La Turchia è sinonimo di arte, storia, musica, poesia, buon cibo e ospitalità. Gaziantep è una delle migliori città in cui incontrare tutti gli ingredienti che rendono la Turchia una terra magica. Dalle eccellenze gastronomiche, all’artigianato, all’archeologia, Gaziantep ci mostra i mille volti della cultura e lo fa gradualmente, con un climax ascendente dall’esperienza sensibile, fino all’intellezione. Il primo senso che viene appagato è l’olfatto. La visita di Gaziantep è un continuo gioco a nascondino di profumi. Il nostro naso viene sfidato a riconoscerli e a catturarli. Tra gli stretti vicoli di pietra del centro storico, il profumo di incenso alla mirra si nasconde tra gli ostelli dei pellegrini diretti alla Mecca e gli splendidi cortili interni dei palazzi. Poi vola via trascinato dal vento e va ad insinuarsi tra i gusci dei pistacchi, i re di Gaziantep a cui è dedicato un Festival che si tiene ogni anno. Dopo averci mostrato i frutti più preziosi di questa terra, ci chiama a sé all’interno del Bakırcılar Çarşısı, conosciuto anche come Coppersmith Bazaar. Qui si palesa in tutta la sua seduttiva potenza. Come un filo d’Arianna, il profumo ci guida attraverso un caleidoscopico labirinto: bancarelle traboccanti di spezie, collane di peperoni e melanzane, sacchi di tè e caffè, ampolle di profumi e fiumi di miele riversati sui deliziosi baklava (i migliori della Turchia), solleticano il naso e ci regalano la prima immagine di Gaziantep. Ogni profumo si colora e prende forma, regalando preziosi doni alla vista. Poi, il tintinnio dei martelli battuti sugli scalpelli, richiama i nostri orecchi verso la zona delle botteghe del rame. Sculture, vassoi, piatti, teiere e caffettiere giganti si contendono lo spazio con gli artisti del cuoio intenti a cucire delle coloratissime scarpe e con i falegnami che impreziosiscono tavoli e specchi con scaglie di madreperla. Impossibile resistere. La nostra mano tocca tutto per poter cogliere e fissare ogni minimo e prezioso dettaglio. E quando sembra impossibile desiderare di più, ecco che arrivano gli altri protagonisti di Gaziantep: i ristoranti. Ogni portata è l'epitome di tutti le immagini profumate del mercato. In ogni piatto si nota una sottile e persistente eleganza, frutto di una tradizione gastronomica centenaria che è stata al centro dell'identità culturale di Gaziantep fin dall'età del ferro. Il cibo è il testimone delle tantissime culture che hanno attraversato la regione di Gaziantep, crocevia tra il Mediterraneo orientale e le fertili pianure della Mesopotamia. La dimostrazione di queste contaminazioni culturali si ha anche a fine pasto. Il caffè è la sintesi di una tradizione che lega da secoli i paesi che vanno dallo Yemen fino alla nostra Italia. Questo è l’unico luogo in cui si può gustare il fistik kahve, il caffè al pistacchio. La gastronomia non è solo sinonimo di festività, dialogo interculturale e coesione sociale, ma anche una grande risorsa economica: il 60% della popolazione attiva è occupata dal settore e un significativo 49% delle imprese si dedica principalmente al cibo. Grazie all’alta qualità delle materie prime, in primis il pistacchio, e alla quantità di ricette, la città è stata inserita nel 2015 nella "Rete di città creative" dell'UNESCO. Ma Gaziantep non è solo cibo e artigianato. Per saper cucinare e creare oggetti di valore, bisogna essere artisti, e per essere artisti bisogna avere una sensibilità creativa, nata da una vivace cultura storica di interscambio. L'area di Gaziantep fu abitata ininterrottamente a partire dal Paleolitico e fu testimone del dominio di potenze come Assiri, Persiani, Romani, Bizantini, Abbasidi e Turchi Selgiuchidi. Nel centro storico svetta l’imponente castello costruito dagli Ittiti e poi ampliato nel II sec. dai Romani, divenuto simbolo delle lotte contro l’invasione francese dopo la caduta dell’Impero Ottomano. Ai veterani della guerra del 1921, si deve l’attuale nome della città, frutto dell’unione tra l’antico Antep, il nome del nucleo urbano, e gazi, veterani. Nei pressi del castello si trova un museo dedicato all’hammam e all’arte del sapone. Il Gaziantep Hamam Müzesi, è costruito all’interno di un tipico hammam e testimonia l’antichità del rito del lavacro e della produzione di saponi. Data la vicinanza al confine, i saponi sono tutti provenienti da Aleppo, la Mecca del sapone. Ed è proprio a cavallo della linea che separa la Turchia dalla Siria, tra la provincia di Gaziantep e quella di Aleppo, che si trova un prezioso sito archeologico. Si tratta dell’antica Karkemish, attuale Jerablus in siriano o Karkamışin turco. Grazie ai testi di Ebla, sappiamo che Karkemish era già nota nel III millennio a.C. per essere la capitale di un regno semi-indipendente, militarmente ed economicamente legato alla città di Mari. Crollato l’impero ittita, Karkemish mantenne il ruolo di maggiore centro neoittita, dal XII all’VII secolo a.C. La conquista di Sargon II segnò la fine dell’indipendenza, ma Karkemish ebbe un ruolo importante anche sotto gli assiri e fu luogo della battaglia tra egiziani e babilonesi nel 605. La leggenda vuole che proprio in questo luogo nacque Gilgamesh e che il termine ‘’Karkemish’’ derivi proprio dal nome del re sumero. Le vicende dell’epopea di Gilgamesh, scritta attorno al 2600 – 2500 a.C., si perdono nella notte dei tempi e non esistono prove certe che questo fu lo sfondo di tutte le peripezie narrate nel poema epico più antico della storia. Tuttavia, quello che rimane certo è che da questa località provengono i più sensazionali reperti archeologici della Turchia. Oggi purtroppo il sito non è visitabile poiché controllato dalle autorità militari a scopo preventivo. Al momento (Agosto 2019) è in corso un progetto di scavo, conservazione e musealizzazione del sito coordinato tra le Università di Bologna, Istanbul e Gaziantep. Per i non addetti ai lavori, ci sono due musei che contengono la maggior parte dei ritrovamenti. Una parte di essi sono contenuti nel fantastico Anadolu Medeniyetleri Müzesi, il Museo delle Civiltà Anatoliche di Ankara, e la restante parte si trova nel Museo Archeologico di Gaziantep. Le sale del museo custodiscono testimonianze che ricoprono un asse temporale cha va dal Mesolitico fino all’epoca Ottomana. I reperti di Karkemish e di Zincirli sono tra i più interessanti. Tra essi si trovano diverse iscrizioni in alfabeto luvio (geroglifici anatolici) e la famosa Stele di Kuttamuwa, la prima evidenza scritta della convinzione religiosa della separazione tra anima e corpo nelle antiche civiltà del Medio Oriente.
Il viaggio in un passato meno remoto continua all’interno della vera attrazione di Gaziantep, il Museo dei Mosaici di Zeugma. Lo Zeugma Mozaik Müzesi, con una superficie complessiva di 30mila metri quadrati di cui 1700 di mosaici, è il più grande museo del mosaico del mondo. Tutti i mosaici provengono dal sito romano di Belkıs-Zeugma, una città fondata nel 300 a.C. da Alessandro Magno. Ad impressionare non sono solo i numeri e le dimensioni, ma la raffinatezza e la sapiente arte dei nostri antenati romani. Tra i tanti miti e i tanti volti, uno vale il viaggio. Si tratta di uno sguardo che incanta da duemila anni: il mosaico della ragazza zingara, il celebre ritratto su mosaico, risalente al II sec. a.C., rinvenuto nella casa di Menade presso il sito di Zeugma. Il suo sguardo è una finestra su un passato in cui la Mesopotamia settentrionale era il crocevia di eroi, di uomini comuni e di poemi epici. Un passato che qui, a differenza della martoriata Siria, stuprata e privata dei suoi beni storici più preziosi, è stato custodito e valorizzato dagli abitanti di Gaziantep, la città delle eccellenze.