LA MUSICA: UN'ARTE LIBERA CHE LIBERA

«La musica è un linguaggio universale che trascende spazio e tempo.

La musica è un'arte libera che libera»

Paola Pedrazzoli

La musica è uno dei volti più complessi ed interessanti della cultura. Per me, profana ascoltatrice, risulta difficile descriverla. È un piede libero che vaga nei territori dell’anima, quegli sconfinati spazi in cui il tempo non esiste. A volte sembra una marcia che ci sostiene e ci dà forza, altre volte è piena di compassione, di convivialità, di silenzi. È Inspiegabile con le limitate parole. È sacra. Come è possibile che un uomo riesca a creare qualcosa di così vicino al divino? Cosa si prova a suonare uno strumento che rende possibile questa ‘’stenografia dell’emozione’’? Ho voluto chiederlo a Paola Pedrazzoli, violinista dell'Orchestra dell'Arena di Verona e grande appassionata di cultura in tutte le sue forme.

Paola Pedrazzoli
Paola Pedrazzoli

Paola, com’è nata la sua passione per la musica? Perché il violino?

La passione per la musica è sempre stata impressa nel DNA della mia famiglia. Mio nonno era batterista e quando ero piccola ballavo sul tavolo al ritmo delle sue bacchette. Mio zio aveva studiato violino e mio padre era diplomato in clarinetto, inoltre suonava il sax e faceva parte di un quartetto jazz. Ma la grande passione della famiglia era rivolta più alla musica classica e all'opera lirica. Fin da bambina frequentavo il Teatro Sociale della mia città (Mantova) durante la stagione lirica e così sono stata avviata allo studio del violino che sarebbe poi divenuta anche la mia professione. La scelta dello strumento mi è stata caldeggiata dal nonno che, lungimirante, ne intravedeva gli sbocchi lavorativi. 

Quando prende tra le mani il suo violino ed inizia a muovere l’archetto, cosa vede? Che profumo respira? 

Non è semplice spiegare la quantità di emozioni che suscita avere la padronanza di uno strumento così complesso come il violino. È uno studio costante che inizia da bambini e dura tutta la vita, proprio come un atleta che deve mantenere la forma fisica. Il profumo che mi suscita lo strumento è legato al lavoro infaticabile del liutaio che l'ha costruito, che con grande maestria e infinita pazienza, leviga, pialla ritaglia tavole di legno fino alla forma che conosciamo. Per cui sento il profumo dei boschi di abete rosso, della resina e della vernice. 

Nella sua carriera ha suonato opere scritte da altri. Immagino dunque che un musicista debba essere un buon conoscitore dell’animo umano, sempre pronto a calarsi in nuovo ruolo. Quanta preparazione e, soprattutto, quanta passione richiede questa continua ricerca? Come si riesce a mantenere un’impronta personale nell’esecuzione di un brano altrui?

A volte si soffre perché nonostante lo studio e la ricerca continua del suono e della tecnica non si è mai soddisfatti dei risultati. Altre volte invece, soprattutto in orchestra, quando i timbri di tutti gli strumenti che la compongono, si fondono insieme, si ha la sensazione di avvicinarsi al divino e all'energia universale che dimora in ogni essere vivente. Quando si affronta una partitura si cerca sempre di avvicinarsi il più possibile a quello che avrebbe voluto esprimere il compositore. Ovviamente questo lavoro interpretativo è appannaggio soprattutto del Direttore d' orchestra, anche se ogni strumentista aggiungerà sempre quel che è la sua personalità specifica.

La musica ha il potere di unire e di mettere in contatto culture diverse. Perché secondo lei molte persone si sottraggono al suo influsso? Perché il diverso e l’ignoto spaventano?

La paura è una reazione al pericolo o un’emozione che si attiva per motivare l'organismo a fronteggiare eventi che lo minacciano. Direi che non è questo il caso. Nel mondo della cultura non esistono pericoli, ma possibilità d’apertura per conoscere quello che non è uguale o simile a noi. Credo che la chiave per andare oltre la chiusura mentale sia la curiosità. L’arte e la cultura devono principalmente smuovere, risvegliare, incuriosire. Poi ovviamente bisogna approfondire. Ricordo un viaggio che feci qualche anno fa insieme a Peter (Szanto, dal 1993 primo violinista dell’orchestra della Fondazione Arena di Verona e marito di Paola) in Giappone. Andammo a vedere il Kabuki, una delle grandi forme del teatro giapponese basata sulla danza, abilità e canto. In un primo momento risultò difficoltoso comprenderne il significato. Poi con uno sguardo più profondo capimmo la ricercatezza dei trucchi e degli abiti, la profondità dei drammi e il motivo per cui viene definita la suprema “arte del cantare e del ballare”. La curiosità e l’empatia sono fondamentali.

Pensando al ‘’viaggio’’, credo che esistano molte similitudini con la musica. È pensiero diffuso che per intraprendere un viaggio basti un semplice biglietto aereo, un po’ di soldi e una valigia. In realtà dietro c’è molto altro. Ci sono studio, ricerca, passione, curiosità, dubbi, voglia di mettersi in gioco, di sporcarsi le mani e l’anima con colori sconosciuti, di oltrepassare delle frontiere mentali, sempre mantenendo come capisaldi l’umiltà e la certezza di tornare con più domande che risposte. Non crede che anche nella musica avvenga tutto questo?

La similitudine con il viaggiare è sicuramente molto calzante, non solo perché il nostro è un viaggio interiore che porta inevitabilmente nuovi interrogativi e poche risposte certe, ma proprio l'essenza della musica ti porta ad aprirti ad altri stili, ad altre sonorità, ad altre culture e quindi "a viaggiare". Questo ci porta a pensare che la musica attraversi il tempo e superi ogni ostacolo. Infatti non possono esistere frontiere per un musicista. Il nostro è un linguaggio universale che trascende spazio e tempo. La musica è sicuramente un'arte libera che libera.

Che ruolo ha il silenzio nella musica?

Il silenzio…il silenzio è parte integrante della musica. Le pause nelle partiture hanno un valore preciso esattamente come le note. Quindi possiamo affermare che il silenzio è musica. Perché il silenzio è attesa, è aspettativa, è anche suspense se vogliamo. Ci sono brani per esempio, che dopo una lunga pausa scatenano una quantità di suono tale da impressionare e sorprendere chi ascolta.

La musica ha in sé una serie di regole reali che ne permettono l’esecuzione e, nel contempo, possiede la facoltà di parlare di realtà trascendentali. Si può quindi affermare che la musica sia uno strumento per esercitare non solo la libertà, ma anche la spiritualità? 

Assolutamente sì. Spesso quando si suona ci si avvicina ad una dimensione mistica. La musica ha sempre avuto in un certo senso questo scopo. Pensiamo ad esempio alla musica gamelan, un’orchestra di strumenti musicali di origine indonesiana che prevede l’utilizzo di vari strumenti, tra cui metallofoni, xilofoni, tamburi e gong, per indurre uno stato meditativo. Oppure al maestro Mario Brunello, solista di livello internazionale, innamorato della musica armena. Con il suo violoncello imita il suono del duduk, un magnifico strumento della musica popolare armena. Ho avuto la fortuna di suonare con lui molte volte. In teatro si creava un’atmosfera rarefatta, quasi sospesa nel tempo e nello spazio. Oltre ad essere un musicista Mario Brunello è anche un camminatore. Esegue Bach all’alba in quota con un pubblico che parte a piedi alle tre del mattino…questa è la forza della musica!

Secondo la sua opinione da musicista e da esponente del mondo culturale, crede che la società contemporanea sia consapevole del valore della musica e, più in generale, dell’arte?

Purtroppo credo che la società contemporanea si stia allontanando sempre di più dal mondo musicale ed artistico in generale. Siamo proiettati verso il profitto immediato, ma l'arte ha un respiro molto più ampio.  Nutre le anime e le coscienze. Forse meno …i portafogli.

Per concludere, Platone disse che ‘’la musica è per l’anima quello che la ginnastica è per il corpo’’. Quanto abbiamo bisogno di musica?

Avremmo tanto bisogno di musica e di bellezza...ma ho l'impressione che si stia attraversando un momento di buio culturale. Speriamo in un risveglio. A tal proposito, si presta molto bene la lettera inviata dal maestro Riccardo Muti al premier Giuseppe Conte. Ne cito una parte: ‘’L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo. Definire, come ho ascoltato da alcuni rappresentanti del governo, come «superflua» l’attività teatrale e musicale è espressione di ignoranza, incultura e mancanza di sensibilità. Tale decisione non tiene in considerazione i sacrifici, le sofferenze e le responsabilità di fronte alla società civile di migliaia di Artisti e Lavoratori di tutti i vari settori dello spettacolo, che certamente oggi si sentono offesi nella loro dignità professionale e pieni di apprensione per il futuro della loro vita. Le chiedo, sicuro di interpretare il pensiero non solo degli Artisti ma anche di gran parte del pubblico, di ridare vita alle attività teatrali e musicali per quel bisogno di cibo spirituale senza il quale la società si abbrutisce’’.

© Riproduzione riservata

L’emozionante conversazione con Paola è terminata citando un uomo che con la sua musica ed i suoi testi ci conduce oltre il tempo e lo spazio. Invitandovi a seguire le prossime interviste, vi lascio all'ascolto di un ‘’brano’’ nato dall’anima per l’anima. 

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