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Kalila e Dimna, l’incanto degli hekâyat e della lingua proibita

INDIA - IRAN

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Raccolte di racconti come Le Mille e Una Notte potrebbero apparire ad una prima lettura un insieme di novelle ludiche concatenate, popolate da sultani, jinn, animali e mercanti. In realtà, dietro questo aspetto disimpegnato, si nascondono una serie di precetti morali ed etici, oltre ad una superba maestria nell’arte del raccontare. L’abilità nella ‘’tessitura’’ degli hekâyat, ovvero delle storie nelle storie, deriva da una lunga tradizione orale di origine asiatica. Se le vicende narrate da Shahrazād al re Shahriyār durante le alf laila wa laila (mille e una notte) sono ormai note, esiste un’altra raccolta di racconti meno conosciuta, ma che ha viaggiato per duemila anni in tutto il mondo ed è stata tradotta in oltre cinquanta lingue dal mongolo all’amarico. Si tratta di Kalila e Dimna, un corpus di apologhi di origine sanscrita che, seguendo lo schema degli hekâyat, narra le vicende di due sciacalli parlanti alla corte del re leone. 

Kalila e Dimna - Kalīla wa Dimna
Kalila e Dimna - Kalīla wa Dimna

Se oggi i racconti di Kalila e Dimna (in arabo Kalīla wa Dimna) sono sconosciuti ai più, in passato erano noti a qualsiasi erudito o uomo di cultura. La storia stessa del libro è avvincente: le sue fonti di ispirazione sono I Jataka, il ciclo di oltre 500 racconti sulle vite anteriori del Buddha, e l’Arthashastra di Kautilya, scritto nel IV sec. a.C., un antico trattato indiano di scienze politiche e strategia militare, oltre che manuale per illustrare in dettaglio come governare un regno. Il titolo corrisponde al nome dei due sciacalli Karataka e Damanaka (arabizzati in Kalīla e Dimna), protagonisti del primo racconto dell’opera indiana Tantrakhyâyka, che ha dato poi alla luce il Pañcatantra, la più famosa e antica raccolta indiana di favole sugli animali. Intitolato originariamente I Cinque libri, questa silloge novellistica sanscrita, basata sul principio induista del Niti (“saggia condotta nella vita”), risale alla tradizione orale del IV secolo a.C. e la sua prima trascrizione (VI sec. a.C.) è attribuita a Viṣṇu Śarman. 

Storia del re Mahajanaka dai Jataka - Grotte di Ajanta (India)
Storia del re Mahajanaka dai Jataka - Grotte di Ajanta (India)

Il libro è composto da un racconto-cornice dal quale si dipartono numerose favole che contengono precetti di morale utilitaristica, secondo la quale l’azione giusta è quella che comporta maggiori vantaggi. Il racconto, che incardina gli altri secondo lo schema degli ḥikāyāt, narra dello scià dell’India, Ray Dabashelim, che affida i suoi figli al bramino Bidpai, perché li educhi. Proprio come nelle Mille e Una Notte, dove Shahrazād deve tessere notte dopo notte una trama di storie avvincenti che la salvino dalla morte, anche il racconto delle novelle di Kalila e Dimna avviene sotto minaccia. L’opera si presenta come una serie di conversazioni tra il re e il saggio, incalzato e minacciato dal sovrano, affinché gli racconti delle storie per trarne insegnamenti. La struttura stessa del libro riflette l’ingiunzione reale, dal momento che non solo l’opera è il frutto di un ordine, ma ciascun capitolo rimanda ad essa. In tutta l’opera è, infatti, sempre il personaggio in posizione d’inferiorità a fungere da narratore. Inventare storie è l’unica arma a disposizione dei deboli per sopravvivere.

Ray Dabashelim, lo scià dell’India, disse un giorno al bramino Bidpai: ‘’Raccontami lo hekeyat di quei due amici la cui amicizia si trasformò in odio per colpa di uno sparlatore che seminò zizzania’’. ‘’Intendete dire lo hekeyat del leone e della mucca’’, rispose il in bramino Bidpai. E cominciò a raccontare…

Hekeyat del leone e della mucca - Kalīla wa Dimna
Hekeyat del leone e della mucca - Kalīla wa Dimna

Una volta terminata l’opera, su consiglio del saggio, il re ordina di farla mettere sotto chiave nella sua biblioteca per evitare che venga tradotta e diffusa tra i popoli nemici. Da questo episodio, nascono le varie versioni di Kalila e Dimna che si sono diffuse in Medio Oriente nei secoli successivi. 

L'esecuzione dei bramini - Kalīla wa Dimna
L'esecuzione dei bramini - Kalīla wa Dimna

L’opera fu tradotta nel VI secolo dal sanscrito in pahlavico, nell’VIII secolo dal pahlavico in arabo e da qui si è diffusa in quasi tutte le letterature occidentali e orientali, grazie soprattutto all’opera di Ibn al-Muqaffa‘, dalla cui versione derivano altre di varia provenienza (siriaca, turca, malese, greca bizantina, etiopica, mongolica, neopersiana, ebraica). 

Il pesce e il pescatore - Kalīla wa Dimna
Il pesce e il pescatore - Kalīla wa Dimna

Questa versione finì cinque secoli dopo tra le mani di un altro autore persiano Abdol-Ma’ali che, con la scusa di voler riscrivere la storia in arabo, riuscì a salvare gli antichi racconti dal nuovo proibizionismo arabo. Egli ne riscrisse una nuova versione in Medio persiano, tentando di riportare il libro alla sua seconda versione originale. Ogni elemento linguistico e culturale arabo fu rimosso, facendo ritornare Kalila e Dimna un capolavoro della letteratura persiana. 

Il volo della tartaruga - Kalīla wa Dimna
Il volo della tartaruga - Kalīla wa Dimna

La versione di Abdol-Ma’ali fu, infine, rielaborata e tradotta in olandese da Kader Abdolah, uno scrittore e poeta iraniano contemporaneo, perseguitato dal regime dello scià e da quello di Khomeini, come omaggio all’Occidente. L’opera quindi, oltre ad essere un patrimonio letterario mondiale, è anche testimonianza dei grandi passaggi, della circolazione, duttilità e collaborazione tra gli scrittori dell’antichità che si apprezzavano senza barriere geografiche. 

Fonti: Calila e Dimna di Kader Abdolah, traduzione di Elisabetta Svaluto Moreolo, edizioni Iperborea - inkroci.italsun.journals.ekb.eg

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