Nel 1989 gli speleologi del GERSL rinvennero 8 corpi naturalmente mummificati nella grotta di 'Assi el Hadath, nella valle di Qadisha, nel nord del Libano. Il ritrovamento delle mummie fu una delle più sensazionali scoperte dell’archeologia libanese e contribuì a delineare gli equilibri sociali e religiosi della regione in epoca medievale. Dopo varie peripezie durante la guerra civile per condurle in sicurezza nella capitale, oggi le mummie sono esposte nel Museo Nazionale di Beirut.
1881, Deir el-Bahari, Luxor. In una zona remota vicino alla Valle dei Re, l'archeologo francese Maspero scopre un tunnel in cui riposano indisturbate una cinquantina di mummie. Tra queste, una mostra i segni di una morte feroce e violenta: la mummia del faraone Seqenenra Tao. Poco conosciuto per la mancanza di testimonianze, questo re della XVII dinastia ha affascinato gli archeologi, più che per la sua vita, per le modalità misteriose della sua morte.
Quando si parla di mummie, l'associazione mentale più immediata è senz'altro legata all’insieme dei riti funerari dell’Antico Egitto. Tuttavia nel corso del XX secolo, gli archeologi hanno documentato il ritrovamento di esemplari di mummie provenienti da altre aree del mondo che, anziché aver subito un processo di mummificazione artificiale, si sono conservate grazie a particolari condizioni climatiche. È questo il caso di 8 mummie ritrovate casualmente in una miniera di sale nel nord dell’Iran.
Nel 1984, nella torbiera inglese di Lindow Moss, è stata rinvenuta una mummia di palude risalente al II secolo a.C. Dalle analisi effettuate dagli archeologi, è emerso che si trattava di un soggetto maschile appartenente alla casta sacerdotale dei Druidi, brutalmente assassinato. Molti elementi hanno portato alla conclusione che l'Uomo di Lindow sia stato sacrificato durante un rito religioso, detto della ''tripla morte''. Ma chi erano i Druidi e perché compivano riti sacrificali umani?