Un proverbio Tuareg dice: ''Dio ha creato le terre con i laghi e i fiumi perché l'uomo possa viverci. E il deserto affinché possa ritrovare la sua anima''. Bisogna essere pronti a conoscere il deserto. Non si tratta semplicemente di uno sconfinato mare di sabbia o di un luogo in cui vedere cammelli in libertà. Il deserto è qualcosa di più profondo. È un grande specchio in cui vedere il riflesso della nostra anima. A Merzouga, la porta del Sahara marocchino, ho conosciuto per la prima volta il deserto. L’ho fatto da sola, senza ricorrere a escursioni organizzate che infrangono l’intimità di un momento magico. Con una bella scorta di acqua fatta ghiacciare in un minimarket, mi sono addentrata a piedi tra le palme dell'oasi ed ho raggiunto l’Erg Chebbi, la duna più alta. Non c'era nulla. Eppure c'era qualcosa. Nel silenzio ho ritrovato le mie parole. Nel nulla ho trovato il tutto. A Merzouga sono tornata altre volte durante i due anni in cui ho vissuto a Bouarfa. Ci tornavo perché quella duna, di cui ancora oggi conservo la sabbia, mi ha sempre parlato. Sono certa che chi ha conosciuto il deserto si ritrovi nelle mie parole. Quella che per molti apparentemente è una distesa immobile e senza vita, per altri è il luogo in cui dare appuntamento alla propria anima. Ecco perché vi consiglio di visitare Merzouga senza intermediari. Non servono cammelli o 4x4. Le vostre gambe saranno sufficienti. Non datevi un limite di tempo in un luogo in cui il tempo non esiste. Fidatevi delle vostre sensazioni. Fermatevi in uno dei tanti villaggi vicini all’Erg Chebbi. Scoprite le cittadine di Rissani, famosa per il mercato degli asini, ed Erfoud, un paradiso in cui ammirare kasbah abbandonate. Parlate con gli occhi degli abitanti. Danzate al ritmo della musica dei matrimoni o dei mauritani di passaggio. Aspettate arrivare la luna, il sole e poi ancora la luna. Se andrete liberi, tornerete Liberi.