Fantasia, nota anche con il nome di Tbourida o Gioco della Polvere, designa una manifestazione equestre che ebbe origini dai berberi del Maghreb per mostrare la forte relazione tra l'uomo e il cavallo. La Fantasia si svolge in gruppo e ha come soggetto basilare i cavalli berberi che, guidati da cavalieri, si esibiscono in un esercizio di carica militare e di tiro a distanza per ricordare i tempi in cui gli invasori stranieri si infiltrarono nel territorio marocchino.
ʿĀisha Qandīsha, francesizzato in Aisha Kandicha, è una jinniyya della mitologia berbera. La sua leggenda dalle origini misteriose è diffusa tra tutte le popolazioni nomadi e semi-nomadi del Marocco e dell’Algeria occidentale con alcune varianti. Secondo la tradizione, Aisha era una bellissima donna con le gambe di cammello o di capra che vagava di notte per sedurre e poi uccidere tutti gli uomini che incontrava sul proprio cammino.
Il Maghreb rappresenta una regione eterogenea e variegata dal punto di vista etno-linguistico. I depositari della vera origine identitaria di questo ampio territorio che comprende Marocco, Algeria, Libia e Tunisia sono gli Imazighen, comunemente conosciuti come Berberi. La storia di questo popolo ha radici antiche ed è caratterizzata da un forte senso d’appartenenza culturale che ne ha garantito la sopravvivenza, nonostante la conquista araba e l’islamizzazione della regione.
Oltre ai berberi e agli arabi, il paesaggio etnico del Marocco ha visto nel corso della storia il passaggio di altre minoranze che hanno lasciato un’importante eredità culturale. Tra essi si distingue l’etnia gnawa, una popolazione di origine subsahariana che, se fino ad un passato recente era sinonimo di schiavismo, oggi è divenuta motivo di vanto. Il termine Gnawa ha tre accezioni, una riferita al gruppo etnico, una alle confraternite spirituali e, infine, una legata alla musica.
Dihya al Kahina è stata l’ultima regina del popolo berbero prima della conquista Omayyade del Maghreb nel VII secolo. Condannata dagli arabi e celebrata dai berberi, Kahina è divenuta il simbolo della resistenza berbera contro gli invasori islamici. Noti per essere i fieri ‘’uomini liberi’’, i Berberi hanno sempre difeso la propria identità culturale e ancora oggi protestano per ottenere il riconoscimento della loro lingua e della loro cultura in tutti i paesi del Nord Africa.
Alla scoperta del Giardino Majorelle, l’Eden della caotica Marrakech in cui le forme cubiste si fondono con lo stile berbero. Questo equilibrio perfetto tra natura e design fu possibile grazie alla creatività del pittore orientalista Jacques Majorelle e al restauro del genio della moda Yves Saint Laurent. Il blu intenso, il suono dell’acqua e la sorprendente varietà di piante, stregano da quasi un secolo chi ha varcato la soglia di questo microcosmo di pace.
Le voci di Marrakech di Elias Canetti è una fotografia dell’anima di Marrakech. Attraverso le vicende di ciechi, cammellieri, marabutti, donne velate, commercianti, mendicanti, impostori ed ebrei, Canetti porta il lettore nel cuore della città di Marrakech, descritta utilizzando parole a tratti poetiche e a tratti crude.
Se per noi occidentali il latte di cammello è una novità, nel Nord Africa, in India e nella penisola arabica è stato da sempre uno degli alimenti basilari delle popolazioni nomadi. Gli antichi egizi lo utilizzavano per fare bagni di bellezza e anche il filosofo Aristotele elogia nei suoi scritti le qualità del latte di cammello, disprezzando i prodotti derivati dal comune latte di vacca. Io l'ho bevuto in Marocco tra le rosse dune di Merzouga. Ecco la storia di quel giorno speciale.
Dal Maghreb al Vicino Oriente, la palma da dattero ha avuto per millenni un ruolo fondamentale nello scambio e nella circolazione della cultura. Oltre a fornire riparo e sostentamento, la coltivazione della palma da dattero ha sostenuto l’economia e dato vita a molte tradizioni sociali. Per celebrare e preservare l’antico legame che unisce questa speciale pianta con i popoli che da sempre la coltivano, l’Unesco ha inserito la palma da dattero nella lista dei Patrimoni Culturali Immateriali.
L'albero di argan è una specie spontanea, xerofila ed endemica della regione di Souss-Massa in Marocco, un’area in cui l'associazione delle temperature subtropicali e dell'umidità oceanica crea un ecosistema unico che è stato riconosciuto dall'UNESCO nel 1998. Nell’ultimo decennio l'olio prodotto dai suoi frutti è diventato famoso in tutto il mondo per l'uso cosmetico ed alimentare, esponendo la coltura e la cultura dell’argan a rischio estinzione.