UN SOGNO CHIAMATO ARTE

«La vera realtà è solo la fantasia, una creazione vera della nostra mente»

Luminita Irimia

Viaggiare è essenzialmente avere voglia di sporcarci l’anima con i colori del mondo. A volte questi colori si nascondono in luoghi e in situazioni impensabili e si presentano senza preavviso, lasciandoci stupiti, disorientati, sedotti, appagati. La paura, gli stereotipi e la pura razionalità vanno chiusi a doppia mandata. Quello che ci deve guidare è la voglia di andare oltre, di ascoltare non con le orecchie ma col cuore, di incrociare lo sguardo di gente sconosciuta eppure non straniera. Questo è quello che è avvenuto durante un viaggio nella cara Napoli, una città che di colori se ne intende. Avevo preso alloggio in un hotel nel quartiere dove è nato e cresciuto Pino Daniele. Non avrei mai immaginato che l’incontro più interessante sarebbe avvenuto durante la prima colazione. Una donna dalla voce dolce e dal sorriso che profumava di buoni pensieri mi si era avvicinata per chiedere cosa gradivo. I suoi occhi avevano una luce ironica, umile, intelligente. Inevitabile e impossibile non chiedere chi fosse, da dove venisse e quale fosse la filosofia della sua arte. E così ho conosciuto la storia di Luminita, un’anima preziosa che ha scelto di partire da Campina, un paese della regione storica della Muntenia (Romania) per vivere con l’arte, nell’arte e per l’arte. 

''La cautela'' - Luminita Irimia
''La cautela'' - Luminita Irimia

Chi è Luminita? Come e dove incomincia la sua storia?

Il mio nome d’arte è Lumi e deriva dal rumeno Luminita, ‘’piccola luce’’. La mia storia inizia quando avevo circa quattro anni. A quell’epoca risale il mio primo disegno a matita su un libro di religione: un personaggio di profilo con una mano a sei dita. Ho sempre avuto una grande passione per il disegno… Disegnavo dappertutto e per mia madre era una gran fatica dover ripulire tutti i segni che lasciavo per casa. Dacché ho memoria, il mio istinto è sempre stato quello…diventare un’artista. I miei genitori non hanno mai condiviso e supportato la mia scelta perché dicevano che gli artisti vivono in povertà per tutta la vita e finiscono col morire di fame. Nonostante il loro mancato appoggio, ho sempre seguito il mio sogno, sperimentando tante tecniche, dalle matite, al carboncino, all’acquerello, fino alla pittura ad olio o con inchiostri e acrilici. A scuola ero molto brava in matematica e in educazione artistica, materie che mi hanno consentito di diventare prima ragioniera e poi docente. Insegnavo disegno e pittura ai bambini e più stavo nel mondo dell’arte, più mi accorgevo che quella era la mia appartenenza, il mio essere. Era il mio mondo dei sogni. Un luogo di rifugio dove vivevo sia l’armonia, che il tormento. Un mondo dove la mia percezione era diversa dal mondo reale. Un mondo onirico surreale.

Con quali speranze e paure sei partita dalla Romania? 

Sono partita dalla Romania quindici anni fa. Ho abbandonato tutte le sicurezze, tra cui un lavoro fisso, ed ho cominciato ad esplorare lo sconosciuto. Senza avere paura dell’ignoto, accompagnata solo da una valigia con pochi vestiti e tanti disegni, sono salita a bordo di un pullman turistico. Due giorni dopo ero in Italia.

Che realtà ti sei trovata di fronte?

Al mio arrivo a Napoli sono stata accolta da una signora disabile, per la quale in seguito ho lavorato. Abitavo in una stanza piccolissima che aveva solo un letto e un armadio. Quello è stato il mio primo atelier. Nonostante le dimensioni ridotte, ho un bellissimo ricordo di quella stanza perché si trovava a Mergellina, uno dei luoghi più belli di Napoli. Dalla finestra si vedevano il mare e Castel dell’Ovo. Un panorama che ha allargato le mie prospettive e grazie al quale ho realizzato la mia prima opera surreale: il Castello sospeso, delle colonne romane e sullo sfondo il Vesuvio, il Grande Fratello che domina la città. Da quella finestra è nato il mio amore per Napoli, dove vivo ancora oggi.

Come ti sei avvicinata al mondo dell’arte? C’è stato un momento in cui hai capito che l’arte avrebbe ricoperto un ruolo importante nella tua vita?

Ricordo che all’età di sette anni ero iscritta ad un concorso di disegno. Fui selezionata e dall’emozione mi feci la pipì addosso…da quel momento ho capito che la mia strada era questa: fare arte. Ho sempre avuto la necessità di trovare un canale che mi portasse a sperimentare sempre più in profondità la mia arte. Così ho iniziato ad interagire e a collaborare con un gruppo di artisti che espongono le loro opere all’interno della Galleria Umberto I. Da allora ho iniziato a conoscere molti artisti e a partecipare sia a mostre collettive, che personali.

Se dovessi autodefinirti, che tipo di artista pensi di essere?

Mi autodefinisco un’artista ironico-surreale perché la mia arte ironizza il mondo reale, trasformandolo in un mondo irreale. Sono polivalente e poliedrica perché mi piace spaziare dal disegno, alla pittura, alla scultura, fino alla realizzazione di gioielli.

Le tue opere catturano immediatamente l’attenzione per la dimensione onirica, magica, introspettiva. Come nascono queste intriganti composizioni? 

La mia arte è meditazione e spiritualità. Il mio percorso d’ispirazione prevede l’entrare in uno stato di sonno e poi di risveglio…quello è l’attimo in cui colgo le immagini surreali. In quel momento il cervello rivela delle informazioni oniriche e proietta immagini incredibili, che non appartengono al mondo reale nel quale viviamo. Attraverso questo stato visualizzo quello che viene detto ‘’mondo invisibile’’. La mia arte collega proprio questi due mondi: l’invisibile e il visibile. Ho scelto questo genere di arte per avere la possibilità di trasformare i sogni in realtà e viceversa, un movimento di energia che viaggia attraverso il mondo fisico, grigio e pesante, a una dimensione eterea, leggera e trasparente.

Da quali esigenze nascono le tue opere e il tuo modo di fare arte?

La mia è un’arte introspettiva, di riflessione e di meditazione. Le mie opere nascono dalla necessità di conoscere me stessa, di comprendere chi sono, da dove vengo. Nascono dalla voglia di conoscere il mondo e di trasformare il brutto nel bello. Nascono anche dall’esigenza di cercare la verità delle cose. Non tutto quello che vedono i nostri occhi è vero. L’illusione inganna facilmente. Siamo cresciuti nell’illusione, convinti che fosse il vero. Ma la vera realtà è solo la fantasia, una creazione vera della nostra mente.

''La paura'' - Luminita Irimia
''La paura'' - Luminita Irimia

Vivi a Napoli, una realtà in cui la vita va a braccetto con la poesia. Quanto ti ha ispirato questa città di contrasti?

Napoli è stata una fonte d’ispirazione molto forte. All’inizio la lingua ha rappresentato un ostacolo. Le persone mi si rivolgevano con battute in dialetto e io credevo mi canzonassero. Poi, con il tempo, mi sono resa conto che non si trattava di una presa in giro, ma di ironia. Napoli è ironia. La sua energia vitale, i suoi mille colori e le sue verità nascoste mi hanno dato la forza di guardare in profondità la realtà dal punto di vista umano, sociale, poetico, filosofico, culturale. Questa terra di fuoco e la sua gente hanno trasformato il mio pathos molto potente, in una battaglia con il mio nemico, il Tempo. 

Nella tua ultima collezione intitolata ‘’Estinzione’’, hai affrontato il tema del presente-passato-futuro dell'umanità e di tutti gli esseri viventi. Come sono interconnessi tra loro? La speranza ha ancora uno spazio nel futuro? 

Nella mia mostra personale intitolata ‘’Estinzione’’ – tenutasi a fine 2019 presso gli spazi di Galleri@rt in Galleria Principe di Napoli – ho voluto invitare gli spettatori ad uscire dall'inerzia cerebrale e a riflettere sul senso della vita. Protagonisti sono tre grandi elementi: il passato, il presente e il futuro. A collegarli è un segmento di DNA che sta per decomporsi, simbolo della scomposizione esistenziale e del profilarsi di un futuro distruttivo in cui l’umanità verrà sostituita da uomini-macchine. Ecco allora che questi tre grandi concetti temporali confluiscono in un unico punto di interazione che è il Nulla. La nostra superbia nel crederci dèi, non tiene conto che distruggendo la natura, distruggiamo noi stessi. Con la differenza che la natura continuerà a rigenerarsi, mentre noi ci estingueremo. Il tempo non è la chiave della speranza. Siamo noi la chiave per accedere alla quinta essenza, ovvero l’etere che è il principio di vita e intermediario tra anima e corpo, tra natura e spiritualità.

Tutte le tue opere inducono ad una profonda riflessione sull’animo umano. Una delle tue fonti d’ispirazione è Georges Ivanovitch Gurdjieff, filosofo, scrittore e mistico armeno. Quanto è presente nella tua arte la ‘’verità del cuore’’?

L’incontro con le riflessioni di Gurdjieff si è tradotto in una mostra personale, curata da Emanuela Capuano, intitolata ‘’7 peccati capitali e virtù’’, risultato di uno studio durato due anni che mi ha regalato tante soddisfazioni ed emozioni. Il mio piccolo percorso nella sua filosofia ha aperto un vasto orizzonte di conoscenze e mi ha permesso di crescere molto a livello personale. Il misticismo armeno di Gurdjieff mi ha fatto capire il mio avvenire, mi ha indotto ad un’autoanalisi che mi ha portato ad una maggiore conoscenza di me stessa e del mio essere nell’essere. Non siamo solo esseri fisici e razionali, siamo anche sentimentali. Tutto questo crea un magnetismo mistico e ci porta verso il concetto di Amore. Nel cuore c’è uno spazio sacro in cui avviene la creazione. 

''La carità'' - Luminita Irimia
''La carità'' - Luminita Irimia

C’è un soggetto o un’opera a cui sei particolarmente affezionata?

In realtà no, perché quando dipingo la mia anima non può fare distinzioni. Tutto è Uno.

Spesso e ingiustamente, si ha la tendenza ad abbandonarsi a facili pregiudizi. Personalmente, la Romania mi ha lasciato senza parole: arte, tradizioni, saggezza popolare, incontri di civiltà, una natura dai colori puri, cordialità e generosità nel raccontarsi. Quanta Romania c’è nella tua arte? Se dovessi creare un’opera intitolata ‘’Romania’’ che cosa dipingeresti?

La Romania è un paese meraviglioso…peccato che molti non lo sappiano. All’estero si conosce solo Dracula, ma questo non è l’unico riferimento per il quale dovremmo essere noti nel mondo. Dietro al personaggio creato nel 1897 da Bram Stoker, esiste una storia di resistenza. Ecco perché se dovessi creare un’opera dedicata alla Romania, dipingerei un pesce fuori dall’acqua. Questo per due motivi: primo perché il territorio rumeno ha la forma di pesce, secondo perché il pesce fuori dall’acqua sviluppa un polmone primitivo che per un periodo sta in letargo e poi esce al momento propizio, proprio come ha fatto il popolo rumeno. Anch’io sono un pesce fuori dall’acqua. La mia arte è un misto di culture. Io sono figlia del mondo. Non ho etnia, nessuno statuto e mi tengo libera di creare. Le mie radici sono in Romania, ma tutto ciò che ho realizzato è il frutto delle mie esperienze in questa vita e nelle vite passate… un cumulo di conoscenze e vissuti.

Per concludere, Gurdjieff diceva: “Prima di qualunque cambiamento poniti queste semplici domande: Perché sono qui? Vale la pena di restare?”. Tu cosa risponderesti?

Io sono qui perché qualcosa mi ha bloccato. Non so ancora se vale la pena rimanere perché il cambiamento deve venire da dentro e non dalla situazione esterna. Se dovessi cambiare qualcosa della mia vita cambierei città perché le abitudini portano alla pigrizia. E poi è meglio rischiare per non annoiarsi.

Le parole di Luminita e la filosofia della sua arte sono le conferme delle cose dette finora: viaggiare è il modo migliore per confrontarsi con la propria coscienza ed aggiungere esperienze al proprio bagaglio personale. Se le opere di Lumi vi sono piaciute o volete conoscerla, potete contattarla su Facebook o tramite il suo sito personale. Nel prossimo incontro torneremo indietro nel tempo e partiremo verso Costantinopoli in compagnia della scrittrice Claudia Centi. 

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