sahara el beyda

IL DESERTO BIANCO

Quando si pensa all’Egitto, la nostra mente va diretta alle meravigliose opere fatte costruire dai faraoni, alle coste cristalline del Mar Rosso e alle piene del Nilo. Gran parte del paese è divenuta meta prediletta degli amanti dell’archeologia e di vacanzieri in cerca di resort economici in cui trascorrere qualche giorno di relax. Esiste tuttavia un luogo ancora in fase d’esplorazione, in cui la natura sovrana ha dato vita in migliaia di anni ad un ambiente geologico unico al mondo. Conosciuto come Sahara el Beyda, letteralmente ‘’il deserto bianco’’, questa porzione di Sahara si trova verso il confine libico, tra le oasi di Bahariya e Farafra. Muovendosi verso sud, si incontra un’area vulcanica, nota come Black Desert, in cui la sabbia ocra contrasta con il nero profondo delle rocce vulcaniche. Le catene di vulcani spenti, lasciano spazio alla Crystal Mountain, una collina composta da scaglie di quarzo erose dal vento. I colori iniziano a farsi sempre più tenui, fino ad arrivare in una valle che ci fa dimenticare di essere sulla Terra. L’Agabat Valley, una valle in cui dalle dune fuoriescono piccole colline tondeggianti, è la porta del Deserto Bianco, una distesa di 300kmq di monoliti gessosi e pilastri calcarei erosi dal vento, simili a creature viventi. In questa terra desolata, il volo inesorabile del la3jaj, il vento del Sahara, crea dune ocra interrotte da placche bianchissime e fragili. Per preservare questo miracolo geologico, tutta l’area è stata riconosciuta come parco nazionale e il flusso delle 4x4, che con la loro pressione danneggiano le placche, è monitorato dalle autorità. Quella che oggi appare come una distesa di bellissime statue bianche immerse in un silenzio spettrale, un tempo era un bacino d’acqua. Il ritrovamento di fossili, ha confermato che cinquemila anni fa, dove ora il Sahara regna sovrano, c’era la savana. Delle riserve idriche dell’antichità sono rimaste solo i bacini dell’oasi di Farafra a sud, di Bahariya a nord e di Siwa a nord ovest. Quest’ultima è diventata celebre per il film Il Paziente Inglese e per le numerose spedizioni condotte da molti avventurieri europei nel XIX secolo che seguivano le tracce fornite da Erodoto e dalle imprese di Alessandro Magno. 

Dimenticata per decenni, la regione del Sahara el Beyda, è ritornata a far parlare di sé per alcuni ritrovamenti archeologici avvenuti casualmente. Durante la costruzione di un nuovo quartiere nella periferia di Bahariya, un operaio sprofondò nel terreno instabile del cantiere. Avvenne così per puro caso, la scoperta della Valle delle Mummie, una delle più grandi necropoli egizie con un totale di 10.000 sepolture risalenti al periodo tra il IV e il I sec. a.C. Questa scoperta, insieme a nuovi ritrovamenti avvenuti lontano dai territori fertili del Nilo verso il confine libico, ha aperto una nuova possibile visione dei confini del mondo egizio. Queste teorie sono ancora in fase di sviluppo e ricerca, ma molti indizi suggeriscono che la frontiera dell’archeologia egizia si stia spostando in questo territorio magico, in cui la natura continua a plasmare questo miracolo geologico chiamato Sahara el Beyda.

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