due protagonisti Karagöz e Hacivat. Nella seconda sezione, chiamata muhavere, c'è una discussione tra i due protagonisti, in cui vengono esaltate le differenze ideologiche tra i due personaggi. Da questa discussione si passa all’azione, ovvero il fasil, la sezione dedicata alla storia da cui prende vita la trama principale. Infine, si arriva al bitiş, una breve discussione fra Karagöz e Hacivat che si conclude sempre con Hacivat che rimprovera Karagöz di aver "rovinato" qualsiasi impresa, e con quest’ultimo che chiede perdono per le sue trasgressioni.
Tutti i ruoli dello spettacolo Karagöz, vengono interpretati dallo hayalî. Imitando suoni, dialetti e timbri vocali dei vari personaggi, lo hayalî anima le immagini, attraverso l’uso di bacchette sull’ayna (letteralmente ‘’specchio’’), uno schermo di tessuto semi-trasparente, illuminato posteriormente da una lampada ad olio o dalle moderne lampadine. Inizialmente le tende erano 2 x 2,5 m, ma poi vennero ridotte a 110 x 80 cm. Il pubblico, sistemato davanti allo schermo, vede solo le ombre proiettate su di esso. Solitamente alte tra i 35 e i 40 centimetri, le figure, note come tasviri, sono realizzate in pelle animale trattata, specialmente di cammello o di bufalo d’acqua, che viene lavorata con un coltello affilato chiamato nevregan. Le varie parti della figura sono ritagliate separatamente e dipinte con colori translucidi naturali o con inchiostro indiano, quindi legate l'una all'altra con corde note come kalkut o kiris che ne permettono l'articolazione.
Lo spettacolo Karagöz era performato durante il periodo del Ramadan nei caffè o nei giardini pubblici. Per oltre i seicento anni di Impero Ottomano, Karagöz fu una delle più importanti forme d’intrattenimento popolare, oltre che di satira di tutti gli eventi sociali e politici dell’epoca. Proprio a causa dell’ampia area di dominazione e di influenza dell’Impero Ottomano, sono nate controversie per ottenere il diritto alla paternità dello spettacolo.

Gli intellettuali e gli artisti egiziani hanno a lungo difeso la paternità della tradizione del teatro delle ombre. La difesa di questa forma d’arte e del suo riconoscimento come eccellenza egiziana, ha molte volte assunto toni di polemica politica nei confronti della Turchia, considerata l’erede dell’impero che controllò l’eyalet d’Egitto dal 1517 al 1867. Lo spettacolo turco Karagöz, in Egitto prende il nome di al Aragoz e, al posto di figurine create con pelle animale sapientemente decorate, vengono utilizzati dei burattini a guanto con la testa in legno. Proprio come per Karagöz, anche nella versione egiziana, il nome dello spettacolo deriva dal suo protagonista, Aragoz, un personaggio dagli occhi scuri definiti dal kohl, lunghi baffi neri e vestito con una tunica rossa. Anche la struttura dello spettacolo divisa in quattro parti mostra una corrispondenza quasi perfetta con la versione turca.
Il dibattito sulla paternità di Karagöz – Aragoz ha preso in considerazione un ampio asse temporale, nel tentativo di giustificare anche storicamente l’attribuzione a uno dei due paesi. Alcuni storici fanno risalire la nascita del personaggio di Aragoz al periodo faraonico sulla base dell'etimologia del nome: "ara" corrispondente al verbo "fare" e "goz", "parole". L’esistenza di fantocci in legno nell’Antico Egitto è ampiamente dimostrata dalle scoperte archeologiche. Tuttavia queste numerose statuette non sono dei burattini creati a scopo ludico. Queste figurine erano create per accompagnare il defunto nel suo viaggio nell’aldilà o come statue votive da portare in processione o, in altri casi ancora, come idoli di dei della fertilità. Affermare quindi che i burattini facciano parte dell’eredità dell’Egitto faraonico è errato. Risultano molto più verosimili le teorie che fanno riferimento al panorama incredibilmente ricco, e talvolta inestricabile, di intrecci e di transiti culturali che si erano creati prima dell’avvento dell’Islam. Va, infatti ricordato, che le nazioni in questione, sono stati di creazione recente e che i confini che oggi appaiono chiari e che vengono rigorosamente sottolineati, un tempo non esistevano. A ricordarcelo è Karagöz stesso, non un arabo come Aragoz, ma uno zingaro.
Prima della comparsa dell’Islam nel VII sec. d.C., l’altopiano iranico era il passaggio obbligato degli zingari che si spostavano dalla loro terra originaria, tra India e Pakistan, verso Occidente. Molti di essi portarono con sé il proprio bagaglio culturale, tra cui le antiche tradizioni teatrali delle ombre cinesi. Molte testimonianze posteriori, attestano la presenza di corporazioni di attori, musicisti, danzatori, ventriloqui e cantastorie di origine iranica in Anatolia, nei paesi del Levante e in Egitto. Con l’inizio della dominazione ottomana e l’islamizzazione, i temi mutarono e fece la sua comparsa l’aspetto satirico.
Gli esperti sono divisi tra chi sostiene che lo sviluppo delle tecniche del teatro dell’ombra e l’invenzione del personaggio di Karagöz sia iniziato in Turchia a seguito delle influenze iraniche, e chi ne fa derivare la tradizione a seguito dell’assoggettamento ottomano dell’Egitto da parte del sultano Selim I. I sostenitori di questa seconda teoria, sottolineano che l’originario Aragoz, creato nel XII secolo, sia arrivato in Turchia con il nome di Karagöz solo nel XVI secolo.

Tuttavia le testimonianze letterarie persiane, in particolare di Farid Al-din Attar e di Kashifi, attestano l’esistenza in tempi remoti del teatro delle ombre e di un contatto avvenuto con il sud-est della Turchia. La questione spinosa della paternità risulta molto complessa e di difficile risoluzione per il fatto che gli artisti si spostavano di continuo con i loro spettacoli. In Turchia esistono molte leggende legate alla nascita dello spettacolo.

Una leggenda turca narra che durante il regno del Sultano Orhan I (1326-1359) si stava costruendo una grande moschea a Bursa (prima capitale del beilicato ottomano). Nel cantiere lavoravano Karagöz e Hacivat: il primo come fabbro, il secondo come muratore. I due compagni intrattenevano tutti con i loro motti e facezie, tanto che a un certo punto i lavori della moschea si interruppero, perché tutti gli operai si fermavano ad ascoltare le loro storie divertenti. Il sultano si arrabbiò a tal punto da metterli a morte, tagliando loro la testa. Subito dopo il sultano fu preso dal rimorso, e uno dei suoi servitori, Sheik Küșteri, pensò di far rivivere i due, costruendo uno schermo sul quale si proiettarono le due figure degli sventurati Hacivat e Karagöz. Nella tradizione turca Sheik Küșteri è considerato lo scopritore e il patrono del teatro delle ombre. Questi, che era un derviscio di origini persiane, viene spesso nominato nel prologo dello spettacolo ed è protagonista anche di un’altra leggenda che narra che il derviscio, per far rivivere i due personaggi messi a morte dal sultano, catturò due grossi pesci, li scuoiò, diede loro forma umana e li fece apparire dietro una tenda.

Tutte queste teorie e storie rendono ancora più affascinante la figura nomade di Karagöz, che traccia vie di congiunzione tra l’estremo e il vicino Oriente, per arrivare in Egitto e in tutto il Maghreb, fino in Europa, per due vie, attraverso i Balcani e la Spagna. Nel corso dei secoli, un apporto importante al teatro delle ombre venne dato anche dagli artisti armeni, greci ed ebrei. Per quanto riguarda questi ultimi occorre sottolineare che oltre 20.000 ebrei giunsero nell’Impero ottomano, dove trovarono rifugio, dopo l’espulsione dalla Spagna, dal Portogallo e da altri paesi europei, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo. L’impero ottomano aveva conquistato Istanbul nel 1453, eletta a nuova capitale, ed era nel momento di massima espansione. Molti ebrei si distinsero particolarmente per la loro abilità nell’animazione di marionette e nei giochi di prestigio. Considerati da alcuni studiosi come un possibile trait-d ’union tra la Commedia dell’arte e il teatro comico turco (oltre alla comunità italiana stanziata a Istanbul dal Medioevo che svolse un ruolo rilevante per la conoscenza della Commedia dell’Arte), avrebbero forse già conosciuto il teatro delle ombre in Spagna, dove si ha testimonianza delle cosiddette ombres chinoises.
L’UNESCO ha stabilito che le radici dell'Aragoz sono egiziane e per questo, nel 2018, ha aggiunto lo spettacolo nell'elenco rappresentativo del patrimonio culturale immateriale dell'umanità dell’Egitto. Otto anni prima, nel 2008, aveva inserito nella medesima lista Karagöz per la Turchia. In entrambi i paesi, si sta cercando di salvaguardare quest’antica tradizione teatrale che sta diventando sempre meno popolare e conosciuta.
Il professore di teatro Nabil Bahgat, che ha redatto la domanda di iscrizione all’Unesco per conto della Società egiziana per la tradizione popolare, si è detto molto soddisfatto per l’accettazione della richiesta. Dall’altra parte la Turchia sta portando avanti dei progetti valorizzazione dello spettacolo Karagöz coordinati con il Ministero della Cultura e il Centro nazionale turco dell'Unione internazionale delle marionette e del teatro delle ombre (UNIMA). A Bursa, la città in cui visse Sheik Küșteri, è stato costruito nel 2007 la "Karagöz House", un museo dedicato alla tradizione di Karagöz in cui scoprire i segreti del teatro delle ombre turco.
Senza spostarsi fino alla bella cittadina di Bursa, anche la nostra Sicilia offre la possibilità di conoscere da vicino la tradizione popolare del teatro. Il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, fondato a Palermo nel 1975 dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari, custodisce oltre 5mila pezzi, fra marionette, pupi, burattini, ombre, attrezzature sceniche e cartelloni provenienti da tutto il mondo. Tra questi, il Museo conserva la più vasta e completa collezione di pupi di tipo palermitano, catanese e napoletano (dichiarati Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO nel 2008), e numerosi materiali utilizzati nelle altre tradizioni del teatro di figura come il Ningyo Johruri Bunraku giapponese, il Wayang Kulit indonesiano, lo Sbek Thom cambogiano, il Namsadang Nori - Kkoktu-gaksi Norum coreano, le Rūkada Nātya dello Sri Lanka e il Karagöz.
Ma la testimonianza più preziosa di questa antica arte non si trova in un museo, bensì tra le rovine di una città che in questi ultimi anni è stata vittima di atroci crimini contro l’umanità. La tradizione del teatro delle ombre ha sempre fatto parte della cultura siriana. Damasco era una delle città in cui gli spettacoli di Karakoz (versione siriana di Karagöz) e Eiwaz (Hacivat) erano occasioni per sorridere e riflettere sulla quotidianità.
Oggi è rimasto poco della spensieratezza di un tempo. Le persone non hanno più il tempo e il luogo per fare e vivere l’arte. L’urgenza di scappare per trovare un rifugio sicuro, ha fatto cadere la tradizione del teatro delle ombre nell’oblio. Le uniche speranze rimaste sono la nomina Unesco dello spettacolo delle ombre siriano nel 2018 e la perseveranza di Shadi al-Hallaq, l’ultimo burattinaio di Damasco. Nonostante sia rimasto solo e il suo pubblico si sia ridotto drasticamente, Shadi continua a creare i suoi spettacoli e a regalare sorrisi ai bambini. La sua storia ci ricorda il valore non solo estetico e ludico del teatro delle ombre, ma anche il valore umano che sta alla base di questa sapiente ed antica arte che da secoli fa sognare, divertire e riflettere intere generazioni.
Fonti: kainos.portale - karagoz.net - karagoztheatre.com - ktb.gov.tr - allaboutturkey - turkishculture.org - ich.unesco.org - ich.unesco.org - english.alarabiya.net - dailynewsegypt - hurriyetdailynews - unima.org - ich.unesco.org
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