OLTENIA - ROMANIA
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Da bambino scolpiva oggetti in legno mentre badava al suo gregge di pecore. Poi, grazie all’aiuto di un fruttivendolo, arrivò l’Accademia delle belle arti di Bucarest e poi il successo a Parigi. Nacque così il genio romeno che rivoluzionò il concetto di scultura. Tra opere ispirate alle fiabe della campagna romena e alla magia africana, Constantin Brâncuși ricercò una forma pura ed essenziale che sprigionasse l’energia della materia.
‘’La semplicità non è un obiettivo nell'arte, ma si raggiunge la semplicità anche senza volerlo penetrando nel vero senso delle cose’’
Constantin Brâncuși
Il termine ‘’semplicità’’ è il più adatto per descrivere il ritratto della personalità e dell’arte di Constantin Brâncuși. Una semplicità non da intendere come assenza di complessità, ma come il raggiungimento dell’essenza pura del reale. Una purezza raggiungibile solo da chi, tramite la naturalezza tipica dei grandi geni, sa rimanere bambino.

Dell’infanzia e dell’adolescenza di Brâncuși sappiamo che fu vissuta nelle campagne della sua terra natia, Hobița, un piccolo villaggio romeno nella storica regione dell’Oltenia. Tra arrampicate sugli alberi, nuotate nei ruscelli e passeggiate con le pecore del padre, Constantin cresce immerso in un mondo dominato dalla natura e dalla semplicità della vita agreste. È in questo contesto che il legno delle foreste ispira le prime opere del futuro massimo esponente dell’arte del XX secolo. A tredici anni si reca nella vicina Craiova per lavorare come garzone da un fruttivendolo. Colpito dalle sue capacità, quello stesso fruttivendolo paga l’iscrizione alla locale scuola di arti e mestieri. Diplomato a pieni voti, l’allora ventiduenne Brâncuși si trasferisce a Bucarest per frequentare l’Accademia di belle arti. Nel 1903 parte per la Mecca degli artisti, Parigi, dove si guadagna subito l’ammirazione di Rodin, il più grande sculture dell’epoca, che lo invita a lavorare nel suo studio. Con grande meraviglia dello scultore parigino, Brâncuși lascia quella posizione privilegiata per continuare ad essere libero di sperimentare la propria arte. Grazie a questa decisione, l’artista intraprende la ricerca di ‘’una forma pura ed essenziale che sia capace di sprigionare l’energia della materia’’. I grandi esponenti delle avanguardie parigine tentano di catalogarlo, ma mai nessuno fu in grado di capire realmente quale fosse la filosofia dello scultore romeno.
“Ci sono idioti che definiscono il mio lavoro astratto; tuttavia ciò che chiamano astratto è ciò che è più realistico.
Ciò che è reale non è l'apparenza, ma l'idea, l'essenza delle cose"
Constantin Brâncuși
Nelle forme primitive africane e nella poesia delle fiabe tradizionali romene, Brâncuși trova l’ispirazione che lo porterà a realizzare le sue più grandi opere, dalla Musa, al Bacio, Mademoiselle Pogany, fino al suo capolavoro assoluto Uccelli nello Spazio. L’uovo, la sfera, i volumi trapezoidali e il cubo sono gli elementi che più ricorrono nelle sue opere, tutti legati alla geometria solida elementare. Ama sperimentare molti materiali, tra cui legno, bronzo, marmo, ottone e alabastro per divertirsi a catturare lo spirito della materia. Nonostante abbia frequentato il mondo dell’arte parigino, Brâncuși ha sempre mantenuto la propria umile e geniale identità, finendo spesso per essere definito dai suoi colleghi come un mistico. Nonostante gli innumerevoli successi internazionali, ha sempre condotto una vita semplice nel suo studio, circondato da legno, pentoloni di pietanze romene e strumenti musicali. Brâncuși è sempre rimasto fortemente legato alla sua Romania, come dimostra l’entusiasmo con cui accolse l’idea di realizzare un monumento in memoria dei civili romeni che riuscirono a respingere l’invasione tedesca del 1916. Fa ritorno nella sua patria nel 1937 e nel 1938 per l'inaugurazione di tre monumentali opere in un giardino pubblico a Tîrgu Jiu: nuove enormi versioni in acciaio della Colonna Infinita, la Porta del Bacio e la Tavola del Silenzio.
La lista delle collaborazioni, dei successi e dei premi ottenuti da Constantin Brâncuși è molto lunga. Tuttavia riportarla toglierebbe la poesia di questa miracolosa storia. ‘’Non cercate le forme oscure o i misteri, poiché ciò che vi regalo io è pura gioia. Contemplate le mie opere finché riuscirete a vederle: chi è vicino a Dio le ha già viste’’. In Oltenia e in generale in tutta la Romania, questa purezza di visione non risulta astratta, ma reale. La semplicità della natura riesce a insinuarsi nell’animo e noi, anche senza volerlo, torniamo a vedere l’essenziale che è invisibile agli occhi. Giochiamo con voci senza fonti fisiche e ci riscopriamo bambini. Sicuramente è stata la realtà e la verità di questi luoghi a far dire a Brâncuși che ‘’quando non siamo più bambini, siamo già morti’’. Lui morì, ancora bambino, a 81 anni, lasciando una ricca eredità non solo di opere d’arte, ma di umanità.
Fonti: Meridiani - rri.ro
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