KAYSERI - CAPPADOCIA
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Al tempo in cui la Cappadocia era provincia romana, nacque e visse a Cesarea, odierna Kayseri, una ragazza di nome Dorotea. Di fede cristiana, la ragazza era conosciuta in tutta la regione per la sua condotta saggia e caritatevole. Secondo la sua agiografia, narrata in un'antica passio del Martirologio Geronimiano, Dorotea fu oggetto d'invidia da parte di molti, incapaci di giungere all'altezza delle sue virtù. Queste persone di animo malevolo, la denunciarono al governatore romano Sapricio, che era stato inviato in Cappadocia da Diocleziano per perseguitare i cristiani. L'inquisitore volle subito esaminare il caso di Dorotea per vedere se era cristiana e, fattala prendere, la fece condurre al suo cospetto, ordinandole di sacrificare agli dei.

Di fronte al rifiuto fermo e ripetuto di Dorotea, Sapricio la minacciò, ponendola di fronte agli strumenti di tortura, ma la fanciulla non ebbe nessuna paura. Visto che non veniva a capo di nulla, il governatore fece chiamare due sorelle cristiane che si erano piegate al volere sovrano ed avevano rinnegato Cristo. A queste, che si chiamavano Criste e Callista, Sapricio consegnò Dorotea perché la convincessero ad abiurare come loro avevano fatto in precedenza. Di lì a poco, invece di esser Dorotea a cambiare parere, furono le due donne che le si gettarono davanti in ginocchio, pregandola di far loro ottenere il perdono da Dio. Così, quando Sapricio chiese conto a Criste e a Callista del loro operato, queste con coraggio professarono di nuovo la fede cristiana. Il governatore andò su tutte le furie e condannò le due sorelle al rogo.

Quanto a Dorotea, il tiranno la sottopose a numerosi tormenti: le lacerò le giunture delle ossa stirandola con le corde e le fece bruciare i fianchi con le torce accese, ma incredibilmente la giovane manteneva la sua serenità, la sua fede, la sua compostezza e il suo sorriso. Al colmo del furore, Sapricio ordinò che le dessero numerose percosse sul volto, affinché sparisse quel sorriso che tanto lo irritava. Ogni suo tentativo fu vano e, dopo averle nuovamente chiesto inutilmente di rinunciare a Dio, la condannò alla decapitazione. Dorotea, invece di disperarsi, accolse la sua sentenza di morte con gioia, ringraziando Cristo che la chiamava alle sue nozze in uno splendido giardino pieno di fiori.

Mentre la ragazza veniva condotta fuori dal palazzo per andare al martirio, incontrò il giudice Teofilo, il quale era stato presente quando Dorotea aveva parlato delle sue nozze. Teofilo subito si mise a deriderla, tanto che le disse "Ti prego sposa di Cristo, mandami dei fiori dal giardino del tuo sposo’’. Dorotea rispose che avrebbe soddisfatto la sua richiesta. Prima di essere decapitata, Dorotea pregò in un estremo atto di fede. Dopo la sua ultima preghiera, scese dal cielo un angelo nelle sembianze di un fanciullo che offrì a Teofilo i fiori che aveva richiesto. Allora Dorotea reclinò il capo, che le fu reciso con un colpo di spada. Tanto fu edificante la morte di Dorotea, preceduta da quell'evento prodigioso, che il giudice Teofilo proclamò la sua conversione alla fede di Cristo. Per il suo tradimento, anche lui fu condannato da Sapricio alla pena capitale mediante decapitazione. Per questo la Chiesa lo onora come santo assieme a Dorotea il 6 febbraio. Santa Dorotea è stata eletta patrona dei fiori e dei giovani sposi. La sua icona è, infatti, sempre raffigurata col grembo pieno di fiori o un mazzo fiorito nella mano.
Fonti: santiebeati.it - romanchurches.fandom.com
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