Al termine della precedente intervista allo scrittore marocchino Mahi Binebine, vi avevo consigliato di vestirvi pesanti… ora avrete capito il motivo! Oggi partiremo alla scoperta della leggendaria terra del ghiaccio artico: la Groenlandia.
Vita e morte. Un dualismo che i groenlandesi conoscono molto bene. Un passo falso e si varca un confine stabilito dalla natura stessa. In questo contesto selvaggio ed estremo, i groenlandesi sono riusciti a sopravvivere con tenacia ed ingegno per migliaia di anni. Molte sono le culture e le storie che si sono incontrate in questo luogo dominato dai ghiacci. Il nome stesso ci dà un primo esempio dei tanti fatti curiosi che hanno come sfondo questa terra lontana: Groenlandia, in inglese Greenland. È molto strano che quest’isola, coperta per l’80% da ghiaccio, prenda il nome dal colore verde. Strano, ma possibile grazie all’astuzia di Erik il Rosso, un vichingo che diede il nome a questa grande isola artica, dopo esservi stato esiliato per aver commesso diversi omicidi. Quel nome, sinonimo di fertili pascoli, avrebbe dovuto attirare i coloni europei per permettere all’assassino vichingo di avere compagnia. Una sorta di operazione di marketing medievale che, effettivamente, fu efficace. Da quel momento, la stirpe di Erik il Rosso cominciò a convivere, non sempre con rispetto, con gli indigeni, gli Inuit. A molti verrebbe spontaneo chiamarli Eschimesi, ma vedremo che questo termine risulta offensivo per i nativi e che, quindi, va cancellato dal nostro vocabolario. I coloni europei, principalmente danesi, portarono il cristianesimo, la monogamia e le iconiche case di legno colorate: rosso per i negozi, nero per le stazioni di polizia, blu per le pescherie, giallo per gli ospedali. Portarono con sé anche l’arroganza tipicamente coloniale che, scopriremo in seguito, avrà anche ripercussioni drammatiche, come la sigla N.N. su molti documenti dei figli della Groenlandia. Ma le varie ondate coloniali non furono in grado di cancellare una cultura forte e radicata nella rispettosa convivenza con la natura. Dialetti, leggende, artigianato, caccia, pesca e navigazione sono stati i pilastri che hanno garantito la sopravvivenza e la preservazione della grande cultura groenlandese. È in questo mondo affascinante che oggi vorrei condurvi. Ad accompagnarci in questa spedizione artica, sarà una donna che è molto orgogliosa di aprirci le porte della sua grande isola: Dorthe Katrine Olsen, direttrice del Museo di Sisimiut, la seconda cittadina più grande della Groenlandia.
Dorthe Katrine, cosa offre Sisimiut dal punto di vista del turismo culturale?
Sisimiut non solo è una delle zone più belle della Groenlandia, ma è anche una destinazione che offre innumerevoli esperienze emozionanti durante tutto l’anno. Sisimiut ospita il Destination Artic Circle, ovvero l'unica strada della Groenlandia per la calotta glaciale, che collega la città con l'aeroporto internazionale di Kangerlussuaq. Questo percorso viene intrapreso con l’aiuto delle tradizionali slitte trainate dai cani e durante la corsa al Circolo Polare Artico, si possono fare molte attività, come la pesca fluviale e l’eliscì intorno all'Eternity Fjord - per i non sportivi come me, si tratta della pratica dello sci fuoripista e del freeride che si serve di un elicottero come mezzo di risalita. Lo sleddog, lo sci di fondo, l’escursionismo, la caccia, la pesca e il kayaking, sono tutte attività profondamente radicate nella storia locale e costituiscono la base per alcune delle indimenticabili esperienze che si possono fare a Sisimiut. Di sicuro è la meta ideale per chi cerca una cultura e un ambiente incontaminato e per chi vuole vivere una vera avventura artica. Inoltre, Sisimiut è una città che ha avuto contatti con molte culture diverse nel corso della sua storia. I suoi abitanti amano raccontarsi e sono molto ospitali. Per loro è molto importante prendersi cura della natura e parlare di essa quando vengono i viaggiatori.
Sei la direttrice del Museo di Sisimiut. In realtà non si tratta di un museo convenzionale, ma di un museo diffuso, ovvero un sistema di percorsi e di spazi fisici che si diramano sul territorio. Come e quando è nato questo museo diffuso sulla rotta artica?
Sono la prima direttrice di museo nata e cresciuta a Sisimiut, quindi sono molto orgogliosa e prendo sul serio il mio lavoro. Raccontare la storia è una grande responsabilità, ma è essenziale per comprendere in modo critico il nostro passato e cercare di plasmare il nostro futuro. Il Museo Sisimiut è stato fondato nel 1986 e successivamente sono stati aggiunti altri edifici che sono entrati far parte del patrimonio storico della città. Fin dagli anni ’70, gli intraprendenti cittadini di Sisimiut si erano prodigati per l’apertura di un’area museale che raccogliesse e preservasse tutte le testimonianze e gli edifici degni di nota. Un esempio è la Bethel Church, conosciuta anche come Chiesa Blu, la prima chiesa in Groenlandia pagata interamente dalla popolazione di Sisimiut. Questo edificio fu ordinato a Copenaghen nel 1771 e fu pagato con 60 barili di grasso di quattro balene. Oltre a questa chiesa, si trovano anche diversi edifici risalenti all'epoca coloniale (XVIII – XIX sec.) che riflettono la storia e lo sviluppo di Sisimiut.
Le prime case a graticcio e log houses - una tipologia di case con il legno a vista - furono fabbricate in Danimarca e Norvegia, smontate, spedite e, infine, ricostruite in Groenlandia. Il nostro museo ospita diversi edifici che sono stati spostati più volte. Il lavoro di conservazione di questi edifici è proseguito per la maggior parte del XX e del XXI secolo. Stabilire una panoramica degli edifici, dei monumenti e delle aree storico-culturali che sono soggetti alla legislazione di conservazione non è sempre un compito facile. Molti degli antichi edifici non sono strutturalmente predisposti ad ospitare al loro interno collezioni o mostre. Per questa ragione, molti dei reperti vengono inviati a Nuuk o in Danimarca. Ci piacerebbe molto avere degli spazi idonei e fissi dove i nostri cittadini possano beneficiare delle nostre testimonianze storico-culturali.
Quali sono stati i popoli protagonisti della storia di Sisimiut e, in generale, Groenlandia? Ci sono evidenze storiche del loro passaggio e della loro influenza sulla cultura indigena della Groenlandia?
L'area intorno a Sisimiut è abitata da diverse migliaia di anni. Dal 2400 a.C. al 500 a.C. l'area ospitò il popolo dei Palaeo-Inuit Saqqaq. Successivamente, la popolazione del Dorset - una contea dell'Inghilterra sud-occidentale - ha vissuto sulla costa della Groenlandia occidentale fino alla fine del I secolo a.C. Poi l'area rimase disabitata fino all'arrivo, tra il XIV e il XV secolo, del popolo Thule, gli antenati della moderna popolazione della Groenlandia. La testimonianza della presenza di queste antiche popolazioni ci è giunta attraverso i ritrovamenti di antiche case invernali comuni e di reperti riconducibili ad azioni di caccia al caribù o ad altri animali selvatici. Sono sette le località chiave lungo la costa che va da Nipisat (a ovest) fino ad Aasivissuit (ad est, vicino alla calotta glaciale) che sono ricche di siti archeologici, edifici storici e manufatti associati alla storia dell'occupazione umana del paesaggio. Inoltre, la natura stessa con la sua morfologia e i vari ecosistemi, ci danno un’idea della vita nei tempi antichi. I patrimoni culturali immateriali degli Inuit sono proprio associati alla conoscenza tradizionale dell'ambiente, del tempo, della navigazione, dei ripari, degli alimenti e delle medicine naturali.
I Saqqaq erano un popolo paleo-Inuit proveniente dalla Siberia che emigrò verso la Groenlandia settentrionale e colonizzò le coste occidentali. Fino a qualche decennio fa l’origine di questo popolo era avvolta nel mistero. Molti studiosi credevano che i Saqqaq fossero gli abitanti dell’area settentrionale del continente americano, ma la scoperta nel nord della Groenlandia di un ciuffo di capelli congelato, risalente al II millennio a.C., ha finalmente gettato luce sul caso. Le ricerche condotte dal biologo evoluzionista Eske Willerslev dell'Università di Copenaghen, hanno rivelato che i primi uomini ad abitare la Groenlandia appartenevano a tre popoli artici dell'Estremo Oriente siberiano. Inoltre, l'analisi del genoma di Inuk (il nome che fu dato al proprietario dei capelli), ha permesso agli scienziati di creare un profilo basato sul DNA del maschio Saqqaq. Molto probabilmente, Inuk aveva occhi marroni, pelle e capelli scuri, denti anteriori a pala (tratto comune nelle popolazioni asiatiche) e gruppo sanguigno A (relativamente frequente nella Siberia nord-orientale). Inoltre, il suo metabolismo era regolato per la vita in climi molto freddi. Se è vero che lo Stretto di Bering era scomparso 5.500 anni fa, gli antenati di Inuk dovevano essere giunti in Groenlandia via mare grazie ai kayak o camminando sulla banchisa invernale. Questo al momento rimane ancora da dimostrare, così come restano ancora misteriose l’insieme di cause, probabilmente di carattere ambientale, che hanno portato all’estinzione della cultura Saqqaq.
Gli studi genetici ed archeologici hanno attestato le origini antiche della vostra cultura. Dopo l’estinzione dei Saqqaq, la Groenlandia fu abitata dal popolo nativo Thule, gli antenati degli Inuit. Sentite di avere un legame con i vostri antenati? Credete che ci saranno future scoperte?
È molto emozionante sentirsi parte di una storia che ha più di 4.500. L’appartenere ad una cultura che è sopravvissuta in un paese artico ci rende orgogliosi. La Groenlandia è l’isola più grande del mondo e sicuramente ci sono molti altri luoghi in cui scavare e altrettanti siti ancora da scoprire. Per ora dovremmo concentrarci su quello che abbiamo trovato, come ad esempio le mummie Qilakitsoq, che sono probabilmente uno dei tesori più famosi della Groenlandia. La loro scoperta risale al 1972 quando due fratelli, durante una battuta di caccia al gallo cedrone, trovarono sotto uno sperone di roccia delle mummie. I corpi furono trovati presso un antico insediamento Inuit sulla penisola di Nuussuaq, sulla costa occidentale della Groenlandia, a circa 450 km a nord del Circolo Polare Artico. Oggi le mummie sono nascoste in un angolo del Greenland National Museum & Archives.
Anche la Groenlandia ha le sue mummie e i suoi misteri. Come ci spiegava Dorthe, la scoperta delle otto mummie di Qilakitsoq avvenne casualmente, ma fu un'opportunità senza pari per saperne di più sulla vita e sulle tradizioni della popolazione nativa della Groenlandia. Le mummie, che grazie al clima gelido e alle lunghe notti polari hanno mantenuto un ottimo stato di conservazione, si trovavano in due tombe a circa un metro di distanza, impilate una sull’altra con l’ausilio di strati di pelle animale. Grazie all’analisi dentale e all’utilizzo dei raggi X, gli archeologi furono in grado di stabilirne l’età e la datazione, ovvero la fine del XV secolo. Si trattava di due donne di età compresa tra i 20 e i 35 anni, due di 50 anni, un’adolescente, un bambino di 4 anni e un neonato di sei mesi. I numerosi tatuaggi blu e neri sul volto delle donne e 78 capi di abbigliamento, hanno fornito la prova che fossero Inuit. Se da un lato è stata trovata una notevole quantità di cibo digerito nell'intestino, dall’altro le analisi sulle ossa hanno rivelato che questi individui avevano sofferto di malnutrizione, oltre che di altre malattie, tra cui la necrosi avascolare della testa del femore del neonato (malattia di Calve Perthes). Ma la scoperta più interessante, o forse scioccante, è che il neonato fu sepolto vivo. Questo viene confermato dall’antica tradizione Inuit che imponeva che al momento del decesso della madre, i figli più piccoli fossero seppelliti con lei. Questa evidenza, apparentemente brutale, va contestualizzata in una realtà estremamente pratica. Infatti, le norme culturali Inuit prevedevano che una tribù potesse sopprimere un bambino se non fosse riuscita a trovare una donna che si prendesse cura di lui.
I discendenti dei Thule sono gli Inuit - letteralmente "il popolo" nella lingua Inuktitut - gli abitanti nativi della Groenlandia. Spesso per indicarli, viene utilizzato il termine eschimese. Perché questa parola ha un significato dispregiativo?
Il termine eschimese è nome obsoleto e irrispettoso utilizzato per i popoli artici delle Groenlandia, del Canada settentrionale, dell’Alaska e della Siberia nord-orientale. Si tratta di un nome coloniale utilizzato dalla metà del 1800 e imposto da persone non indigene. Eschimese deriva, infatti, da una parola che significa “mangiatori di carne cruda“, mentre Inuit significa “persone”. Dal 1977, il termine Inuit ha guadagnato sempre più terreno, anche grazie alla cooperazione ufficiale delle organizzazioni indigene nell'Artico.
A proposito... sfatiamo il mito del bacio all'eschimese, falsa credenza legata alle prime esplorazioni europee. Sembra, infatti, che i primi coloni europei quando si avventurarono per la prima volta nelle regioni artiche, abbiano visto persone strofinarsi il naso come forma di saluto per evitare di rimanere incollati bocca a bocca a causa del freddo. Da qui il falso mito a cui molti credono ancora oggi ...
Qui a Sisimiut non perdiamo tempo con questo bacio all’eschimese, ma ci baciamo tantissimo, soprattutto con le persone che amiamo moltissimo!
Parliamo ora di un altro aspetto fondamentale per la comprensione di ogni cultura. In Groenlandia ci sono tre dialetti: Inughuit, groenlandese occidentale e orientale. Riuscite a comprendervi tra di voi?
Io uso la lingua groenlandese occidentale, ma posso capire il dialetto orientale e qaanaaq - Inughuit. Se non sei solito parlare questi dialetti quotidianamente, la comprensione può inizialmente risultare difficile, ma poi alla fine riusciamo a capirci. Il nostro è un linguaggio abbastanza unico e sorprendente che cerca di farsi capire dalle altre lingue del mondo. Noi ci affidiamo molto alla mimica facciale e del corpo, più che al parlato. Il linguaggio non verbale, ad esempio i gesti, la distanza dall'interlocutore e il grado di contatto visivo e corporeo, è di grande importanza. Penso che dovremmo impegnarci a preservarlo perché fa parte della nostra cultura.
Il groenlandese è una lingua appartenente alla famiglia delle lingue Inuit. Viene definita polisintetica, quindi una parola groenlandese può essere molto lunga e può significare ciò che corrisponde a un'intera frase in altre lingue. Un’altra particolarità è che non vengono utilizzati prestiti da altre lingue. Due esempi concreti: "computer" è qarasaasiaq, che tradotto letteralmente significa "cervello artificiale", mentre "patata" si chiama naatsiiat, che in realtà significa "qualcosa per cui si aspetta a lungo per crescere".
La natura gioca un ruolo fondamentale nella cultura Inuit. Non c’è da meravigliarsi che il popolo Thule l’abbia personificata e resa tangibile e viva in diverse storie popolari. Questo patrimonio fu tramandato oralmente fino a quando l'esploratore artico Knud Rasmussen decise di scrivere queste storie nel libro "Miti e leggende della Groenlandia". Una delle storie più famose vede come protagonista l’orfano Kaassassuk. Che cosa narra questo mito? Quali sono i principi morali e le norme comportamentali che vengono insegnati attraverso queste leggende?
C’era una volta una coppia di sposi che perdevano i loro figli subito dopo la nascita. Dopo tante sfortune, ebbero un figlio maschio che sopravvisse. Felici di avere finalmente un figlio da amare, lo chiamarono Kaassassuk e gli diedero tutto il loro amore e le loro cure. L’ironia della sorte volle che entrambe i genitori si ammalassero gravemente. Entrambe morirono in breve tempo. Il piccolo orfano fu allontanato dalla comunità e costretto a vivere ai margini dell’accampamento. Quelle rare volte che fu accettato all’interno di una casa, gli venne concessa solo della dura pelle di tricheco. Inoltre, per atti banali come l’aver tentato di asciugarsi gli stivali all’interno della casa, gli venivano inferte tremende punizioni, come strappargli i denti o sollevarlo dalle narici. A forza di punizioni, le sue narici diventarono così grandi e sviluppate da permettergli di inoltrarsi nei ghiacci per fiutare la presenza di cibo. Durante una di queste battute di caccia, incontrò un gigante, ovvero il Signore della Forza. I due strinsero amicizia e il gigante donò all’orfano Kaassassuk la sua enorme forza. A quel punto era libero di tornare nell’accampamento dove tutti lo avevano castigato. La morale è che non puoi ferire altre persone perché un giorno potranno vendicarsi. Un’altra leggenda molto popolare è La Madre del Mare, un racconto fantastico che narra come sono nati gli animali della Groenlandia e che ci fa riflettere sulle nostre responsabilità. La leggenda narra che un giorno la Madre del Mare, infastidita dalle cattive azioni degli Inuit contro la natura, decise di far scomparire nelle profondità degli abissi tutti gli animali che gli Inuit erano soliti cacciare. Quando gli uomini si resero conto che la Madre del Mare li aveva puniti, capirono l’importanza di rispettare l’ambiente. In quello stesso momento, la Madre del Mare sciolse i suoi capelli e riportò sulla terra tutti gli animali della Groenlandia. Tutte queste favole sono state riadattate per i bambini e ancora oggi vengono raccontate e tramandate.
Un’altra leggenda che viene raccontata ai bambini è Qallupikuk, il mostro dell’acqua. Temuto da tutti gli Inuit, questo mostro umanoide dai denti aguzzi e dagli artigli affilati, viveva nelle profondità marine, pronto a trascinare negli abissi tutti coloro che si fossero avvicinati troppo all’acqua gelida… I genitori Inuit raccontavano questa storia per evitare che i bambini si gettassero incautamente nelle pericolose acque del mare.
Eqqumiitsuliorneq, l’arte in groenlandese. È molto curioso che la traduzione letterale sia "creare cose che sembrano strane". Qual è il rapporto tra la Groenlandia e l'arte? Si tratta della tradizionale accezione che noi conferiamo a questo termine, o piuttosto di artigianato?
I nostri antenati sono sempre stati artigiani straordinari. Per sopravvivere in questo contesto, era necessario sviluppare delle tecniche funzionali sia in terra, che in mare. La nostra capacità in tale senso è unica al mondo. L’arte in senso convenzionale è arrivata in Groenlandia dopo la colonizzazione europea. Nonostante la popolazione groenlandese si aggiri attorno ai 57.000 abitanti, ci sono molti artisti, attori, pittori, cantanti, musicisti, scrittori e poeti di talento. Anche Sisimiut ha i suoi artisti e ne andiamo molto fieri.
Le società Inuit non avevano una struttura di classe e c'erano diritti di proprietà limitati. Gli oggetti che facevano la differenza tra la vita e la morte venivano considerati una proprietà condivisa. Tra questi oggetti tradizionali vanno senza dubbio menzionati gli abiti realizzati in pelle animale, l’ulo, un coltello da donna e tutte le attrezzature da caccia e da pesca, tra cui il kayak. Il qajaq, versione originale in lingua groenlandese, è stato inventato dagli Inuit ed è ancora oggi uno strumento molto utilizzato. Gli Inuit erano inoltre molto abili nella lavorazione della pietra ollare, materiale che tuttora impiegano per costruire il tupilak, una statuetta che serviva a proteggere il suo proprietario dai nemici o dagli spiriti maligni.
Ad oggi, circa l'80% della popolazione della Groenlandia è di origine Inuit o mista Inuit / Danese. Ci sono state tensioni tra abitanti indigeni e i colonizzatori europei nel corso della storia? Quali sono state le principali ragioni? Possiamo oggi parlare di un risveglio dell’identità nazionale groenlandese?
La riproduzione è essenziale per sopravvivere. Nel corso della storia si è praticata la poligamia, poiché l’avere più mogli garantiva la partecipazione e la collaborazione di più individui durante la caccia. Questa unione matrimoniale plurima si scontrava con la dottrina cristiana e, quindi, con i precetti dei missionari norvegesi e danesi. Gli abitanti della Groenlandia non furono subito convinti dalle argomentazioni degli europei cristiani, ma dalla metà del XVIII secolo la monogamia entrò a far parte delle consuetudini groenlandesi. Questo avvenne anche perché, nel frattempo, i coloni avevano imparato la lingua e, quindi, erano diventati molto bravi ad argomentare e a presentare il cristianesimo. L’attacco alla poligamia non fu sempre accolto pacificamente. Ci sono esempi di poligami che hanno reagito, mettendo in discussione l'autorità del missionario, usando la violenza per mostrare la loro insoddisfazione per l'interferenza coloniale, o scegliendo di lasciare la colonia. Dal 1750 i groenlandesi furono cristianizzati e questa antica tradizione andò perduta. Congiuntamente, molte donne groenlandesi si sposarono con i coloni europei. All’epoca esisteva una norma che affermava che in caso di matrimonio tra un colone e una donna indigena, l’europeo non poteva più fare ritorno sul continente. Io stessa ho origini norvegesi, ma la mia famiglia ha sempre vissuto a Sisimiut. La colonizzazione ha avuto molte conseguenze, così come la modernizzazione della Groenlandia a partire dagli anni ’50. Molti europei venivano in Groenlandia e poi ripartivano. Molte donne non sapevano chi fosse il padre del proprio figlio. A livello legale viene definito ‘’senza padre’’ – noi diremmo N.N., nomen nescio. Lo stato danese e il parlamento groenlandese stanno lavorando assieme per cercare di mappare la storia di queste persone. È molto importante conoscere la propria storia, poiché in essa risiede la nostra identità. Purtroppo esistono nazioni di serie B. La decolonizzazione sembra l’unica via di uscita. Bisogna studiare e capire il passato, per poi essere in grado di costruire una nazione indipendente. È necessario assumersi le proprie responsabilità e lavorare per un futuro migliore.
Ho una curiosità da chiederti: è vero che in Groenlandia non ci sono strade, escluse ovviamente quelle interne ai centri abitati?
Sì, è vero. Per spostarsi da una città all’altra bisogna utilizzare la nave o l’aereo… quindi niente treno per la città più vicina! Per alcuni può essere un problema, ma siamo abili navigatori durante l’estate e in inverno abbiamo motoslitte e slitte trainati da cani. È in cantiere la costruzione di una strada tra Sisimiut e Kangerlussuaq - dove c’è l’aeroporto. Noi siamo abituati a questo. Per esempio, i miei antenati provengono da Sarfannguaq, area UNESCO, la madre di mio padre è nata a Qerrortusoq e mia madre a Kangaamiut. Il mio bisnonno ha costruito parte degli edifici del nostro museo… per noi non è un problema non avere collegamenti terrestri, anzi, è divertente sapere che lavoriamo in un luogo che la nostra famiglia ha contribuito a costruire.
La domanda viene spontanea ... Sisimiut, che è la seconda città più grande della Groenlandia dopo la capitale Nuuk, conta circa 5.500 abitanti (Nuuk 18.000). Che rapporto avete con il concetto di tempo?
La Groenlandia è un paese straordinariamente grande e l'intera costa non è abitata. Tuttavia, ci sono diverse cittadine e insediamenti. Inoltre, ci sono molti che hanno una capanna nel fiordo e amano allontanarsi dalla frenetica vita di tutti i giorni. È un ritmo completamente diverso da una grande città in Europa dove c'è molto traffico e dove il tempo è denaro. Qui sei più che obbligato ad accettare le cose, perché il meteo può cambiare molto rapidamente e potresti non essere in grado di viaggiare nella città più vicina. Reagisci con calma e accetti lo stato delle cose perché è la natura a comandare. Non puoi controllare la natura, la devi accettare e rispettare.
La verità è: il mondo naturale sta cambiando. E siamo totalmente dipendenti da quel mondo. Fornisce cibo, acqua e aria. È la cosa più preziosa che abbiamo e dobbiamo difenderlo.
Sir David Attenborough
Vorrei dedicare l’ultima domanda ai cambiamenti climatici e alle riflessioni del grande naturalista britannico Attenborough. Noi mediterranei non ne siamo pienamente consapevoli perché non ne vediamo gli effetti immediati. Voi invece l’avete davanti agli occhi. Cosa sta veramente cambiando? Il cambiamento climatico può rappresentare una minaccia non solo per il patrimonio naturalistico, ma anche culturale e umano?
È molto importante capire che le persone che vivono nell'Artico possono sperimentare questi reali cambiamenti climatici con i propri corpi. Vediamo ogni anno, sfortunatamente ora ogni giorno, che ci sono sempre più cambiamenti. Lo vediamo nella temperatura, nel ghiaccio e nel mare. A farne maggiormente le spese sono i cacciatori groenlandesi, oramai in via d’estinzione. Loro vivono veramente il cambiamento climatico. In soli dieci anni, un terzo di loro ha smesso di cacciare e di utilizzare i cani da slitta. Molti sono costretti a trovare altri fondi per mantenere le loro famiglie, diventando, ad esempio, guide turistiche. Di solito nelle acque di Sisimiut non si vedono gli iceberg. Solitamente si trovano o nel nord o nel sud della Groenlandia. L’anno scorso, invece, ne abbiamo visti molti passare vicino alla nostra costa. La gente del posto si interroga su quello che sta realmente cambiando…
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Ringrazio molto Dorthe Katrine Olsen per avere accettato con molta serietà il mio invito. È stato interessante, sorprendente e, soprattutto, divertente confrontarsi con una realtà così diversa, unica. Prima di lavorare a questa intervista, non avrei mai pensato che la Groenlandia, la terra del ghiaccio, avesse una cultura così antica e ricca di componenti. Ma il mondo e gli uomini sanno sempre stupirci positivamente. Spero che anche per voi sia stata una piacevole ed inaspettata scoperta.
Nella prossima intervista faremo rotta verso l’Europa dell’Est per scoprire un’altra realtà, più vicina, ma altrettanto sconosciuta. Una realtà nota solo per il disastro di Chernobyl e per le uova di legno decorate… un’altra occasione per provare che il mondo e l’umanità tutta, senza distinzioni, merita di essere esplorata. A presto!