Tra il distretto di Smirne e la provincia di Adalia, si trova Denizli, una cittadina situata in una fertile pianura irrigata dal Çürük, affluente del Meandro, nota fin dal XIII secolo per una particolare razza di gallo dal canto lungo. Posta all’incrocio tra l’Anatolia centrale e la zona costiera occidentale e meridionale, Denizli fu abitata fin dal calcolitico. Le missioni archeologiche condotte nel secolo scorso, hanno riportato alla luce molti centri urbani antichi, risalenti ad epoche e a popolazioni diverse. Il sito più antico della provincia di Denizli è l’hüyük (collina) di Beycesultan, risalente alla prima Età del Bronzo (III millennio a.C.). A tale epoca risale un santuario costituito da due stele di argilla affiancate, alte circa un metro e mezzo, con un prolungamento posteriore ed un blocco di argilla, incavato quasi a forma di corna, sul davanti. All’interno del santuario sono stati ritrovati, oltre a vasi decorati con disegni geometrici, delle statuette femminili in marmo simili agli idoli cicladici della dea madre. La città ebbe la sua massima fioritura nei primi secoli del II millennio a.C., contemporaneamente alle prime fasi di Troia VI e del karum (scalo commerciale) assiro di Kültepe (Kayseri, Cappadocia). I ritrovamenti di pìthoi sconosciuti altrove nella penisola microasiatica, simili a quelli cretesi, e di numerosi vasi di tipo cappadocico, hanno testimoniato il forte interscambio culturale che avveniva tra la provincia di Denizli, le isole maggiori dell’Egeo e l’Anatolia centrale. Sempre restando nelle vicinanze di Denizli, si trova un altro sito tornato alla ribalta per una sensazionale scoperta avvenuta nel 2011. Si tratta di Laodicea al Lico, un centro abitato fin dal IV millennio a.C. che conobbe il suo massino sviluppo quando fu inglobato nel II sec. a.C. dal regno di Pergamo. Gli studi condotti con l’ausilio di radar sotterranei dal professor Celal Simsek, hanno individuato l’esistenza nel sottosuolo di un edificio sacro d’epoca romana con una superficie di 2.000 metri quadrati, praticamente intatto. Questa chiesa, compare nella Lettera ai Colossesi di San Paolo e viene menzionata come una delle sette chiese dell'Asia minore di cui parla il libro dell'Apocalisse di Giovanni. Gli studiosi hanno ipotizzato che la chiesa di Laodicea sia stata fondata da Epafra, un colossese che si era convertito al cristianesimo dopo aver ascoltato la predicazione degli apostoli di Gesù giunti in Turchia. Solo il completamento dello scavo potrà fornire prove certe circa la vera identità dell’edificio. A soli 15 chilometri da Laodicea al Lico, si trova Hierapolis, una cittadina che sorgeva lungo il confine tra la Frigia e la Caria. Le missioni archeologiche italiane condotte nel 1984, hanno permesso di riconoscere l’impianto urbano della città, distrutta da un terremoto nel 60 d.C., e di ricomporre un grande anfiteatro risalente all’età flavia. Hierapolis, a differenza degli altri siti della provincia di Denizli, non offre solo preziose testimonianze del passato, ma anche una straordinaria formazione calcarea famosa in tutto il mondo. I turchi lo chiamano Pamukkale, letteralmente ‘’il castello di cotone’’, una grande terrazza di 2.700 metri di concrezioni calcaree che, inglobando antichi muri in travertino, formano vasche termali. Diciassette fonti di acqua calda, la cui temperatura varia tra i 35 e i 100 °C, riempiono queste grandi vasche bianche, creando un effetto visivo spettacolare. L’acqua di Pamukkale contiene idrocarbonato, zolfo, calcio, biossido di carbonio e ferro. Nello specifico hanno effetti benefici per il cuore e offrono un valido aiuto nella risoluzione di problemi circolatori, digestivi e reumatici. Tra la terrazza di travertino e il sito di Hierapolis, si trovano anche delle terme romane ancora funzionanti dove, sotto gli estesi impianti medioevali che si inseriscono negli ambienti romani, appaiono i pavimenti originari sepolti da uno strato di travertino spesso a volte più di due metri, depositato dalle acque calcaree dopo l'abbandono degli edifici in età tarda. Negli ambienti coperti da volte a botte è sistemato il Museo Archeologico che comprende materiali e sculture rinvenute dalla Missione Archeologica Italiana nel Teatro, nel Tempio di Apollo e nella necropoli, oltre che alcune statue della vicina Laodicea. Un ambizioso progetto di valorizzazione turistica e di protezione ambientale del sito di Pamukkale, promosso dal Governo turco, ha portato in questi ultimi anni a una radicale riorganizzazione del territorio, con la costruzione di due ingressi all'area archeologica e il divieto di accedere a tutte le aree delle vasche termali di travertino. Per permettere ai visitatori di poter usufruire delle terme nel rispetto del patrimonio naturalistico e archeologico, il corso delle sorgenti è stato deviato ed erogato in modo controllato. Si auspica che le nuove misure di tutela, riescano a preservare questo prodigio della natura, incastonato tra le tante meraviglie archeologiche di Denizli, la città in cui natura e storia convivono in un equilibrio perfetto.