BURKINA FASO

TERRA DI MASCHERE E DI CULTURA

La precedente intervista all’attore ivoriano Samuel Hili, ci ha permesso di rivolgere lo sguardo verso l’Africa, terra di bellezze e di contrasti. Se tanti sono i documentari che ne esaltano il fascino naturalistico, pochi sono i reportage dedicati al vasto e variegato patrimonio culturale dei singoli stati che compongono questo immenso continente. Tra le tante realtà sconosciute, due mi hanno particolarmente incuriosita: il Burkina Faso e la Mauritania (a breve online l’intervista all’artista mauritano Saleh Lo). Nonostante sia noto per essere uno dei paesi più poveri del mondo con un reddito pro capite che sfiora i 700 euro annui, il Burkina Faso mi ha sorpresa per il suo vivo impegno a sostegno della cultura.

Dopo l’ottenimento dell’indipendenza dalla Francia nel 1960 e oltre vent’anni di colpi di stato e dittature, l’ex Alto Volta, conobbe nel 1984 una ripresa economica e sociale grazie al patriota Thomas Sankara che, tra le tante riforme, ribattezzò il Paese con il nome di Burkina Faso, in lingua locale ‘’terra degli uomini onesti’’. Se fino a poco tempo fa la povertà e il tasso di alfabetizzazione erano le uniche caratteristiche note del Burkina Faso, oggi a destare curiosità è il riconoscimento da parte dei burkinabé - nome degli abitanti del Burkina Faso - del ruolo fondamentale della cultura nel processo di sviluppo economico e sociale. Per capire a quale livello di consapevolezza culturale si è giunti e per esplorare la grande tradizione animista del Burkina Faso, partiremo dalle maschere tradizionali. Esse rappresentano, infatti, due aspetti fondamentali per comprendere questa realtà: il culto e la cultura. Ogni etnia - scopriremo che in Burkina Faso coesistono oltre sessanta etnie - ha i propri culti, ma la cultura burkinabé, molto forte e condivisa, è un elemento legante che supera ogni barriera etnica, religiosa o linguistica. Per esplorare il sentimento di appartenenza alla burkinabé, ho voluto confrontarmi con i gemelli Ouattara, noti scultori e artisti plastici locali che hanno al loro attivo diverse mostre, oltre ad essere i fondatori di Art’Dougou, un festival internazionale dedicato all’arte che si tiene ogni anno a Bobo-Dioulasso, la seconda più grande città del Burkina Faso.

«La nostra forza è che tutti sono consapevoli che la bellezza del nostro Paese si basa essenzialmente sul capitale umano.

Questo è ciò che ci rende un paese integro.» 

Gemelli Ouattara

Assane e Ousseni, com’è nata la vostra passione per l’arte?

Fin da quando eravamo bambini, siamo sempre stati affascinati da tutti gli eventi culturali che abbondano nella nostra città. Viviamo a Bobo-Dioulasso, la capitale culturale del Burkina Faso, nota per le maschere e per la sua vivacità artistica e musicale – specialmente nel quartiere Balomakoté. Senza dubbio, questo dinamismo ha contribuito a forgiarci e a farci diventare artisti plastici.

Cosa significa ‘’Bobo-Dioulasso’’?

Il termine Bobo-Dioulasso in lingua Dioula – una lingua mandingo parlata dai jula o dioula, un gruppo etnico composto da circa 3.000.000 di persone che vive principalmente in villaggi del Burkina Faso e della Costa d'Avorio – significa ‘’casa dei popoli Bobo e Dioula’’. Bobo-Dioulasso è a tutti gli effetti, grazie anche alla presenza del fiume Houët, una città cosmopolita e crocevia di molteplici tradizioni e culture.

Domanda retorica, ma che anticipa il pensiero comune: esiste l'arte in Burkina Faso? Che ruolo ha nella vostra società?

L'arte esiste in Burkina Faso. È il know-how dei nostri antenati ed è l'essenza della nostra integrità. L'arte gioca un ruolo fondamentale nella nostra società: l'arte ci rallegra, ci scuote l'anima e ci aiuta a vivere in armonia con la natura.

Siete i promotori dell’associazione Teryuma e del Festival Internazionale Art’Dougou. Quali sono le iniziative proposte durante il Festival?

L’associazione Teryuma, che in lingua Dioula significa ‘’il buon amico’’ o ‘’la buona amicizia’’, è nata qualche anno fa con lo scopo di promuovere e rivalutare la cultura Burkinabè in una filosofia di condivisione e solidarietà. L’associazione ha poi dato vita al Festival Internazionale Art’Dougou, letteralmente ‘’l’arte in città’’, arrivato oggi alla sua sesta edizione – dal 27 gennaio al 02 febbraio 2021. Nel festival vengono presentati quadri e opere plastiche di vario genere, per dare voce e visibilità all’espressione artistica dei talenti del Burkina Faso.

Tra le espressioni più note dell’arte e della cultura burkinabè ci sono le maschere, di cui voi siete abilissimi costruttori. Che importanza rivestivano le maschere nelle credenze animiste? Oggi, in un contesto di pluralismo religioso, hanno mantenuto gli antichi significati? 

Per migliaia di anni le maschere sono state un pilastro delle credenze animiste africane. Le maschere sono tuttora oggetti sacri che si basano su una tradizione ancestrale che non è mutata. Fanno ancora parte della vita di tutti i giorni. Ci purificano e sono cariche di potere magico.

In quali occasioni vengono utilizzate?

Le maschere più popolari vengono utilizzate per le cerimonie importanti, come ad esempio per celebrare la fine del raccolto o l'inizio della stagione delle piogge. A queste feste, che si possono tenere più volte l’anno, possono partecipare tutti indistintamente, persone locali o straniere. Questo anche per favorire la coesione sociale della comunità.

Si tratta di un repertorio fisso o ci sono differenze di forma e di simbolismo in relazione ai gruppi etnici? 

Il repertorio di maschere è molto ricco e vario. Tutti i sessantacinque gruppi etnici che convivono in Burkina Faso, fatta eccezione di alcuni rari casi, possiedono le loro maschere che non presentano lo stesso impiego di un determinato sistema di simboli. L’elemento invariabile è la funzione della maschera, ovvero il "sigillo" che nasconde il ballerino durante le uscite rituali, sia letteralmente, che figurativamente. Detto in altri termini, l'identità di chi indossa la maschera non deve in nessun caso essere rivelata. Quando il danzatore la indossa, smette di ‘’essere’’ ed incarna lo spirito della maschera stessa. La musica frenetica e i ritmi ossessivi inducono lo stato estatico.

Come vengono realizzate le maschere? Quali sono i materiali più utilizzati?

Le maschere tradizionali sono realizzate dalla casta dei fabbri, chiamati anche ‘’i guardiani del costume’’, con una tecnica che viene tenuta segreta di generazione in generazione. Solitamente vengono realizzate con foglie, paglia, legno e tessuto. La base della maschera è il legno e, fino a qualche decennio fa, il più diffuso era il Ceiba pentandra, più noto come kapok o ‘’albero del cotone della seta’’, poiché morbido e leggero. Ora però questo tipo di albero sta diventando molto raro in Burkina Faso. Le maschere vengono decorate con composizioni geometriche e tinte con pigmenti vegetali o minerali, anche se ora si impiegano anche colori non naturali. Tradizionalmente si utilizzano soprattutto il nero, il bianco e il rosso. Oltre alle maschere, vengono indossati anche dei costumi realizzati con fibre vegetali, spesso di Hibiscus cannabinus – il kenaf. Questi voluminosi costumi vengono chiamati wankuro, letteralmente ‘’la pelliccia della maschera’’. Queste sono le ‘’norme’’ tradizionali, ma come detto in precedenza, ogni gruppo etnico possiede le sue peculiarità.

Restiamo sul tema dell’etnia. Prima avete nominato la presenza di ben sessantacinque etnie. Come si presenta il tessuto etnico e linguistico del Burkina Faso? 

Il Burkina Faso è una nazione multietnica con una grandissima varietà di gruppi etnici e linguistici. Questo è il risultato dello stile di vita e dell’eredità culturale di un passato in cui la popolazione, a causa della conformazione geografica del paese e delle tradizionali attività agricole e commerciali, ha sempre vissuto in movimento. All’elevato numero di etnie, corrisponde anche una grande quantità di lingue. In Burkina Faso si contano, infatti, oltre sessanta lingue vernacolari. Molti Burkinabè crescono parlando diverse lingue nazionali, ma la lingua franca è il francese, retaggio dell'ex potenza colonizzatrice. Il francese viene usato nei media, nelle scuole e nelle istituzioni giudiziarie, amministrative e politiche del paese. Nonostante l’ampio uso del francese per scopi ufficiali, solo il 15% della popolazione lo parla quotidianamente.

La lingua, la religione e le etnie sono fonti di disuguaglianze sociali? 

No, non esistono barriere linguistiche, etniche, religiose o di casta. La legge è il garante che tutela i diritti di tutti, senza distinzioni.

Come si riesce a gestire una realtà così complessa e variegata sotto ogni punto di vista? L’identità nazionale e culturale riesce a prevenire eventuali movimenti separatisti?

Il significato stesso di Burkina Faso ci fa capire la realtà della situazione: letteralmente, "la terra delle persone oneste". La nostra forza è che tutti sono consapevoli che la bellezza del nostro Paese si basa essenzialmente sul capitale umano. Questo è ciò che ci rende un paese integro.

I gemelli Ouattara nel loro atelier
I gemelli Ouattara nel loro atelier

Suppongo che i valori della tolleranza, del rispetto e dell’onestà, derivino dall’educazione familiare condivisa. Che ruolo hanno la famiglia e i griot – i cantastorie - nella cultura burkinabè? Cosa si intende per Lamôgôya?

La famiglia è sacra, così come gli anziani. L’età è come un grado di saggezza raggiunta e un livello di stima e considerazione rispettato da tutti. Gli anziani hanno il compito fondamentale di tramandare il sapere e la conoscenza dei nostri antenati, e di trasmettere il passaparola, di mano in mano, ma anche da spirito a spirito. I griot, maestri della parola, sono i coordinatori della vita sociale ed educativa. Questo concetto di coesione sociale, di fraternità e di pacifica convivenza si riassume con il termine Lamôgôya.

Vivo in un paese, l'Italia, dove la cultura scritta è predominante. Tuttavia, ci sono altre culture che, a causa di eventi storici, politici e naturali, non hanno avuto l'opportunità di sviluppare una cultura scritta su larga scala. Molte persone ritengono che la limitazione della cultura scritta sia sinonimo di mancanza di civiltà e disciplina sociale. Cosa ne pensate? 

L'Africa nera in generale è tutta orale, il Burkina non fa eccezione, ma sembra una contraddizione. Prendiamo l’esempio delle maschere. Ogni minima caratteristica non è casuale. È una scrittura, un’espressione che può essere interpretata e letta dagli iniziati. Quindi le maschere risultano essere dei documenti che contengono il passato e il presente dei nostri popoli. Dei documenti che completano la grande tradizione orale. In una società in cui la maggioranza è analfabeta e scarseggiano le case editrici, la tradizione orale, spesso veicolata dai griot e dagli anziani, è fondamentale per trasmettere la storia e la cultura di generazione in generazione. 

I gemelli Ouattara durante il Festival Internazionale Art’Dougou
I gemelli Ouattara durante il Festival Internazionale Art’Dougou

Parliamo ora di una questione spinosa che tocca il mondo intero: la differenza tra i sessi. Ho comparato diverse ricerche. Uno degli studi più recenti, condotto da UN Women - Ente delle Nazioni Unite per l'uguaglianza di genere e l'empowerment femminile - mostra che la condizione femminile in Burkina Faso è migliorata rispetto a qualche anno fa, ma che occorre ancora lavorare moltissimo per raggiungere l'uguaglianza di genere. Alla luce di questi dati, credete che lo sviluppo e la diffusione della cultura possano essere un aiuto nel superamento di queste barriere?

Le donne meritano rispetto. La filosofia tradizionale burkinabè dice che "quando Dio finì di creare il mondo era stanco, lo affidò a una donna prima di andare a riposare". La sensibilizzazione per l’arte e la cultura in Burkina Faso viene fatta per accentuare una presa di coscienza che possa invertire ogni forma di discriminazione. L’arte e la cultura sono un ottimo mezzo per contrastare la discriminazione di genere.

La cultura non favorisce solo l’emancipazione femminile. Infatti, secondo l'UNESCO, il potenziale economico del settore culturale in Burkina Faso è innegabile, e potrebbe diventare un vero e proprio pilastro dello sviluppo - più di 170.000 individui, ovvero circa il 2,14% della popolazione attiva del Burkina Faso, esercitano professioni culturali. A livello teorico, il vostro governo ha espresso l'intenzione di consolidare il capitale umano e la protezione sociale, attraverso la promozione della cultura. Solo promesse o anche fatti concreti?

Il Burkina Faso è uno dei Paesi africani più convinti che la cultura sia una leva per lo sviluppo economico e sociale. Lo dimostra la realizzazione di moltissimi eventi culturali. Uno dei più noti è il FESPACO, Il Festival Panafricain du Cinéma de Ouagadougou, un festival cinematografico istituito nel 1969 che viene allestito ogni due anni a Ouagadougou ed è probabilmente l'evento principale del cinema africano. Poi c’è FESTIMA, Festival International des Masques et des Arts, un festival culturale biennale che da oltre vent’anni celebra le tradizionali maschere africane. Anche l’arte ha i propri eventi, come la Biennale Fiera Internazionale delle Arti e dei Mestieri (SIAO) a Ouagadougou, le varie mostre del Centro nazionale per le arti e l'artigianato (CNAA) di Ouagadougou, la Settimana Nazionale della Cultura (SNC) a Bobo-Dioulasso e il nostro Festival Internazionale Art’Dougou. Inoltre ci sono tanti eventi dedicati anche al teatro e alla musica… insomma, l’agenda è molto ricca!

Oltre ai numerosi festival, il Burkina Faso ha moltissimi altri patrimoni culturali e naturalistici. L’UNESCO ne ha ufficialmente riconosciuti tre: gli antichi siti di metallurgia ferrosa, le rovine di Loropéni e il Complesso W-Arly-Pendjari, una vasta area protetta al confine tra Benin, Burkina Faso e Niger, nota per essere la dimora delle ultime popolazioni di grandi mammiferi, come ippopotami, elefanti, leoni del Senegal, e bufali. A questi patrimoni, vanno aggiunti anche tutti i beni immateriali di cui abbiamo parlato in precedenza. Che importanza avrebbe rendere queste risorse fruibili, attraverso lo sviluppo del turismo culturale? Cosa significherebbe per voi mostrare e narrare la vostra cultura?

Il Burkina Faso è un Paese di cultura da non perdere che può offrire moltissimo dal punto di vista culturale e umano. Siamo molto aperti ad apprendere e a fare tesoro di tutto quello che può contribuire a renderci migliori. Questo viene ben riassunto nel linguaggio iniziatico con il concetto di ‘’dare e ricevere’’. La cultura deve, infatti, essere dinamica e aperta. Il settore del turismo culturale risulta, dunque, essenziale per dare seguito a tutti quegli sforzi compiuti per avere un mondo migliore in nome del dialogo propositivo.

Per concludere, perché è importante viaggiare?

Perché tutti i mali del mondo iniziano con l'ignoranza.

© Riproduzione riservata

Ringrazio i fratelli Ouattara per la loro grandissima disponibilità e gentilezza, ottimo biglietto da visita del Burkina Faso, un paese su cui ci sarebbe ancora molto da dire. Questa intervista non si proponeva di indagare ogni aspetto della cultura burkinabé, ma di dimostrare che anche nelle realtà note solo per la povertà, i viaggi e la cultura rappresentano elementi fondamentali non solo per lo sviluppo economico, ma per la coesione umana. 

Nella prossima intervista voleremo in Mauritania insieme a Saleh Lo per scoprire il ruolo della cultura in un contesto in cui esiste ancora la schiavitù.

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