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Stele di Kuttamuwa, il più antico monumento all’anima

GAZIANTEP - TURCHIA

Tempo di lettura stimato: 6 minuti

All’interno del Museo Archeologico di Gaziantep sono contenuti numerosi reperti provenienti dal sito di Zincirli. Questa località, anticamente nota con il nome di Sam’al, fu la capitale di un regno neo-ittita / aramaico dal X al VII secolo a.C. ed ereditò tradizioni culturali sia semitiche occidentali, che neo-ittite. I primi scavi condotti sui 40 ettari su cui si estende il sito di Zincirli risalgono al periodo tra il 1888 e il 1902 sotto la guida della Società Orientale Tedesca. Gli studi condotti sull’antico centro di Sam’al riportarono alla luce una cittadella fortificata perfettamente circolare all’interno di una doppia cinta muraria con tre porte d’ingresso e cento bastioni. All'interno della cittadella vera e propria sorgevano due complessi architettonici, designati col nome di Palazzo Superiore e Inferiore, entrambi costituiti da unità minori, variamente disposte intorno a spazi aperti, del tipo detto bīt khilāni, ovvero un tipo di palazzo della Siria settentrionale, caratterizzato da un portico a colonne che immetteva in un atrio largo, ma poco profondo, mediante una scalinata fiancheggiata da leoni o colossi. All’interno del nucleo abitativo vennero rinvenuti statue giganti di leoni, oltre a numerosi ortostati e stele inscritti in aramaico, fenicio e un dialetto aramaico locale chiamato Sam'aliano. 

Zincirli Höyük, provincia di Gaziantep - Turchia
Zincirli Höyük, provincia di Gaziantep - Turchia

Dal 2006 i lavori nel sito sono passati alla direzione del team dell'Istituto Orientale dell'Università di Chicago. Il 21 luglio 2008, la spedizione Neubauer, diretta dal Prof. David Schloen dell'Università di Chicago e dal direttore associato Amir Fink, ha recuperato nel suo contesto archeologico originale una stele in basalto di 400 chili, recante un'immagine in rilievo e un'iscrizione aramaica. Incastonata in un muro di pietra con il suo tenone sporgente ancora inserito nel pavimento lastricato, la stele è stata datata all’800 a.C. e si presenta alta 95 centimetri e larga 70 centimetri. Da solo, questo documento unico al mondo, rivela una serie di nuovi dettagli su credenze, pratiche e ambientazione del culto mortuario siro-ittita non regale. 

Stele di Kuttamuwa, il più antico monumento all’anima - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)
Stele di Kuttamuwa, il più antico monumento all’anima - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)

Sul fronte piatto della stele è raffigurato un uomo barbuto seduto su una sedia davanti a un tavolo imbandito di cibo.  Accanto a lui c'è un’iscrizione alfabetica di tredici righe in dialetto Sam'aliano, la lingua parlata nella regione di Zincirli durante l'età del ferro. La scena mostra un uomo seduto su una sedia con lo schienale alto con i piedi su uno sgabello basso, rivolto a destra. L'uomo ha una folta barba, ma non sembra avere i capelli. Indossa una tunica a maniche corte lunga fino alle caviglie, uno scialle con frange sulle spalle e degli stivali bassi. Nella mano destra, l'uomo regge all'altezza della bocca un'ampia coppa con un bordo svasato e lati apparentemente incavati, un tipo che è convenzionalmente chiamato a phiale e associato a pratiche di alcolismo d'élite nel Vicino Oriente e nel Mediterraneo orientale in questo periodo. Nella mano sinistra, porge un bastone che ha una forma ovale leggermente ricadente, molto probabilmente un cono di conifera su un ramo. Davanti all’uomo si trova un tavolino con gambe colonnari e rinforzo centrale, su cui sono posati una piccola scatola cilindrica con un coperchio, un'anatra o un'oca in una ciotola e una pila di tre pezzi di pane ricurvi. L'iscrizione di tredici righe riempie lo spazio a destra della metà superiore dell'uomo, sotto il disco solare alato (danneggiato da un aratro durante gli scavi) e sopra il tavolo. 

Stele di Kuttamuwa - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)
Stele di Kuttamuwa - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)

L'iscrizione, scolpita in caratteri aramaico-fenici nel dialetto Sam'aliano, recita:

Sono KTMW, servo di Panamuwa, che mi ha commissionato (questa) stele mentre era ancora in vita. L'ho messo in una camera eterna e ho organizzato una festa in questa camera: un toro per Hadad, un ariete per NGD / R ṢWD / RN, un ariete per Šamš, un ariete per Hadad dei vigneti, un ariete per Kubaba, e un ariete per la mia “anima” che (sarà) in questa stele. D'ora in poi, chiunque dei miei figli o dei figli di qualcun altro dovesse entrare in possesso di questa camera, prenda dal migliore (prodotto) di questa vite (come) un’offerta anno per anno. Deve anche eseguire il sacrificio (vicino alla) mia anima e deve assegnarmi un taglio di gamba. 

La prima riga dell'iscrizione sembra rivelare l'identità della figura seduta raffigurata nella scena del rilievo: Kuttamuwa o Katumuwa. La vocalizzazione del nome di KTMW è incerta, ma " Kuttamuwa" è stata proposta come la lettura più probabile, basata su paralleli luviani. Sia l'iscrizione, sia l'iconografia della stele indicano che il Panamuwa (nome dato ai regnanti di Sam’al) servito da Kuttamuwa era Panamuwa II, un sovrano fedele cliente del re Tiglat-Pileser III d'Assiria che regnò a Sam'al dal 740 a.C. fino alla sua morte in battaglia a Damasco nel 733 a.C. Kuttamuwa si definisce ‘’servo di Panamuwa’’, senza fornire un titolo preciso. Tuttavia, due caratteristiche della sua raffigurazione, il cono di conifere che tiene nella mano sinistra e la calvizie, suggeriscono il suo status di sacerdote e indicano una possibile associazione con i vicini Monti Nur (anticamente noti come Monti Amanus), una fonte perenne di prodotti di pino e cedro. E’ stato ipotizzato che Kuttamuwa appartenesse alla marzeaḥ, una società religiosa maschile di alto ceto dedicata a divinità come Šatrana (dio delle montagne), Ištar (la più importante divinità del pantheon mesopotamico) o Anat (dea della fertilità presso la Cananea), attestata sporadicamente nei testi di Ebla, Ugarit ed Emar, nei libri profetici della Bibbia ebraica, nei testi fenici e aramaici del tardo primo millennio a.C. e nelle iscrizioni nabatee e soprattutto palmirene dei primi secoli dell'era volgare. Una delle attività principali di queste società era bere vino, spesso in eccesso (‘’prenda dal migliore (prodotto) di questa vite (come) un’offerta anno per anno’’).

Dettaglio della stele di Zincirli  - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)
Dettaglio della stele di Zincirli - Museo Archeologico di Gaziantep (Turchia)

Analizzando la stele dal punto di vista stilistico, cronologico, iconografico e iconologico, gli archeologi hanno notato molteplici affinità con la Stele Banquet di Assurnasirpal II, re degli Assiri dall'884 a.C. al 859 a.C. noto come "il più crudele dei sovrani assiri", rinvenuta a Nimrud (Iraq). Le persone sedute, che si pensa rappresentino i defunti, tengono quasi sempre una tazza sollevata nella mano destra e spesso un oggetto botanico nella sinistra, simbolo della rigenerazione della vita. Attraverso il confronto con le stele di Nimrud e di altre rinvenute a Zincirli, l'iconografia della scena del banchetto mostrata sulla Stele di Kuttamuwa è stata intesa non solo come simbolo della vita benedetta del defunto, ma come prescrizione per le corrette azioni rituali da compiere dopo la morte. 

Assurnasirpal II, re degli Assiri
Assurnasirpal II, re degli Assiri

La Stele di Kuttamuwa è la prima stele mortuaria siro-ittita con iscrizione a fornire informazioni esplicite sui rituali che dovrebbero essere eseguiti dopo la morte, inclusa la natura e la quantità delle offerte, nonché i loro destinatari. Il fatto che vengano fornite queste precise informazioni, implica che nelle culture dell’epoca inizi a profilarsi la divisione tra corpo e anima.L’eccezionalità di questa stele risiede proprio in questo: essere la prima evidenza scritta della convinzione religiosa della separazione tra anima e corpo nelle antiche civiltà del Medio Oriente. Come ha precisato Joseph Wegner, egittologo dell’Università della Pennsylvania, fino a quel momento in Medio Oriente non esisteva alcuna testimonianza del concetto della separazione tra anima e corpo nelle culture semitiche (Arabi, Ebrei, Cananeo-Fenici, Cartaginesi), tanto che la cremazione dei defunti era espressamente vietata. Soltanto nelle popolazioni camite dell’Africa, come gli Egizi, si riteneva che dopo la morte l’anima sopravvivesse indipendentemente dal corpo. La scoperta nel sito di urne che sembrano dovessero contenere le ceneri dei defunti fa supporre che le popolazioni di Sam’al abbiano iniziato a praticare la cremazione e a credere, come si deduce dalla frase finale della stele, che l’anima del defunto permanesse abitando all’interno del monumento su cui era stata tracciata la sua immagine. La stele sembra quindi essere il mezzo di trasmissione dei sacrifici all’anima immortale del defunto. Nei periodi successivi, infatti, il termine nbš o npš diventa sinonimo del monumento funerario, ma all’epoca di Kuttamuwa esiste ancora una differenza tra npš, stele come oggetto fisico, e nbš, l’anima che vi risiede.

La stele di Zincirli ha permesso di identificare una tradizione regionale riguardante la pratica del culto mortuario e il suo rapporto con credenze ampiamente condivise nell’area del Vicino Oriente dell'Età del ferro, oltre ad aver fornito una finestra sui gruppi sociali urbani definiti, in parte, attraverso la pratica religiosa condivisa. La stele di Zincirli il più antico (e finora unico) “monumento all’anima” rinvenuto nel Medio Oriente, è solo uno dei tanti tesori che rendono il sud della Turchia una terra affascinante che deve ancora restituire molti dei suoi segreti.

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