TRACIA E MONTI BALCANI CENTRALI

KAZANLĂK e TROJAN

Kazanlăk: la valle dei re traci e delle rose di Damasco

Nel cuore della Bulgaria, in una remota valle dei Monti Balcani, si trova un luogo in cui storia e natura hanno raggiunto un equilibrio quasi perfetto. Si tratta della cosiddetta ''Valle delle Rose'', un’area abitata fin dall'antichità da un popolo domatore di cavalli: i Traci. La Tracia era una regione storica che comprendeva parte dell'attuale Bulgaria, il nord della Grecia e la Turchia europea. Conquistata dai persiani di Dario nel 492 a.C., la Tracia cadde in seguito sotto il dominio di Filippo II di Macedonia, del figlio Alessandro Magno, dei romani, dei bizantini, degli slavi e infine degli ottomani. Questa regione risulta particolarmente interessante per la presenza di numerose tombe appartenenti ai re traci. Quelli che ad un primo sguardo sembrano collinette incolte, sono in realtà le tombe dei protagonisti della storia bulgara antica. Tra il 1992 e il 2005, una squadra di archeologi dell'Associazione Georgi Kitov, ha esaminato oltre 300 tumuli su un totale di 1.500, scoprendo quindici tombe reali, tre tombe in mattoni e molte sepolture di aristocratici e cavalieri. La maggior parte delle tombe sono state rinvenute nella frazione di Shipka, un borgo dominato da una bellissima chiesa russo ortodossa. Tutti i tumuli presentano la medesima struttura a tholos: ad uno stretto e corto corridoio in pietra, segue una porta in marmo che si apre su un vano circolare sormontato da una pseudo cupola, formata da file concentriche di pietra. All'interno delle tombe, oltre ai sarcofagi, sono stati rinvenuti tesori in oro e oggetti preziosi che sono conservati nel Museo Archeologico di Sofia. 

Con il passare dei secoli, le tombe sono state depredate e danneggiate, ma restano comunque un'importante testimonianza di una grande civiltà. Per dare un’idea delle decorazioni e della vivacità dei colori, è stata realizzata nel centro di Kazanlak una copia di una tomba trace. A pochi passi dall’edificio che contiene questa preziosa riproduzione, c’è un moderno museo che esalta le altre protagoniste di questa valle: le rose bulgare. Anche se note con il nome di ‘’rose kazalinka’’ in onore al nome della valle, questa tipologia di rosa non è autoctona, bensì appartiene alla specie della rosa damascena. Ogni anno, nel mese di maggio, viene celebrato il Festival delle Rose per tenere viva la tradizione della raccolta di questo prodotto, su cui si basa gran parte dell’economia bulgara.

GALLERY - KAZANLĂK

Trojan, il monastero delle tre mani sante

Il Monastero di Trojan è il terzo in ordine di grandezza della Bulgaria. Si trova a pochi chilometri dalla cittadina di Trojan il cui nome deriva da una strada militare romana, Via Traiana, che assicurava il collegamento della Misia con la Tracia e l'Egeo. Nel XV secolo, un gruppo di artigiani in fuga dagli invasori ottomani, si stabilì in questa zona difficilmente accessibile per le numerose e fitte foreste. Nel secolo successivo, cominciò la costruzione del Monastero. Durante l'occupazione ottomana, il convento subì gravi danni ed il suo attuale aspetto risale al XIX secolo. Eccezioni sono le pitture murali della chiesa monastica del maestro di Samokov, Zaharij Zograf. Sin dai primi anni della sua esistenza, il monastero è stato uno dei centri dei movimenti di liberazione nazionale e della cultura bulgara. Qui trovò rifugio il rivoluzionario Vassil Levski, detto ''l'apostolo della libertà''. All'interno del monastero si trovava persino una scuola laica che attirava molti giovani dalle idee rivoluzionarie. Un monastero anticonvenzionale in cui religione e politica andavano a braccetto. Ad attirare l'attenzione dei visitatori non sono solo la storia dell'edificio e i bellissimi affreschi, ma anche una particolare icona miracolosa che si trova all'interno del monastero. Si tratta dell'icona della ''Madonna con tre mani''. 

L'icona della Vergine dalle tre mani, è legata a San Giovanni Damasceno, monaco e teologo vissuto tra il 676 e il 749. Nato da famiglia araba, ma di fede cristiana, lottò con i suoi scritti in difesa del culto delle sacre immagini e contro l'iconoclastia, decretata dall'Imperatore Leone III di Costantinopoli. Divenuto monaco nel monastero di San Saba vicino a Gerusalemme, Giovanni attirò l'ira dell'imperatore. Una tradizione afferma che la lotta dottrinale tra Giovanni e l'Imperatore, abbia visto il primo subire la violenza di Leone III, arrivando ad amputare la mano destra del monaco dinnanzi al califfo. Durante la notte, Giovanni promise alla Madonna che se l'arto gli fosse stato restituito, avrebbe continuato a difendere la sua opera dottrinale e la venerazione delle sacre icone. Le sue preghiere furono esaudite con il recupero miracoloso dell'arto amputato. Come ex voto, Giovanni fece porre una mano d'argento all'icona che aveva pregato e da allora fu chiamata ''l'icona della Madre di Dio dalle tre mani''. Un'altra leggenda afferma che Giovanni offrì la mano amputata ad un'immagine della Madonna, senza chiedere nulla. Da quell'immagine sarebbe uscita la mano della Vergine Maria che avrebbe riattaccato l'arto offeso. Allora Giovanni fece applicare all'icona una mano votiva d'argento. Ancora oggi, il 15 agosto di ogni anno, l'icona viene portata in processione dalla chiesa ad una cappella poco distante da Trojan. Una copia di queste mani si trova sul Monte Athos, repubblica monastica in territorio greco. L'originale si trova a Trojan, un monastero da visitare per la sua storia religioso-politca, per la magnificenza degli affreschi e per venerare o semplicemente osservare un'icona che da secoli unisce tutti i fedeli ortodossi dalla Bulgaria, alla Grecia, a Damasco.

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