Mardin, estremo Sud-Est dell’Anatolia. Dove le aspre montagne color zafferano guidano il Tigri verso sud, le rocce indietreggiano davanti all’immensa pianura fertile e arrestano la loro corsa in una città che racchiude nel suo antico ventre i segreti di molte genti. Si tratta di Mardin, l’orgogliosa terrazza curda sulla terra di Mesopotamia. Tra i vicoli color ambra della cittadella, il tempo sembra essersi fermato. Il cavallo del saponiere dà scacco matto al re del venditore di caffè. Il sole gioca a nascondino con le foglie dei sicomori. Gli aquiloni portano in cielo i sogni dei bambini. Le massicce mura sorreggono pesanti trecce di cavi elettrici. Le silenziose cupole delle madrase attendono il namaz, unico richiamo alla realtà. Tra gli ayàt illuminati dal sole, si odono le risa di Şahmeran, la regina dei serpenti. Un sibilo. E l’incantesimo è compiuto. In questo remoto porto di pace riecheggiano le storie degli antichi popoli che qui trovarono un sicuro e generoso rifugio. Alessandro Magno, il conquistatore del mondo; Anastasio I, l’imperatore d’Oriente monofisita che sanò le finanze dell’impero romano e che fondò Dara, la città di pietra a pochi chilometri da Mardin; Saladino, il valoroso nemico dei crociati cristiani, sultano dell’Egitto e della Siria; Uzun Hasan, il re dei "Turcomanni della Pecora Bianca" che controllò l’Anatolia orientale, l’Azerbaigian, la Persia occidentale e l’Iraq settentrionale; Tamerlano, il signore di Samarcanda che affascinò e conquistò l'Occidente. Questi furono solo alcuni degli uomini che videro queste montagne, testimoni di guerre epocali e di scontri di fedi. Grandi protagonisti della storia che come noi, semplici uomini, rimasero stregati dall’incontro tra le aspre e sterili montagne con l’abbondanza della mezzaluna fertile.
Affacciarsi da questa grande terrazza di nome Mardin e guardare la Mesopotamia, non è solo cercare le vestigia di un glorioso passato, ma interrogarsi sulle tracce che il presente lascerà sul futuro. Qui tutto è silenzioso. Una grande calma precaria che può essere infranta in qualsiasi momento dalla guerra che imperversa in questa valle satura di conflitti. Le acque del grande fiume Tigri si sono arrese all’ineluttabilità della sorte. Dopo migliaia di anni in cui hanno dato linfa vitale a storia e cultura, oggi l’uomo le ripaga violando il loro letto. Hasankeyf, la città millenaria della Valle del Tigri, troverà la morte nelle acque del fiume che le ha dato la vita. Sembra che in questo limbo tutto e tutti siano condannati ad un destino nomade. E mentre i nostri pensieri ripercorrono le antiche vie della storia dell’uomo tra passato e presente, in questa terrazza di confine, tra le montagne e la pianura, tra la pace e la guerra, tra realtà e poesia, il nostro cuore viene rapito da un intrigante e invisibile incantesimo non spiegabile con le sole parole. Se volete farvi rapire da questa irresistibile seduzione, affacciatevi da Mardin, la terrazza sulla Mesopotamia.