OLTRE LE FRONTIERE, VERSO NUOVI CONFINI

«Il dubbio è parte di noi stessi; le certezze incrollabili sono la sciagura del mondo»

Avv.Nanni Rossi

Si può ancora parlare di cultura nel 2020 del Covid? Perché non solo si può, ma si deve? E soprattutto, che cos’è la cultura? Spesso questo termine provoca una sensazione di inadeguatezza. Lo percepiamo come esterno. Lo immaginiamo come un mondo elitario in cui al posto delle stelle ci sono ‘’gli oscuri libri’’ e il Sole è un grande giudice che brucia con la sua sentenza chi non sa. Questo è quello che accade nella mente di chi vede nella cultura una possibile minaccia. Ma se ragioniamo, ci rendiamo conto che questo mondo elitario non esiste. Questa visione è stata creata da chi trae vantaggio dal nostro non pensare, da chi vuole controllarci, da chi vuole renderci passivi, da chi vuole boicottare quell’attività tipicamente umana di chiedersi il ‘’perché’’.  La cultura non è al di fuori di noi, non ci è straniera e soprattutto non è nemica. Anzi, niente è più Umano della cultura. Partendo da queste mie riflessioni, ho voluto confrontarmi con l’avv. Nanni Rossi, attuale coordinatore generale dell’Associazione Culturale Postumia di Gazoldo degli Ippoliti (Mantova) per tentare di capire qual è l’attuale rapporto tra cultura e società. 

Come nasce l’Associazione Postumia? Qual è la vostra mission?

L’associazione nasce contestualmente alla sua rivista, gli “Annali di Postumia”, nel 1989. Abbiamo quindi superato la soglia dei trent’anni e soprattutto non c’è mai stata soluzione di continuità nel nostro esistere: la rivista è stato il veicolo trainante di un’attività di carattere sociale e culturale che si è sviluppata con cadenza settimanale e che si è concretizzata anche nell’allestimento di mostre temporanee e di collezioni stabili, che via via sono andate arricchendosi e qualificandosi. La mission? Offrire ad un territorio e alla sua gente la possibilità di specchiarsi (e di condividere) in un progetto culturale a largo spettro e con tante sfaccettature, in presenza di un’oggettiva carenza su questo terreno da parte delle istituzioni locali e provinciali. Il “giocattolo” è venuto crescendo nelle nostre mani ed oggi ha un respiro che va ben oltre l’Alto e Medio Mantovano (territorio d’origine ed al quale si guardava in modo peculiare), oltre i confini provinciali, oltre quelli regionali. Il dialogo ed il confronto sono ora a tutto campo, con i singoli soggetti, con le istituzioni, le università: dove c’è creatività, dove c’è ricerca, dove c’è cultura “lato sensu”, dove c’è dialogo e dove ci si confronta in modo aperto, lì c’è Postumia: le frontiere anzi sono uno stimolo per superarle!

Da più di trent’anni la vostra associazione organizza e propone un’intensa ed ininterrotta promozione editoriale, relazionale, di ricerca, di spettacolo e di viaggio. Quali sono stati i riscontri? Più difficoltà o più soddisfazioni? 

Qualche inciampo e qualche incomprensione non sono mancati (è delle cose umane), ma il bilancio morale e materiale è di gran lunga in attivo! I nostri protagonisti sono diventati spesso ambasciatori di idee e di cultura anche ad altri prestigiosi livelli. Semmai il rovello che, con il crescere degli anni del gruppo dirigente, ci affligge è l’urgenza di completare la formazione della generazione alla quale dovremo affidare per il prossimo futuro il testimone. Forse è questo il tema prioritario che ci accingiamo ad affrontare.

Il motto della vostra associazione culturale è “oltre le frontiere, verso nuovi confini”, un’affermazione che ricorda il senso del viaggio, inteso come uno strumento attivo che permette di spingerci oltre la nostra territorialità fisica, mentale e spirituale. Questo può provocare da un lato un forte entusiasmo, ma dall’altro paura. C’è un modo per convertire la paura in curiosità e riuscire dunque a superare questo impasse?

Paura? E perché? Si conciliano in Postumia l’ottimismo della ragione e quello della volontà. La ragione ci porta a programmare, da soli o con il conforto ed il sostegno di chi crede nelle risorse dell’uomo e della sua natura razionale e spirituale; la volontà (e soprattutto l’amore per il prossimo) ci spinge a soddisfare la nostra inesauribile curiosità nei confronti dell’altro, del simile e del diverso, con un’apertura mentale a trecentosessanta gradi. Gli esiti sono sempre sorprendenti e straordinari; quasi mai deludenti. Stiamo bene insieme e crediamo davvero, fuor di retorica, nella capacità di arricchirci attraverso il dialogo e la solidarietà con l’altro, con il prossimo.

Ancor prima del dilagare della pandemia, la paura era uno stato emotivo riscontrabile quando si parlava di certi Paesi o di determinate culture. Molto spesso questi timori non nascono da un’esperienza diretta, ma dalle parole dei media e dei social network. Come e quanto crede che la narrazione mediatica influisca sulla società?

Crediamo nella società aperta; siamo consapevoli che gli ostacoli e le difficoltà esistano e vadano affrontati cum grano salis; tuttavia essi sono assai poca cosa rispetto all’arricchimento che ne deriva. La felicità deve andare di pari passo con la capacità di aprirsi all’altro e di condividerne i destini e le risorse. I “media” sono certamente uno strumento utile, ma è il nostro animo a guidare il nostro destino e le nostre scelte.

Esiste ancora il piacere del dubbio?

Il dubbio è parte di noi stessi; le certezze incrollabili sono la sciagura del mondo. Ce lo dice la storia, soprattutto quella più recente che abbiamo in parte vissuto direttamente; ce lo insegnano il grigiore e la grettezza di chi crede di possedere la pietra filosofale. Il desiderio di apprendere e di conoscere va di pari passo con la nostra finitezza, con i nostri dubbi, con la ricchezza che ci sfugge.

Quanto sono importanti il viaggio, lo scambio di conoscenze e la ricerca di radici comuni per la società odierna e futura? 

Fondamentali; è il motivo del nostro esistere come associazione.

L’Italia del 2020 è ancora in grado di creare cultura? 

Certamente. Più dialogheremo col resto del mondo e più saremo in questo senso importanti. Noi dovremo sforzarci di accrescere e di meglio definire la nostra identità (le tradizioni, la nostra storia da quella minima a quella del quotidiano, a quella secolare ecc.); partendo da qui si potrà ancor meglio capire e respirare l’afflato umano e spirituale che ci deriva dal dialogo con le altre identità: siamo cittadini del mondo; siamo convintamente europei e figli fortunati di chi seppe testimoniare e combattere per le nostre libertà individuali e sociali. L’Ottocento e il Novecento ci hanno lasciato in eredità le lunghe lotte per l’emancipazione e la giustizia sociale. È un imperativo il cercare di esserne degni!

Il mondo della cultura è stato inserito nella lista delle attività ‘’non essenziali’’. In molti hanno sostenuto questa teoria, affermando che ‘’con la cultura non si mangia’’. Riformulo la domanda precedente: gli italiani sanno ancora riconoscere la cultura e il suo ruolo?

Non si mangia anche con le religioni, con le proprie credenze morali e spirituali. Ma l’homo è sapiens proprio tale perché è ricco di questi valori. “Postumia” è importante appunto per questo, almeno per noi e per chi ci guarda con interesse umano e con simpatia. Di sciocchezze son piene le fosse!

Vorrei concludere citando una piccolissima parte del discorso tenuto da Giovanni Paolo II a Parigi nel 1980 davanti all’UNESCO: ‘’Vi è una dimensione fondamentale, che è capace di sconvolgere nelle loro fondamenta i sistemi che strutturano l'insieme dell'umanità e di liberare l'esistenza umana, individuale e collettiva, dalle minacce che pesano su di lei. Questa dimensione fondamentale è l'uomo, l'uomo nella sua integrità, l'uomo che vive nel medesimo tempo nella sfera dei valori materiali e in quella dei valori spirituali’’. Siamo ancora in tempo?

Non solo siamo ancora in tempo; è sempre il tempo di battersi per questi valori, con una visione ecumenica che sia ancor più “laica” di quella che comprensibilmente può mettere in campo il Papa della Chiesa Cattolica, sia per il suo presente che soprattutto per il suo, non sempre commendevole su questo piano, passato.

Ringrazio l’avv. Rossi per aver condiviso con noi il suo pensiero ed il suo entusiasmo. Se volete conoscere le iniziative dell’Associazione Culturale Postumia, vi invito a visitare il sito ufficiale o a seguire la pagina Facebook. Nella prossima intervista ci addentreremo nel mondo dell’arte in compagnia dell’artista rumena Luminita Irimia.

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